43. bang

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ACCADEMIA, SIYAH - 22 MAGGIO 4574 DEL CALENDARIO TERRESTRE


Sebbene si trovasse all'Accademia ormai da mesi, Vanessa non aveva ancora fatto proprie le abitudini rigorose che venivano imposte a tutti gli aspiranti ufficiali che frequentavano la scuola. Sembrava proprio restia a imparare quello stile di vita, quasi volesse ribellarsi contro il sistema partendo dal disordine. La Rayon era caos fatto persona in ogni situazione, però il dormitorio era dove riusciva a dare il meglio di sé: il suo letto, nonostante il caldo umidiccio tipico di Siyah, era sempre ricoperto di vestiti e oggetti personali che lo tappezzavano, mentre gli abiti sporchi da portare in lavanderia erano ficcati alla rinfusa sotto la branda. Inutile dire qunto spesso dimenticava di farlo, finendo per circondarsi di un olezzo di sudore-misto-piedi che diventava particolarmente acre durante il suo periodo mestruale. Liam mal sopportava la sua sciatteria, sebbene nemmeno lui brillasse per le sue qualità di ordine e pulizia.

Quella mattina non era da meno: il leggero lenzuolo bianco era quasi invisibile al di sotto della marea colorata e non meglio identificata di roba gettata alla rinfusa su di esso e, a giudicare dall'odore intenso e dalla confusione, Vanessa doveva aver avuto una notte agitata a causa di brutti incubi. Era un mistero come facesse a dormire in quel modo, se non per la scomodità quantomeno per il caldo, eppure lei ci riusciva e, anzi, pareva del tutto intenzionata a non alzarsi affatto. Sonnecchiava prona con la testa ficcata sotto al cuscino, ignorando allegramente i compagni che si stavano sistemando per presentarsi all'addestramento mattutino in orario, Liam compreso.

L'helisiano la scosse senza tante cerimonie con uno sbuffo seccato. Ormai ci era abituato: le maniere forti erano l'unico modo per svegliare la Rayon. Per tutta risposta, lei emise un lungo mugolio insonnolito e, dopo un intero minuto speso a muoversi a scatti sotto le lenzuola, finalmente la sua testa arruffata sbucò da quel disastro. Sbattè le palpebre diverse volte nel tentativo di mettere a fuoco l'amico che si stava affaccendando attorno alla branda, dopodiché lo salutò con un grugnito infastidito.

"Belle occhiaie," la prese in giro Liam con una risata quando la notò. "Un giorno mi spiegherai come accidenti fai a dormire sotto tutta questa roba... non hai caldo?"

Vanessa rispose con un altro grugnito, stavolta lamentoso, e affondò di nuovo la testa sul cuscino con un tonfo.

"Dai, muoviti," la incitò lui dando un colpetto al suo materasso col ginocchio. "Siamo già quasi in ritardo per l'esercitazione del mattino e il tuo letto è un disastro... se ti becca la tenente Hicks, ti toccherà di nuovo passare il pomeriggio sotto al sole a correre!"

"Mhm... Troppe parole, Iques..."

Lui sbuffò e afferrò la propria maschera, si lisciò la divisa e si sistemò i lacci degli anfibi. Allenarsi con quei cosi era mortale, anche se ormai i suoi piedi si erano abituati e le vesciche erano solo un lontano ricordo.

"Come vuoi. Ma guarda che non ti aspetto."

Con i pochi minuti che gli rimanevano prima della marcia mattutina, si dedicò a sistemare la propria branda al meglio delle sue capacità. Se prima di arruolarsi non era esattamente definibile come persona ordinata, dopo mesi in Accademia le cose erano cambiate. L'ispezione da parte dei loro superiori avveniva con cadenza casuale, ma quando li beccavano sgarrare la punizione era infernale: ore di allenamenti attorno all'Accademia, scanditi dai sadici ordini della tenente Hicks che li costringeva a sfiancarsi a prescindere dal meteo e dalla temperatura esterna; niente pasti e, infine, una bella serata spesa a controllare gli inventari dell'armeria e della dispensa. Era capitato già tre volte ad alcuni cadetti del primo anno ed era bastato a mettere in riga persino i più caotici, a eccezione della Rayon. Liam non aveva alcuna intenzione di provare l'esperienza, soprattutto non a causa delle mancanze dell'amica.

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