36. preparativi

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ELU, KUTSAL - 7 APRILE 4574 DEL CALENDARIO TERRESTRE


"Sono contrario, Wali!" esclamò con rabbia Roiben sbattendo persino le mani sulla scrivania di Valentine. "È un'idea assurda. E tu vuoi dargli retta? La sua gente non sta rischiando niente, non come noi!"

"Ora calmati, alikar. La decisione è già stata presa e non hai voce in capitolo. Non finché non sarai al mio posto."

Valentine Harvel lanciò un'occhiata di fuoco al suo protetto. Di solito era un uomo paziente, persino bonaccione per i più, ma sapeva tirar fuori tutta la sua autorità quando si trattava di governare l'Organizzazione. Erano in pochi a conoscere quel lato duro del suo carattere e Roiben era uno di quelli.

D'altro canto, per lui Valentine si stava lasciando trasportare dagli eventi. Non si fidava del governatore di Zeka: non capiva i suoi piani e, secondo lui, l'Organizzazione ci stava solo rimettendo a portare avanti quell'alleanza. I lavori che i suoi agenti della Divisione Supporto potevano prendere in carico erano nettamente diminuiti, visto che tutti gli altri stati avevano tagliato i ponti con Kutsal. Questo significava meno introiti e, di conseguenza, un generale indebolimento della regione.

Roiben non era uno sciocco: si era unito all'Organizzazione ben sapendo che si trattava del vero organo di governo dello stato e, una volta dentro, aveva presto realizzato che funzionava proprio come una qualsiasi azienda. Aspirava alla posizione di Wali da tempo, spoglio del romanticismo da crocerossina che invece caratterizzava Reina, l'unica altra sua rivale in quella corsa al potere. Si era sempre fidato di Valentine, riconoscendo in lui un uomo da ammirare e riservandogli la sua cinica stima.

Da quando aveva piegato il capo nei confronti di Zeka, però, il giovane aveva iniziato a cambiare idea sul suo conto.

"Non manderò i miei agenti in questa stupida missione suicida!"

"Non sono i tuoi agenti, alikar," disse Valentine alzandosi in piedi, la mascella contratta. "Sono membri dell'Organizzazione e rispondono a me. Al Wali di Kutsal."

"Beh, il Wali di Kutsal si sta sbagliando," sputò il ragazzo. "Quando mi hai costretto a mandare ben sette dei nostri in missione all'ambasciata ho stretto i denti e detto di sì solamente perché mi fido delle capacità della Überkiller. E adesso me ne chiedi altri!?"

"È un'operazione sotto copertura, alikar. E Melnyk ha già messo a disposizione alcuni agenti zekiani, stavolta: non saremo soli."

"Sai bene anche tu che non siamo numerosi, Wali."

Roiben soffiò forte dalle narici come un animale in gabbia, muovendosi verso la finestra scavata nella roccia dello studio. Si appoggiò con la spalla allo stipite e guardò fuori con occhi colmi di preoccupazione per il futuro.

"Ho ancora cinque agenti oltre a me a disposizione... ma, ti prego, non farmi mandare Thomas. È appena tornato e i suoi poteri ci servono, lo sai." Si voltò a guardarlo, le mani lungo i fianchi strette a pugno. "Almeno questo concedimelo."

Valentine tamburellò le dita sul braccio opposto per un momento, pensieroso. Quando parlò lo fece con voce morbida e bassa, come per scusarsi. "Non posso mettere te al suo posto."

Roiben si staccò dallo stipite e raddrizzò la schiena. Non si voltò. "Rimarremo senza Divisione Supporto. Ne sei consapevole?"

L'uomo sospirò e annuì. "Lo so. Ma dobbiamo farlo, alikar."

Non era semplice governare l'Organizzazione. Valentine lo sapeva: l'aveva fatto per molto più tempo di quanto si poteva credere e col passare degli anni l'aveva vista trasformarsi. Le difficoltà c'erano sempre, sebbene diverse a seconda dell'epoca. Non aveva risposte sul futuro di quella guerra, ma aveva abbastanza esperienza sulle spalle da sapere che era meglio stare dalla parte di Alexei Melnyk. Lo zekiano aveva in mano il suo segreto, che aveva scoperto chissà come, e soprattutto armi contro le quali nemmeno gli Übermensch più forti potevano competere.

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