33. squadra

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LOROD, NìGEA - 12 MARZO 4574 DEL CALENDARIO TERRESTRE


Esther Speraki posò entrambe le mani sulle spalle del figlio minore con un sospiro. La differenza d'altezza tra loro rendeva la posizione scomoda, ma alla governatrice non importava: gigante o meno, Niel rimaneva il suo dolce bambino. Vederlo agghindato nei colori del Corpo Speciale di Protezione Forestale la riempiva tanto d'orgoglio quanto di paura. La divisa era una tuta marrone e verde, fatta di tessuto traspirante che li aiutava a mimetizzarsi tra gli alberi. Il logo del Corpo Speciale era ricamato sul colletto con un brillante filo giallo canarino. Esther vi passò sopra i polpastrelli con fare affettuoso.

"Mamma, non sta mica andando al fronte, dai," la prese in giro Theodore, il maggiore. Anche lui era agghindato allo stesso modo del fratello, con l'unica differenza che la sua pettinatura era molto più curata. Come sempre, il giovane ci teneva in modo particolare a sembrare un piccolo lord ovunque andasse, anche vestito come una sorta di scout.

"Oh, zitto tu," lo rimbrottò lei, "sei solo geloso."

Theodore sbuffò e scosse la testa, mentre lei circondò Niel con le braccia. Il suo viso arrivava poco sotto al collo del ragazzo, che però sorrise placido e ricambiò l'abbraccio con uguale tenerezza.

"Ti voglio bene, mamma."

La governatrice strinse un po' più forte e strusciò la guancia sul petto del figlio. "Dovete stare attenti. Me lo promettete?"

"Metà Corpo Speciale è fatto da ex-militari all'unico scopo di proteggere i Forestali dei vari gruppi," rispose Theodore, esasperato da quegli interminabili saluti. "Staremo benissimo, vedrai."

"Tu promettimelo lo stesso."

"Va bene, va bene..."

Il ragazzo fece un cenno al fratello per incitarlo a sbrigarsi. Niel scostò la governatrice con delicatezza, interrompendo l'abbraccio e rivolgendole uno sguardo deciso. Non c'era traccia di apprensione sul suo viso di giovane uomo, anzi sembrava emozionato.

"Grazie per aver creduto in me, mamma. Ti... ti renderò fiera."

"Tesoro mio, tu mi hai già resa fiera di te."

Lui strinse un pochino di più la presa sulle spalle della donna prima di lasciarla, toccato dalle sue parole. Guardandolo avviarsi verso l'uscita della villa, Esther dovette combattere con la commozione. Niel era diventato grande tutto di colpo: da che era timido e impacciato, combattere contro di lei per spingerla ad approvare il Corpo Speciale l'aveva fatto sbocciare. Lungi dall'essere sicuro di sé come il fratello, era però riuscito a superare le sue insicurezze, dandole prova di essere determinato come un vero Speraki.

Niel non era mai riuscito a sopportare l'idea che il pianeta morisse senza che lui potesse fare qualcosa di concreto per aiutarlo. I suoi sentimenti non erano un segreto, ma nessuno immaginava che l'avrebbero spinto addirittura a proporre l'istituzione del Corpo Speciale. Ormai due anni prima, lui e Theodore le avevano parlato del progetto cercando di convincerla della sua utilità. Esther si era detta contraria fino all'ultimo, cambiando di continuo le carte in tavola per il timore di mettere a rischio la vita dei preziosissimi Forestali di Nìgea. Solo grazie all'intervento appassionato di Theodore aveva ceduto, approvandolo all'inizio di quell'anno.

A Niel, però, non era bastato.

Quello era il suo progetto, il suo sogno. Era felice che avesse preso vita, certo, però voleva partecipare. Ma Esther, già restia a istituire il Corpo Speciale, non voleva assolutamente che i suoi figli ne diventassero parte: viaggiare per Celios in tempi di guerra non era una mossa saggia neanche per i civili, figurarsi per i membri di un casato reggente. Di contro, sebbene Niel comprendesse le preoccupazioni della madre sulla loro incolumità, era anche convinto che proprio perché erano degli Speraki dovevano fare di più. Per lui era una missione: se la fortuna l'aveva baciato donandogli quei poteri così speciali, era suo dovere usarli per il meglio.

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