Il piccolo ragazzo sorrise ascoltando la musica e scrivendo al suo migliore amico.
«che stupido.» sussurrò poi lanciando il telefono sul comodino poco prima che entrasse sua madre.
«tesoro, noi andiamo a cena fuori,» iniziò a spiegare sorridente «torneremo per le due perché festeggiamo una nostra collega che si trasferisce, non aspettarci alzato.» il ragazzo annuì accendendo la televisione «non saluti la mamma?» chiese la donna facendo un faccino triste. Il moro sbuffò gonfiando le guance.
«avanti..» continuò avvicinandosi e baciandogli il viso.
«mamma! basta!» esclamò allontanandola e asciugandosi la pelle bagnata dai baci.
«uh come sei schizzinoso,» la madre si staccò osservando suo figlio «e quando avrai una ragazza che ti bacerà, come farai?»
Il moro arrossì girandosi verso la televisione. La donna sbuffò ed uscì dalla camera socchiudendo la porta.
Non avrò mai una ragazza.
Pensò ridendo e tornando a scrivere con il suo migliore amico.
Dopo tre ore a far niente in casa – ormai annoiato al punto giusto –, si girò a guardare l'orologio della sua camera.
Dovrei andare?
Si chiese constatando che fossero le undici e un quarto. Scosse la testa con violenza.
È un pazzo.
Prese il telecomando spegnendo la televisione.
Ma potrebbe rimanerci male.
Si mise sotto le coperte.
Ma potrebbe farmi del male.
Appoggiò la testa sul cuscino.
Ma io sono più forte, d'altronde è così gracile.
Sorrise istintivamente al pensiero di quanto fosse buffo con quel cappotto tre volte lui. Si decise ad uscire dal letto, cambiarsi ed andare da quel ragazzo misterioso.
Qualcosa di estremamente contorto, estremamente sbagliato lo spingeva a voler andare da lui.
Nonostante fosse la fine di maggio faceva comunque fresco la sera e sentire la brezza notturna sul viso era rilassante e rigenerante. Arrivò qualche minuto in ritardo e lo vide seduto per terra con lo stesso cappotto.
«pensavo non saresti venuto.» disse il menta sorridendo ed alzandosi. Lo aiutò.
«non volevo, in effetti.»
«ma hai cambiato idea.» sorrise.
«ho cambiato idea.» lo guardò negli occhi sentendo una strana sensazione allo stomaco.
«vuoi mollarmi?» chiese il menta guardando le loro mani ancora unite.
Il più piccolo arrossì leggermente e staccò le mani velocemente.
«perché hai cambiato idea?» chiese iniziando a camminare.
«di preciso? Non lo so,» il moro lo seguì svelto «forse mi dispiaceva e pensavo che ci saresti rimasto male.»
«ti facevo pena, insomma.» sorrise il più grande guardando per terra.
«no, solo che-»
«ehi, tranquillo, è tutto okay.» il moro annuì spostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.
«dove andiamo?» chiese poi avvicinandosi al menta.
«al luna park.»
«ma è chiuso.» l'altro non rispose continuando a camminare indisturbato.
«posso farti una domanda?» chiese ad un tratto il menta.
«se proprio devi.» il piccolo alzò gli occhi al cielo.
«qual è il tuo colore preferito?»
Il giovane sbatté le palpebre un paio di volte credendo di aver capito male, insomma, che domanda era mai quella?
«ehm, l'azzurro, penso,» annuì affermandolo «il tuo?»
«nero.» disse il più grande fermandosi davanti al cancello del luna park.
«è chiuso, non pos-» il moro fece per tornare indietro ma sentì le mani dell'altro sui fianchi.
In una situazione del genere sarebbe saltato in aria e avrebbe tirato uno schiaffo alla persona in questione, ma si bloccò, congelato sul posto, sentendo il suo fiato sul suo collo.
E Dio, quanto gli piaceva.
«libera la testolina e divertiti, avanti.» sentì le sue labbra sfiorargli la pelle e – a malincuore – si liberò dal suo tocco annuendo, purché lui non gli mettesse le mani addosso, ancora.
Non perché non gli fosse piaciuto, anzi, ma sarebbe dovuto rimanere concentrato, si sarebbe potuto rivelare comunque un maniaco.
Lui. Un piccolo gattino che cercava solo un posto al caldo. Un posto dove sentirsi al sicuro e amato, un maniaco? Proprio per niente.
Le sue mani – per metà coperte dal giubbotto – si agganciarono alla ringhiera e si aggrappò con forza tirandosi su.
Ha più forza di quanta immaginassi.
Pensò il giovane.
Il menta atterrò delicatamente sul prato dalla parte opposta e sorrise all'altro, facendogli un gesto con la mano invitandolo ad avanzare.
Riuscì a saltare la recinzione facilmente, ma quando si girò e si trovò il viso del menta a pochi centimetri dal viso il suo stomaco sembrava aver appena fatto tutte le giostre in una volta sola.
«cosa vuoi fare?» chiese il più grande facendo un passo indietro, forse notando il leggero rossore formatosi sulle gote del giovane.
«qualunque cosa.»
«posso?» chiese il menta guardandogli la mano con gli occhi grandi.
E il moro colse l'occasione per guardarlo ancora, nascosto poco dal buio. Il suo viso era così bello, sembrava un gattino. E quell'espressione lo rendeva ancora più piccolo che non riusciva a trattenersi dal sorridere.
«certo.» avvicinò la mano alla sua, la prese e sentì una scossa lungo tutto il braccio, fino al cuore.
Arrossirono entrambi e corsero verso una giostra con dei seggiolini.
«vieni spesso qua?» chiese il più piccolo avendo visto che sapeva subito dove andare.
Si sedettero uno davanti all'altro.
«sì, ma solo di notte, non ho abbastanza soldi da permettermi di venire qua, e poi non mi piace troppo stare con le persone.»
«però adesso sei con me.» gli fece notare.
«tu non sei come gli altri.» rispose e sentì il suo petto esplodere.
«e come sono?»
«tu... sei semplicemente tu.»
«ma non sai neanche il mio nome.» esclamò il moro ridendo.
«e tu non sai il mio.»
«quando me lo dirai?» chiese il giovane.
«quando tu ti fiderai abbastanza da dirmi il tuo.» disse l'altro.
Il più piccolo annuì semplicemente e rimasero a parlare interminabili minuti, forse anche un'ora dato che quando guardò l'orologio sarebbe dovuto tornare a casa.
«ci vediamo domani sera.» disse il moro in un sussurro.
«davvero?» annuì.
«allo stesso posto, alla stessa ora.» continuò poi con un tono di voce più alto e lo salutò sorridendo.
E quel maledetto sorriso non se ne andò finché non entrò dentro le coperte.
Finché non si addormentò.
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ɴɪɢʜᴛꜱ || ᴋᴏᴏᴋɢᴀ
Teen Fiction❝ posso baciarti? ❞ • • boyxboy || fluff ; smut ; angst || vmin + namjin • • completa | ✓