34. gobi

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KAREI, NìGEA - 18 MARZO 4574 DEL CALENDARIO TERRESTRE


La mano baciata dal sole del ragazzo dai capelli neri accarezzò quasi con affetto la superficie ruvida della foglia violacea. Si soffermò sulle sue venature in risalto, percorrendole come fossero delle strade fino alla sua punta dai bordi frastagliati.

Niel sorrise tra sé e sé, ammirando la pianta che con tanta attenzione stava esaminando. Era ancora giovane, alta appena fino al suo petto, ma stava germogliando bene. Il fusto verde scuro e un po' peloso era forte ma flessibile, il fogliame numeroso colorato di varie sfumature di verde e porpora mescolati insieme. Quella pianta un giorno sarebbe fiorita in splendidi fiori gialli che ricordavano i denti di leone, grossi quasi come la testa di un bambino, che si sarebbero poi trasformati in un delizioso e nutriente frutto tipico di Nìgea chiamato gobi.

Niel adorava mangiare i gobi. Somigliavano a delle specie di piccoli meloni dalla buccia morbida e rugosa, la polpa succosa di un brillante viola scuro e leggermente zuccherina. Sapeva di acqua dolce come quella di montagna ed era perfetto per fare merenda sotto al tepore del sole, che filtrava tra i rami della foresta in tante piccole frecce di luce.

La penombra della Grande Foresta di Nìgea era qualcosa a cui Niel si era abituato in fretta. Gli alberi altissimi accarezzavano il cielo come grattacieli frondosi colorando il panorama di verde, viola, giallo, marrone, bianco e blu. Il cinguettare degli uccelli era la colonna sonora delle sue giornate; le farfalle multicolore, le coccinelle e le api i suoi fidati compagni di avventura. Nonostante il clima di Nepher fosse torrido, protetto dagli alberi centenari di Nìgea Niel sentiva quasi freddo. Era la temperatura perfetta per gli organismi vegetali del posto, che avevano finito nei secoli col mescolarsi a quelli nativi di Terra portati lì dai coloni.

Era da circa una settimana che la squadra dei fratelli Speraki alloggiava a Karei. Né lui né Theodore si erano stupiti nello scoprire che sarebbero stati all'interno dei confini della regione per un po' prima di potersi avventurare al di fuori. Il programma di viaggio di quell'anno era lineare: Nìgea, poi Siyah, poi Okyann fino a scendere a Demir tagliando per Helias. Lì la desertificazione aveva cancellato ogni pianta da tempo, perciò avrebbero potuto godere dei suoi panorami aranciati solo di passaggio, diretti invece verso la regione del metallo nell'ultima parte del loro servizio annuale.

Niel era così contento di potersi mettere in gioco che non si preoccupava di altro se non del suo compito. Per fortuna, al suo fianco c'era Theodore a proteggere la sua ingenuità.

"Non credo riuscirai a cogliere un gobi tanto presto, da quella."

La voce del maggiore riscosse il ragazzo dai suoi pensieri, che si affrettò a distogliere lo sguardo da un calabrone particolarmente ciccione che si era posato sul fusto della pianta. Voltò appena il viso per guardarlo, notando che si era avvicinato di fianco a lui. Più di dieci centimetri li separavano ma, nonostante Niel lo sovrastasse, Theodore emanava un'aura che ispirava fiducia e sicurezza.

Con un sorrisetto, Theo indicò con il mento la pianta ancora acerba al fratello minore. "Beh, non se non ti aiuto, si intende," aggiunse, ponendogli una domanda muta con lo stesso sguardo verde smeraldo della madre.

"Oh, no, tranquillo. Non serve che la velocizzi."

Il maggiore fece spallucce, ficcandosi le mani nelle tasche della divisa scura che indossava. Fortunatamente il tessuto era fatto apposta per garantire traspirabilità e calore quando necessari, ma il fresco del sottobosco era tanto pungente da spingere entrambi a portare una giacca al di sopra. Anche i capelli di Theodore, di norma tenuti in modo maniacale e pettinati all'indietro, tradivano l'umidità del luogo: da lisci e perfetti erano diventati un po' ondulati, cosa che infastidiva parecchio il giovane. Le battutine di Thekla sull'argomento lo assillavano da giorni, motivo per cui cercava di starle alla larga il più possibile.

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