10. strategia

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HILEIM, HELIAS - 24 SETTEMBRE 4573 DEL CALENDARIO TERRESTRE

"Ah, Virgil." Christopher accolse il figlio nel suo studio con aria stanca, la gentilezza negli occhi e l'amarezza nelle labbra tirate. Posò il tablet di vetro trasparente che teneva in mano fino a un secondo prima e si alzò, indicando al ragazzo la sedia di fronte la scrivania. "Siediti pure, figliolo."

"Cosa c'è, papà?"

L'adolescente prese posto docilmente e posò le belle mani affusolate sulle ginocchia. Christopher lo guardò con una punta di tenerezza: gli ricordava così tanto la propria gioventù che quasi gli scappò un sorriso. Anche lui, un tempo, portava i capelli lunghi raccolti in una coda bassa e ordinata proprio come era solito fare suo figlio ora. Nel suo viso affilato e nella corporatura slanciata, però, riconobbe i tratti della moglie, di una bellezza tanto morbida quanto spigolosa. Ne era contento: in fondo, era lei quella bella tra i due. Gli occhi rossi dei suoi ragazzi erano più scuri dei propri, resi color sangue denso grazie alla combinazione con quelli nocciola di Jocelyn che, in qualche modo, li rendeva meno inquietanti. Ancora una volta si domandò se un giorno quella tonalità che urlava 'mostruosità' avrebbe finalmente abbandonato il lignaggio dei Rayon.

"Vorrei che venissi con me a un colloquio dai Vogelweyde tra una settimana."

Virgil aggrottò appena le sopracciglia, incrinando la sua maschera di impassibile perfezione. "Un colloquio? Per cosa?" Un'ombra gli scurì il volto, lo sguardo basso e le sopracciglia aggrottate per un breve istante. "Ah... è per i depuratori idrici, vero?" aggiunse poi con voce bassa.

È sempre stato un ragazzo brillante, pensò Christopher: aveva intuito quale fosse il problema anche senza sbirciare tra i documenti tenuti al sicuro nei suoi dispositivi elettronici.

"Ma la perdita era stata sistemata, o sbaglio? Su WireNet si diceva..."

"Sì, mesi fa e solo dopo lunghe litigate al telefono," sbuffò l'Elettrocineta, mal celando la sua irritazione. "A quanto pare ce n'è un'altra."

Virgil aggrottò le sopracciglia, perplesso. "Non avrà dato di nuovo colpa all'H200, vero?"

Per lui non era realistico che la cellula terroristica helisiana fosse artefice di tutti quegli attacchi all'impianto. Prima di tutto perché non era sensato per loro: i depuratori servivano a portare acqua pulita dai territori di Okyann a quelli dell'Alleanza e in particolare a Helias, vista la sua difficoltà nel reperirne in modo autonomo. E, visto che l'H200 era nato dal popolo per il popolo, era illogico immaginare che volessero impedire alla gente di avere acqua potabile in modo così sistematico. Sì, i terroristi attaccavano un po' a casaccio i convogli provenienti dalle altre regioni per derubarli di provviste e filtri per l'aria; perciò, era possibile che per errore causassero danni alle tubature. Ma Virgil trovava assurdo credere che fossero loro la causa di tutti quei disservizi.

"Papà, pensaci. Potevano essere stati loro la prima volta, magari anche la seconda, ma adesso è da troppo tempo che va avanti questo siparietto," continuò il diciassettenne. Parte della sua formazione comprendeva anche l'interessarsi a quel genere di argomenti, più politici e forse meno divertenti di altri. Virgil, però, quel compito l'aveva preso a cuore e lo portava avanti con grande serietà. "Secondo me, l'H200 è solo il capro espiatorio scelto da Friedrich per giustificare le perdite."

"Sono d'accordo... mi chiedo a cosa siano dovute davvero."

Nemmeno Christopher pensava che i problemi all'impianto potessero essere così frequenti: insomma, della sua costruzione se ne erano occupate le aziende demiresi, note in tutta l'isola in quanto colossi irraggiungibili. Demir aveva fatto del metallo la sua fortuna ancor prima che arrivassero i superumani a popolare il pianeta: tecnici, ingegneri e imprenditori avevano costruito nel tempo un tessuto industriale potentissimo, diventando in fretta il punto di riferimento di Celios per qualsiasi progetto ingegneristico di larga scala.

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