24. inganno

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SELIK, DEMIR - 12 DICEMBRE4573 DEL CALENDARIO TERRESTRE


"Eccomi, scusa il ritar... do."

Lilja l'aveva preso alla lettera. Terminata la doccia e resosi presentabile, Virgil l'aveva raggiunta in salotto trovandola trasformata. L'abito che indossava era cambiato per assomigliare più a un tailleur argenteo, che pareva fatto di vero tessuto e non di un sottile strato d'acciaio plasmato dalla forza della sua abilità. Persino l'acconciatura era diversa, ora un pratico chignon laterale sistemato con cura. Come ci fosse riuscita era un mistero per lui, visto che non c'erano specchi da nessuna parte se non in bagno.

"Oh. A cosa devo il cambio di stile?"

"Ho pensato a quello che hai detto prima," rispose lei voltandosi in sua direzione. Alla fine aveva ceduto e si era appollaiata su una delle sedie attorno al tavolo da pranzo, sebbene sembrasse ancora restia ad appoggiarsi allo schienale. "Se devo sembrare forte, allora è meglio iniziare dall'aspetto... altrimenti, mi prenderanno solo per una ragazzina ricca."

"Ottima idea, Vogelweyde. Mi sento un po' intimidito, in effetti."

"Quindi prima non lo eri?"

Virgil accennò un sorrisetto. Era antipatica e insopportabile, però non era stupida: aveva saputo interpretare le sue parole di poco prima in modo intelligente, a cui nemmeno lui aveva dato grande peso. Il proprio abbigliamento, di contro, lo faceva apparire più come uno scappato di casa con qualche problema col ferro da stiro, cosa oltretutto abbastanza fedele alla realtà. La camicia un tempo bianca era spiegazzata e di un azzurrino slavato dovuto alla tinta accidentale, alla quale pantaloni e giacca color vinaccia non si abbinavano granché. Purtroppo, erano gli unici puliti e asciutti.

"Hai scelto da chi andare?"

"NETRON. Li conosci, vero?"

Le sopracciglia dell'helisiano schizzarono all'insù. Non credeva che Lilja sarebbe partita subito con quell'azienda in particolare: si trattava della principale produttrice dell'equipaggiamento in dotazione dei militari. Per il loro piano era perfetta, ma forse era un pezzo troppo grosso per cominciare.

"Non è un po' rischioso? Sono praticamente i più importanti della lista..."

"Appunto," replicò lei alzandosi in piedi e rivolgendogli un sorrisetto furbo, "se convinceremo loro, avremo tutti gli altri in pugno in men che non si dica."

L'ingresso della NETRON era splendido

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L'ingresso della NETRON era splendido. Ambienti bianchi e luminosi si intervallavano a corridoi in cui regnavano giochi di luce e ombra per creare forme artistiche sulle pareti, dipinte di un rassicurante color ottanio. Quadri, sculture e installazioni decoravano gli angoli vuoti e un delicato profumo di fiori rendeva tutto più piacevole.

Quasi non sembrava la principale azienda produttrice di armi di tutta l'Alleanza di Celios.

Il receptionist, vestito con un completo della stessa tinta degli ambienti e presente anche nel logo della compagnia, accolse i due ragazzi con un sorriso cortese. Portava un piccolo dispositivo di comunicazione sul collo, appena sotto l'orecchio e quasi invisibile a un occhio poco attento. Osservandolo, Virgil realizzò che si trattava di un innesto cybernetico sottocutaneo, probabilmente realizzato dalla stessa NETRON per i suoi dipendenti, così da metterli tutti in contatto in modo discreto ed efficiente.

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