5. cena

94 16 56
                                    

LOROD, NìGEA - 12 LUGLIO 4572 DEL CALENDARIO TERRESTRE

Niel lanciò un'occhiata di sbieco al fratello, divertito, notando che il suo umore era migliorato di colpo ora che aveva la pancia piena e una bella fetta di torta alle fragole nel piatto. Theodore tendeva a canticchiare senza nemmeno rendersene conto quando mangiava qualcosa che gli piaceva in modo particolare, abitudine che aveva sin da piccolo e che tutti i membri della famiglia trovavano buffa e tenera allo stesso tempo. Quando glielo facevano notare il giovane si imbarazzava a tal punto da chiudersi in un silenzio tombale, incapace di incrociare lo sguardo di chiunque; perciò, Niel trattenne le risate nel vederlo così contento di azzannare il dolce.

"Tornando al discorso di stamattina..." iniziò Esther intrecciando le dita le une con le altre e spostando le iridi smeraldine sul figlio maggiore, "Cosa è successo di preciso al Settore 2? Ho controllato i segnali di biomonitoraggio dell'ultimo mese e sembra essere tutto in linea con le nostre previsioni."

"Anche a me è sembrato strano," convenne Theodore ingoiando un boccone particolarmente gustoso. "Ho addirittura pensato che avessero alterato i dati o che i sensori si fossero rotti."

"Possibile, però l'azienda che si occupa di quel settore è sempre stata affidabile."

"Erano malate, mamma. Praticamente tutte."

Esther rimase a bocca aperta per un istante. "Parliamo di trenta ettari di campo, Theo, sei sicuro?" Il suo viso era molto espressivo, così come il suo aspetto sempre esuberante: le sopracciglia le erano schizzate all'insù e gli occhi tradivano la sua preoccupazione a quella notizia. Theodore ci colse un pizzico di incredulità e si chiese se la madre dubitasse del suo giudizio.

"Stelo sottile, colore scuro, chicchi malformati o assenti. Molte sembravano essere addirittura indietro di circa due mesi di crescita..." rispose lui senza guardarla, intento a punzecchiare una fragola con la forchetta. "A me sembrano i segnali di una malattia, ma se non mi credi vai a vedere tu."

"Mmh... Se il biomonitoraggio non ha evidenziato anomalie..."

"Significa che non ce ne sono nei loro parametri vitali, eppure sono comunque affette da qualcosa," concluse Leon al posto della moglie. "Inutile raccogliere husen che non possiamo trasformare in farina."

"Ho provato anche a farle crescere il più possibile, ma non è servito. Praticamente sono da buttare," aggiunse Theodore posando la forchettina argentata sul piatto con un lieve tintinnio.

"D-domani lo accompagnerò," si intromise Niel cercando di sembrare rassicurante, "vedrò che posso fare."

Esther accarezzò con tenerezza la mano affusolata del figlio minore rivolgendogli un sorriso, ma il suo volto era tutto fuorché sereno. Theodore la studiò, chiedendosi cosa le passasse per la testa: era preoccupata per quello strano evento in sé o per le sue conseguenze economiche? Stimava la madre e la riteneva un'ottima governatrice, ma non approvava il suo spirito da imprenditrice che tanto gli ricordava l'ormai defunto nonno.

La conversazione cadde nel silenzio mentre tutti i presenti rimuginavano. Theodore lasciò vagare lo sguardo sulla parete di fronte a lui, alle spalle della madre e del fratello: era ricoperta da un folto rampicante che disegnava ghirigori verdi e viola su di essa, in contrasto con il color pesca dell'intonaco. Era comune che le piante addobbassero anche l'interno della loro villa, il cui stile si rifaceva al neoclassico terrestre. Tinte vivaci, luce naturale dai toni caldi e un numero spropositato di fiori e opere d'arte caratterizzavano gli ambienti. Theodore sapeva che quella che per lui era la normalità non lo era affatto altrove, dove la natura di cui loro si facevano vanto era solo un ricordo lontano.

Bloodline [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora