Il ragazzo spalancò gli occhi mettendosi a sedere, con il respiro irregolare e la fronte imperlata di sudore.
Si girò prendendo un fazzoletto e strofinandoselo in faccia.Sbirciò fuori dalla finestra vedendo lo stesso panorama mozzafiato e sospirò scendendo dal letto. Il pavimento fresco a contatto con i suoi piedi bollenti lo fece sentire subito meglio.
Camminò fino alla cucina, dove prese un bicchiere di acqua. La testa gli stava esplodendo per il troppo studio. Non doveva smettere fino alla fine della scuola, anche se ad essa mancavano poco meno di dieci giorni.
Erano i suoi a stressarlo, ad incitarlo e dirgli che se non avesse portato a casa la pagella con tutti i voti sopra il nove non lo avrebbero fatto più uscire.
Il che non lo preoccupava più di tanto, dato che per colpa loro aveva perso quasi tutti gli amici.
Si sa com'è.
Dopo un po' che chiedi a qualcuno di uscire e quest'ultimo ti risponde sempre e costantemente di no ti stanchi e lasci perdere.
Ingoiò la saliva e guardò l'orologio.
Aveva esattamente sei ore prima che il sole sorgesse. Il giorno dopo sarebbe andato a scuola, ma non gliene importava.
Appoggiò con delicatezza il bicchiere nel lavandino e corse in camera a cambiarsi.
Prese le chiavi ed uscì da quella prigione.Una volta fuori inspirò l'aria a pieni polmoni. Era così fresca e piacevole che pensò di non voler più tornare in camera.
Mise le mani in tasca e si incamminò verso il centro. Non aveva preso le cuffiette quindi si limitò a guardarsi in giro per cercare di capire dove andare o cosa fare, finché non si scontrò con un ragazzo facendolo cadere.
«oh cielo, scusa.» disse chinandosi per aiutarlo.
Il ragazzo si limitò a guardarlo male facendosi aiutare per alzarsi.
E lo osservò.
Osservò i suoi capelli color menta.
Osservò il suo visino pallido.
I suoi due occhi da gatto, sottili.E tremarono entrambi.
Il moro per la bellezza del menta e quest'ultimo per il freddo nonostante avesse addosso un giaccone, o almeno, così pensava il moro.
«davvero, scusa, non avrei mai voluto, se ti avessi visto.» continuò il moro tirandogli il tessuto sulle spalle gracili.
Il menta piegò la testa di lato accennando un sorriso.
«tranquillo, non mi sono fatto niente,» scosse la testa ed infilò le sue manine nelle tasche enormi «cosa fa in giro a quest'ora un ragazzo giovane come te?» chiese il menta.
«dovevo prendermi una pausa.»
«da cosa?»
«dallo studio.» il più piccolo sospirò e non seppe nemmeno il perché stesse parlando con lui, con uno sconosciuto.
«mi dispiace aver interrotto la pausa di riflessione.» ridacchiò l'altro spostandosi i capelli chiari dalla fronte, mentre Jungkook alzò le spalle.
Il mentà osservò il ragazzino davanti a lui – molto probabilmente anche più piccolo dato che andava ancora a scuola – e sembrò notare solo in quel momento la sua bellezza.
«conosco un posticino qua vicino,» iniziò poi evitando di guardare l'altro con troppa insistenza «vuoi mangiare qualcosa?»
Il moro rimase sorpreso dalla proposta, ma non esitò a rifiutare andando con lui verso quel "posticino". D'altronde, aveva fame e non aveva soldi dietro.
«cosa vuoi?» chiese il menta una volta seduti al tavolo.
«quello che prendi tu.» rispose senza neanche guardare il menu.
Il più grande ridacchiò guardandolo «potrebbe essere avvelenato.» lo punzecchiò.
Il ragazzino alzò le spalle come se non fosse veramente interessato «lascierò mangiare prima te,» controbatté «e se vedrò che non diventerai verde e non inizierai a fare versi strani, mangerò anche io.»
«astuto. A quanto pare ti fidi..» incrociò le mani sotto il mento appoggiando i gomiti sul tavolo «beh, se sei venuto qua, vuol dire che un po' ti fidi.»
Non seppe il perché, ma sì, si fidava di lui, di uno sconosciuto.
Quale pazzo si fiderebbe di uno sconosciuto?
«non so neanche il tuo nome,» disse dopo l'arrivo dei piatti «e tu il mio.»
«nessuno ha detto che li dobbiamo sapere.» troncò il menta addentando il suo panino.
Mangiarono in silenzio, mentre la musica di sottofondo accompagnava i loro respiri e le loro occhiate – lanciate giustamente quando uno non guardava l'altro.
«vado un attimo in bagno, aspettami.» tirò su col naso e si incamminò verso la toilette il menta. Il più piccolo, da solo, prese il telefono e controllò l'ora: gli zeri spiccavano luminosi sullo schermo.
«non hai risposto.» disse il moro socchiudendo gli occhi, ormai usciti dal locale.
«a cosa?»
«perché sei in giro a quest'ora?» si guardarono negli occhi.
«avevo voglia di un po' di aria fresca.» rispose vago, quest'ultimo annuì e spostò lo sguardo verso l'orizzonte dopo aver ricevuto la sua risposta.
«beh è stato bello conoscerti, ora torno a casa.» disse il più grande mettendo le mani in tasca.
«ma non ci conosciamo.» constatò l'altro avvicinandosi involontariamente e si avvicinò anche lui.
Una persona normale, con un attimo di cervello, farebbe come minimo tre passi indietro, ma loro no, rimasero lì. Immobili, a fissarsi.
«hai ragione.» disse semplicemente il menta allontanandosi. Il piccolo – ancora fermo – lo guardò da dietro. Il giaccone gli arrivava fin sotto le ginocchia, e i capelli chiari si muovevano in modo scomposto per colpa del vento.
Si incamminò poi verso casa mettendo le mani in tasca per il fresco e sentì una superficie morbida a contatto con le dita che poco prima non c'era.
L'afferrò, fermandosi sotto la luce di un lampione per leggerne il contenuto.
"Domani sera, stessa ora, stesso posto."
Si guardò indietro, vedendo solo le luci del paese.
Pazzo. Dev'essere un pazzo maniaco.
Pensò continuando a camminare e buttando il pezzetto di carta in fondo alla strada.
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ɴɪɢʜᴛꜱ || ᴋᴏᴏᴋɢᴀ
Teen Fiction❝ posso baciarti? ❞ • • boyxboy || fluff ; smut ; angst || vmin + namjin • • completa | ✓