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Sono seduta davanti alla finestra per cercare un po' di sollievo dal caldo infernale di questi giorni, siamo alla fine di agosto, ma qui a Seoul l'umidità è alle stelle, i vestiti ti si appiccicano addosso e io odio il caldo, odio sudare.
Sono le 7:30 di sera, dovrei studiare ma mi risulta impossibile.
Vivo a Seoul da otto mesi, sono italiana, mi sono trasferita dopo le feste di Capodanno per iniziare l'università a marzo.
Frequento l'Università Nazionale di Seoul, il mio obiettivo è laurearmi in economia frequentando i corsi in lingua inglese, sono in ritardo con la tabella di marcia di ben due anni, dopo essermi diplomata al liceo linguistico, i miei progetti non erano assolutamente questi.
Ma spesso, quando si pianifica troppo, succede che capita l'imprevisto che scombina tutte le carte, ed è quello che è successo a me.
Ho quasi 22 anni, la mia è sempre stata una vita privilegiata, lo ammetto, la mia famiglia in Italia è a capo di un'azienda che ha permesso a me e a mio fratello di vivere negli agi, di viaggiare per il mondo assieme a nostro padre, di studiare inglese fin da piccoli con la tata madrelingua.
Quando vivi così non pensi mai che possa capitare qualcosa che ti faccia cambiare completamente le prospettive, eppure le cose brutte capitano, ed è quello che è capitato alla mia famiglia, un terremoto emotivo, che si è portato dietro una serie di eventi nefasti, che mi hanno costretto a mettere in standby la mia vita per quasi due anni, nell'attesa che le cose potessero sistemarsi.
Sento la chiave girare nella serratura, credo che il nostro appartamento sia rimasto l'unico in Corea a non avere un codice digitale per aprire la porta di ingresso, il mio coinquilino, nonché un pezzo del mio cuore, sta rientrando stranamente in anticipo dal lavoro.
Mi sono trasferita a Seoul, ma non l'ho fatto da sola, l'avventura è condivisa con Keto, che per me è più di un amico, più di un fratello, è come un pezzo di me che vive in un altro corpo.
Siamo cresciuti assieme, ha due anni in più di me e suo padre è stato per anni il socio del mio.
Il papà di Keto è coreano, la mamma è italiana, quando hanno fondato l'azienda mio padre ci mise le idee perché non aveva un soldo, il padre di Keto ci mise il denaro, perché appartiene ad una famiglia piuttosto benestante.
Dopo una quindicina di anni, ad affari ben avviati, i genitori di Keto si sono separati, suo papà è tornato in Corea e mio padre lo ha liquidato diventando l'unico azionista della società.
<Abbiamo l'aria condizionata e tu stai davanti alla finestra a sudare, chiudi i vetri e accendila, si sta' morendo!>
Appoggia le chiavi sul tavolo e si toglie la maglietta.
<Sono accaldata, se la accendo mi ammalo!>
<Oddio Caly, mi sembra di vivere con mia nonna> si avvicina, mi dà un bacio sul collo e si dirige verso il bagno.
<Mi faccio una doccia poi mangiamo ok?>
Come dicevo, questa sera è rientrato ad un orario insolito, qui in Corea si lavora come muli, sai quando esci e non sai quando torni, e Keto si adegua a questi ritmi, fa il lavoro che ha sempre sognato, un lavoro per cui ha fatto sacrifici, in Italia ha fatto corsi per 2 anni a Milano e, grazie alle conoscenze di suo padre, quando siamo arrivati a Seoul è stato assunto in un salone super prestigioso.
Keto è un make-up artist, per lavoro trucca le persone, ma non persone qualsiasi, ha la fortuna di truccare persone famose, personaggi della TV,  del cinema e dell'intrattenimento.
Sta uscendo dal bagno con solo l'asciugamano in vita, ed è uno spettacolo, uno spettacolo che, ahimè, non è riservato ad un pubblico femminile, perché Keto è gay.
È alto circa 1,80, piuttosto magro, ha la pelle dorata, un colore che fa invidia a chiunque, gli occhi a mandorla, castani chiaro, le labbra piene e gli zigomi alti, porta i capelli rasati e, quei pochi millimetri che gli spuntano in testa sono tinti di rosa.
<Sei tornato presto stasera....tutto ok?> gli chiedo, alzando la voce perché sta andando in camera sua a mettersi qualcosa addosso.
<Sono tornato con l'auto aziendale, domattina e dopodomani sono sul set di un video musicale dei BTS, non è troppo lontano, siamo in 3, dovremmo farcela bene>
Tutte le volte che Keto nomina il gruppo kpop più famoso al mondo penso a quante persone vorrebbero essere al suo posto, quante ragazze e ragazzi vorrebbero avere l'occasione di toccare questi 7 ragazzi che sono considerati al pari di 7 divinità, amati e osannati da milioni di persone.
Keto e lo staff del salone si occupano di loro quando sono in patria, li truccano quando devono registrare qualcosa, quando devono fare servizi fotografici, quando devono partecipare a programmi televisivi, e questo succede spessissimo.
Nonostante ciò non mi racconta mai nulla, né io glielo chiedo, attorno a questi gruppi, e a questo in particolare, vige il massimo riserbo, sono super controllati, vivono blindati, isolati dal mondo, in una bolla protetta.
In Italia non sono conosciutissimi, quando mi sono trasferita a Seoul sapevo poco di questa cultura, da noi non esistono neanche per sogno gruppi pop di questo tipo, ma qui è diverso, sono parte integrante del paese, muovono numeri che neanche ci immaginiamo, possiedono una fetta di economia dell'intera Corea del Sud, vedi i loro volti ovunque: al supermercato, sui prodotti di consumo generale, al Mac, sulle bibite, nelle facciate dei grattacieli, nelle bancarelle ambulanti per strada.
Impossibile non conoscere i loro volti e non aver canticchiato un loro pezzo.
Io non ho esattamente una vasta cultura per quanto riguarda la musica, la ascolto, come tutti, ma vado a momenti e a sentimento, ascolto quello che mi va a seconda di come mi sento e, ammetto, che non ne so moltissimo di kpop.
L'unica cosa che Keto dice spesso è che questi 7 ragazzi dai visi angelici si fanno un mazzo enorme, che il successo se lo sono guadagnato lavorando sodo.
Provo un pizzico di pena per la vita che conducono, non sono liberi di fare nulla e la libertà per me è sacra, non sono nemmeno liberi di amare.....si dice che per contratto non possano avere relazioni.
Beh, se da un lato può sembrare una crudeltà, ad oggi, dopo aver avuto il cuore letteralmente spezzato nel peggiore dei modi, penso che per loro possa essere una benedizione.
Amare fa male. Malissimo. Si risparmiano un sacco di grattacapi.
Per cena ho preparato riso e verdure, io e Keto ci mettiamo a tavola raccontandoci la nostra giornata, ci guardiamo una puntata della nostra serie TV preferita del momento, e andiamo a letto che domani sarà un'altra giornata rovente.

MANDORLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora