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Rallentiamo e svoltiamo verso un complesso di capannoni che non vengono evidentemente utilizzati da un po', perché hanno l'aria abbandonata, ma non da così tanto da essere cadenti.
Si capisce immediatamente dove dobbiamo dirigerci perché in lontananza si vede uno di questi stabili completamente transennato, ci avviciniamo, e noto che ci sono diversi uomini con gli auricolari, hanno i fili che escono dalle orecchie e vanno a finire dentro la maglietta, come quei bodyguard che si vedono nei film in TV, mi agito sul sedile.
Keto abbassa il finestrino, dice chi siamo e ci danno un badge da mettere al collo, spostano una transenna e proseguiamo.
Parcheggiamo poco distante all'entrata, ci sono auto, camioncini, furgoni e persino container con dentro di tutto, un viavai di persone continuo.
Smontiamo, io e Susie indossiamo la vestaglietta, Keto non la mette, lui indossa jeans e t-shirt con dietro il logo del salone.
Varchiamo il portone e dentro regna il caos più totale, ci sono fili e cavi a terra, si sentono in lontananza rumori metallici, è come essere in una fabbrica in cui tagliano il ferro, si, sembra rumore di flessibile, allungo il collo per guardare meglio e pare stiano montando una pedana, tipo piattaforma.
Noi comunque dobbiamo andare da tutt'altra parte, nella zona più lontana dal caos del montaggio.
Sono state allestite delle tende nere per separare la zona dove penso debbano registrare, Keto le apre ed entriamo in quest'area dove è chiaro che dovremo stare noi.
Qui ci sono quattro piccole postazioni con specchi e luci tutto attorno, sembrano le sale di quei cabaret che si vedono in TV dove le ragazze piene di piume si truccano e si fanno belle.
Dietro un'altra tenda, che al momento non è tirata, ci sono file e file di carrelli pieni di abiti, ma, per la miseria, non abiti qualunque, qui c'è un capitale in abiti firmati, e poi ci sono scarpe, cappelli, orecchini, collane.
Gli abiti vengono appesi con cura, una ragazza li sta sistemando uno a uno e con un ferro a vapore sta togliendo tutte le pieghe.
Ogni tanto qualcuno mi passa accanto e mi guarda, mi sento davvero fuori luogo come mai nella vita, fortunatamente sono tutti troppo impegnati per domandarsi che ci fa una straniera in mezzo a tutti questi occhi a mandorla, ognuno fa il suo lavoro e stop.
Keto sta parlando con un ragazzo che gli sta mostrando degli schizzi, vedo Keto annuire e continuano a parlare fitto fitto.
Susie mi si avvicina e mi chiede di seguirla per aiutarla ad allestire le quattro postazioni trucco.
Facciamo avanti e indietro con valigie e valigette contenenti tutto il necessario, dai phon alle piastre al makeup vero e proprio, fuori dalla nostra postazione intanto montano monitor e telecamere.
In un angolo, vicino alla zona make-up una signora sta sistemando due tavoli con sopra tantissime bottigliette di acqua, bibite e frutta.
Sono passate due ore dal nostro arrivo, il viavai non si è mai interrotto, qui tutti lavorano senza sosta.
Noi, nel nostro angolo siamo a buon punto, è tutto pronto, Keto mi spiega che lui si occuperà di tre di loro che non necessitano di un trucco particolare, solo del trucco che viene fatto normalmente, mentre Susie si occuperà degli altri quattro che, per esigenze di copione, in una parte delle scene che devono girare, dovranno avere il viso escoriato.
Susie in questo è bravissima perché si occupa di make-up cinematografico.
Sono le 10:30 del mattino, il caldo è sempre più intenso, grazie al cielo dove dobbiamo stare noi ci sono dei ventilatori che muovono un po' l'aria. Al di là delle tende si sente un vociare indistinto, persone che si salutano, una risata spicca tra tutto il casino, sembra il rumore di un panno sui vetri.
Keto mi guarda, mi mette un braccio sulle spalle stringendomi brevemente a lui e mi sussurra: < Tranquilla, vedrai che ti divertirai, rilassati!>
Le tende vengono aperte ed inizia il lavoro.

MANDORLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora