Epilogo

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Erano passate due settimane da quando era successo tutto.

E ce n'era voluta una intera per spiegare a Lulu tutto ciò che era realmente accaduto; dal momento che Lalage non le aveva più sussurrato all'orecchio e non la influenzava, era esplosa di domande.

Non aveva idea di essere stata preda di una semidea pazza e le ci era voluto un po' prima che smettesse di essere paranoica e di guardarsi costantemente alle spalle.

Non aiutava il fatto che Yoongi si fosse preso una strana ossessione nel seguire ogni sua mossa con occhi spalancati e luccicanti. Le poche volte che aveva provato ad avvicinarsi a lei, Lulu lo aveva minacciato nei peggiori modi possibili se solo avesse osato toccarla. L'imperturbabile semidio si era allontanato, ridendo e sorridendo con uno strano bagliore e uno scintillio negli occhi.

Jin era partito a metà della prima settimana con Lalage per riportarla a casa per una "bella chiacchierata con la madre". Un paio di giorni dopo che se n'era andato, il marchio sul mio polso era svanito ed era scomparso del tutto.

Nel corso delle due settimane mi ero lentamente affezionata a quei semidei. Mi ero abituata a vedere magnifici fortini di cuscini che mi salutavano ogni mattina e a sentire il caos che ne derivava a qualsiasi ora del giorno.

Tuttavia in fondo sapevo che non poteva durare a lungo. Presto sarebbero tornati a casa, ora che tutti i "compiti" erano stati svolti. Lalage era stata catturata e Jungkook era al sicuro.

Parlando del figlio di Poseidone, con il passare dei giorni era diventato sempre più evidente quanto avrebbe fatto male quando avrei dovuto dirgli addio.

L'ultima settimana ci eravamo coccolati e addormentati insieme. Non avevo provato a passare un'altra notte d'amore con lui e lui aveva riconosciuto il mio desiderio di non farlo, accontentandosi di abbracciarmi.

Non avevo negato il fatto che a volte volevo davvero provarci. Ormai non era più la fiducia il problema per me. Mi fidavo di lui in una quantità ridicola considerando che i pochi mesi in cui ci eravamo conosciuti erano stati principalmente pieni di caos assoluto e urla al novanta per cento.

Era la paura che dopo avergli permesso di vedermi in uno stato vulnerabile in cui nessun altro mi aveva mai visto, lasciandogli prendere l'unica cosa che solo lui sarebbe mai stato in grado di togliermi, mi sarei pericolosamente attaccata a lui proprio quando sarebbe dovuto partire.

Una vocina mi avvertiva continuamente che non avrei dovuto nemmeno coccolarlo perché avrebbe solo reso l'addio diecimila volte più difficile, ma non riuscivo a fermarmi. Avevo assaporato ogni momento passato con lui. Immergendomi in quei suoi adorabili occhi grandi, quel dolce sorriso a trentadue denti e quella bella risata frizzante.

Naturalmente il tempo era volato. I giorni si erano confusi insieme e poi era arrivata la fine delle due settimane. Il colpo del destino si era abbattuto sulla mia porta di casa.

He's a Demigod [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora