64. promessa

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ACCADEMIA, SIYAH - 19 SETTEMBRE 4574 DEL CALENDARIO TERRESTRE


La giornata era stata pesante. La vita da cadetti era sempre stata difficile, tuttavia dall'attacco a Sentoru l'addestramento era diventato intenso al limite del sopportabile. I docenti non erano più rilassati e morbidi: ora anche i piccoli sgarri venivano subito puniti, gli errori immediatamente notati. Persino il direttore si era fatto intransigente, arrivando a usare i suoi poteri durante una lezione e rendendo insuperabile il suo corso anche per una Fortificata capace come Vanessa.

Era come se in Accademia non fosse più permesso essere meno che eccellenti. I corsi supplementari fioccavano a destra e a manca per correggere le insicurezze e temprare i giovani soldati del futuro, renderli delle perfette macchine da combattimento. Chi non riusciva a sostenere quei ritmi era costretto a mollare e ritirarsi dal percorso, come era successo ad alcuni compagni della Rayon. Alcuni, si vociferava, avevano finito per arruolarsi comunque come volontari nell'esercito, rinunciando ai gradi di ufficiale. Altri avevano preferito entrare nel Corpo di Protezione Forestale istituito dal governo di Nìgea, un modo più pacifico e meno pericoloso di mettere le proprie abilità militari al servizio della comunità. Solo una piccola parte aveva del tutto deposto le armi per tornare alla vita di prima.

Secondo Liam era evidente che ci fosse una netta separazione tra la vita di prima e quella dopo: l'attacco alla città helisiana aveva segnato l'inizio di qualcosa di diverso, l'evento che finalmente stava spostando gli equilibri. Grazie a esso, forse l'Alleanza avrebbe trovato la forza per uscire da quella fastidiosa situazione di stallo in cui si era comodamente infilata per anni. Lui magari era fin troppo cinico, abituato al degrado del ghetto di Hileim, eppure non riusciva a vedere in modo così negativo l'eventualità di perdere la guerra. Non era mai stato d'accordo con le ragioni del conflitto, forse perché lo considerava solo uno dei tanti modi in cui i potenti giocavano con le vite dei loro popoli. Per lui contavano soltanto i crediti, unica vera forza in grado di garantire a lui e alla sua famiglia un biglietto di sola andata per una vita più agiata.

Dopo una giornata estenuante fatta di lezioni, allenamenti e corsi supplementari, i pochi rimasti del primo anno si erano radunati in dormitorio praticamente a occhi già chiusi. Le procedure di decompressione del tendone erano quasi soporifere, necessarie a farli accedere senza contaminare l'aria con quella velenosa dell'esterno. Come zombie si erano diretti ognuno alla propria branda e, sebbene non fosse ancora il momento del coprifuoco, la maggior parte di loro era subito crollata addormentata. Come Aiji, steso supino e con la maschera ancora addosso, che russava fortissimo. Un tempo avrebbe disturbato tutti, guadagnandosi cuscinate e insulti per ripicca; ora, i suoi respiri pesanti erano un piacevole sottofondo. Ava, invece, abitava un letto nell'ormai semivuoto angolo delle ragazze. Cercava di ripassare gli appunti del giorno, ma la sua testa ondeggiava spesso a causa del sonno che le faceva chiudere gli occhi senza preavviso.

Liam si era arrampicato sulla sua branda, che si ostinava a tenere sebbene potesse spostarsi su una di quelle non sopraelevate lasciate libere dai compagni che avevano mollato. Era stanco, ma la sua mente rifiutava di lasciarlo dormire. Dopo qualche minuto speso a rotolarsi da un fianco all'altro, si affacciò per vedere cosa stesse facendo Vanessa. Di solito a quell'ora nemmeno lei era pronta a infilarsi sotto le coperte: magari aveva voglia di fare due chiacchiere.

La trovò immobile seduta sul bordo del letto, col cellulare tra le mani e l'aria completamente assente. Si preoccupò subito nel vederla in quello stato: che avesse letto cattive notizie? Scese senza pensarci due volte con una mossa vagamente scimmiesca: anche se c'era, non usava quasi mai la scaletta nemmeno per salire, preferendo piuttosto issarsi sulla branda con acrobazie assurde. Si mise accanto a lei, attento a non svegliare i compagni addormentati, e le sfiorò un braccio.

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