sessantanove

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Jungkook si alzò dal divano dolorante: quella notte non aveva chiuso occhio per i pensieri e la scomodità del divano non l'aveva aiutato.

Sospirò, aprendo le tende e facendo entrare qualche raggio di sole nel piccolo salotto, poi preparò la colazione, ripensando a tutto quello che era successo la notte precedente.

Si sedette, guardando le fette di pane tostato e la marmellata, senza però riuscire a mangiare.

La testa gli stava scoppiando e non aveva idea di cosa fare. Yoongi era a pochi passi da lui e tutta quella situazione gli sembrava surreale.

Mangiò una fetta sola di pane e bevve tutta la spremuta, mise tutto nel lavandino, scrisse un post-it per il ragazzo, dicendogli che sarebbe andato a correre ed uscì di casa, come se fosse un animale in gabbia.

Corse per qualche chilometro, cercando di schiarirsi le idee. Aveva preso l'abitudine di correre la mattina presto solo da qualche mese, pensando che quello l'avrebbe distratto da tutto ciò che stava accadendo.

Avrebbe voluto tornare indietro e buttarsi tra le braccia del biondo, ma non ci riusciva, qualcosa lo bloccava e, qualunque cosa fosse, lo odiava con tutto se stesso.

Tornò in casa un'ora dopo, ma presto notò che Yoongi non si era mosso. Si fece una doccia e si sistemò.

Stava andando di nuovo in cucina a preparare qualcosa per il pranzo, ma si fermò davanti alla porta chiusa di camera sua. La fissò per qualche minuto e poi entrò, cercando di fare il minimo rumore possibile.

L'oscurità lo accolse, ma riuscì comunque a vedere il corpo dell'altro ancora sotto le coperte. Il rumore del respiro di Yoongi lo tranquillizzò, e uscì di nuovo, facendo attenzione a chiudere la porta.

Preparò qualcosa da mangiare, lasciando un po' di cibo e un bicchiere d'acqua sul comodino della camera dove dormiva ancora il ragazzo.

Quando si sedette sul divano l'orologio segnava le quattro del pomeriggio. Yoongi continuava a dormire e Jungkook si concesse del tempo per riflettere meglio.

Non sapeva quanto di quello che l'altro gli aveva detto fosse vero, ma poteva immaginare che lo fosse. Aveva denunciato la sua scomparsa alla polizia sei anni prima e nessuno l'aveva mai trovato, nemmeno un indizio.

E, a meno che non fosse veramente bravo a nascondersi, la parte del racconto in cui lo avevano rinchiuso in qualche posto in capo al mondo era vera.

«cristo.» mormorò.

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a/n : torno solo per dire che il prossimo è l'ultimo capitolo e poi c'è l'epilogo :)

ɴɪɢʜᴛꜱ || ᴋᴏᴏᴋɢᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora