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La partenza si sta avvicinando, negli ultimi due mesi il sapere che fra poco rivedrò la mia famiglia mi ha dato la forza di andare avanti, una nuova spinta che mi fa scorrere l'adrenalina nelle vene.
Ho studiato moltissimo e i due esami sono andati, uno bene, l'altro molto bene, ho in mente diversi progetti che non vedo l'ora di esporre a mio padre, per valutare se sono idee prive di fondamento oppure se vale la pena approfondirle.
Manca una settimana al volo, giugno sta finendo, qui a Seoul è giunta l'odiosa umidità.
Prima di lasciare Keto da solo per più di un mese ho deciso di pulire a fondo tutta casa, in modo che non si trovi a dover fare più di quello che fa ora.
Questa mattina sono andata a fare la mia amata spesa di detersivi, poi fra qualche giorno andrò anche al supermercato, per lasciargli la dispensa piena e qualcosa di pronto in freezer.
Sto rientrando, ho le mani occupate da due buste piene di prodotti, le appoggio per cercare le chiavi di casa, quando vedo un piccolo pacco davanti alla porta, è grande quanto una scatola da scarpe, lo prendo, lo giro, non c'è nessun nome e nessun indirizzo.
Non ho ordinato nulla ultimamente online, non è per me, sicuramente è un pacco per Keto, anche se non ho nessun riferimento per poterlo dire con certezza, comunque lo prendo e lo lascio sul tavolo in cucina, poi mi dedico alle mie faccende e non ci penso più.

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Il giorno del mio ritorno in Italia è arrivato, mi sento per metà eccitata e per metà impaurita.
Come sarà ritornare alle vecchie abitudini? Come sarà rivedere Ginny di persona? Avremo sempre lo stesso feeling oppure qualcosa sarà cambiato con la lontananza? Ho paura di scoprirlo.
Io e Keto stiamo facendo colazione, si è preso il giorno libero dal lavoro per potermi accompagnare di persona all'areoporto, il trolley è pronto.
Non ho bisogno di viaggiare con tante cose, a casa dei miei genitori ho tutto quello che mi serve, compreso il mio armadio con parte dei miei vestiti che non mi sono portata qui a Seoul.
Keto è di fronte a me e mi guarda con aria divertita.
<Mio padre è in città, mi ha dato il numero del figlio del costruttore, ha detto che lo devi chiamare....>
Ho la bocca piena, soffoco una risata.
<Si chiama Joo Won... è passato del tempo, si ricorda ancora di me? Pensavo mi avesse catalogato come una bevitrice di cocktail incallita che non valeva la pena di essere approfondita!>
<Pare di sì.... papà dice che ti ricorda spesso...non era niente male, con quei bei capelli selvaggi legati dietro, pensa come sarebbe afferrarli mentre sei al culmine della passione...> chiude gli occhi inseguendo i suoi pensieri sconci.
<Frena Keto, io non afferro proprio niente! Sono per le relazioni che nascono un po' più spontaneamente...ma ti prometto che, se quando torno Joo Won è ancora libero e non si è accaparrato un'altra ereditiera appetibile, lo chiamo ok?>
L'occhio mi cade sul pacchetto che ho trovato davanti all'uscio una settimana fa, non lo ha ancora aperto, lo indico e chiedo:
<Perché non lo apri?>
Keto mi guarda sorpreso.
<Volevo farti la stessa domanda, non è mio!>
Ci guardiamo e poi guardiamo il pacco, se non è suo e non è mio allora di chi è?
Non c'è nessun nome sopra, lo afferriamo e lo mettiamo tra di noi, lo rigiriamo, si vedono i segni di dove era stata attaccata l'etichetta con i dati del mittente e del destinatario, che però è stata rimossa. È molto leggero.
Keto mi guarda e mi dice:
<Dai aprilo!>
<Non ci penso proprio, magari è uno sbaglio e non è nostro!>
<Se hai detto che era davanti alla nostra porta sarà per noi...se non lo apriamo non lo sapremo mai!>
Keto lo afferra, tira via lo scotch, solleva le alette e guarda dentro, allungo il collo per vedere, è pieno di palline di polistirolo, rovesciamo il contenuto sul tavolo, e tra tutto l'imballo spunta una busta blu di velluto.
Keto la prende, la apre e si rovescia il contenuto sulla mano: un bracciale colore argento, con tanti fili intrecciati fra loro, intervallato da piccoli fiori.
Il bracciale di Yoongi.
Immediatamente mi torna alla mente quella sera, in bagno, le sue braccia tese, bianche come la neve , appoggiate allo specchio, le mie mani che afferrano i suoi polsi, i suoi occhi chiusi e la mia testa rovesciata all'indietro un attimo prima di perdermi.
Keto mi guarda interrogativo.
Inizio a sentire freddo e poi caldo, il corpo mi si ricopre di sudore, ma ho i brividi, sento che sto per sentirmi male, corro in bagno e Keto mi segue.
Mi inginocchio a terra davanti al water per paura di rigettare tutta la colazione.
<Cal, aspetta, appoggiati al muro...si così, respira....respira...>
Faccio come mi ha ordinato, mi asciugo la fronte con un pezzetto di carta igienica.
<Cazzo, non c'è bisogno che ti chieda di chi è il bracciale! Oddio, voglio portarti all'areoporto non al pronto soccorso! Riprenditi in fretta!>
Keto ha in mano l'oggetto incriminato, lo fa dondolare avanti e indietro e lo guarda incuriosito.
<Che cosa significa?> mi chiede.
<Non lo so...>
E non lo so davvero, ricordo tutto di quella sera, abbiamo parlato di tantissime cose, dei nostri viaggi, dei miei sogni, abbiamo fatto l'amore due volte, e mi pare di sentirlo anche ora che mi sussurra alle orecchie "Voglio che tu sia mia".... respiro e respiro, non posso pensarci, più lo faccio più mi sento male.
<Forse è un modo per scusarsi?> ipotizza Keto.
Uhm, non mi sembra molto da lui, penso più che sia un modo per farmi ricordare quel momento, quanto abbiamo riso quando i capelli si sono incastrati... quello che è successo dopo...ma perché? A cosa serve se non a farmi stare peggio? Perché me lo ha fatto avere?
Keto si chiude il bracciale nel pugno e dice:
<Senti Cal, fra qualche ora devi partire, lui non è qui, non puoi sentirlo e non potrai vederlo, devi cercare di non pensarci, vai a casa e divertiti. Io adesso questo bracciale lo porto in camera tua, lo metto nel cassettone, sotto le mutande, decideremo il da farsi al tuo ritorno!>
Poi riapre il pugno, se lo rigira fra le dita, mi guarda ed esclama:
<Ma cosa hai fatto a quel povero ragazzo per fargli fare questi gesti? Tu non stai bene, mi pare evidente, ma anche lui mi sa che non se la sta spassando gran che!>

MANDORLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora