Coccole e sentimenti

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                                                                                  *Buon sabato*

Vi dedico questo capitolo <3 a voi che siete qui, sempre con simpatia e dolcezza, a voi che riuscite a risollevarmi sempre il morale, in ogni momento, e ad aumentarlo nei giorni belli. A voi che riuscite a motivarmi, ad invogliarmi a scrivere e dare sempre di più, a voi che mi rendete partecipe dei vostri pensieri, a voi che amate i miei personaggi come se fossero vostri amici, vostri familiari, a voi che nonostante tutto...ritagliate un po' del vostro tempo per leggere quello che scrivo! 

Per me è un onore, un immenso piacere sapere che con ciò che scrivo io riesca a tenervi compagnia, farvi dimenticare di tutto il resto e approdare in un mondo diverso <3  

 Prayer for Ukraine <3 Prayer for peace <3 Chiedo soltanto questo, oggi! E non dico altro, perché ogni altra parola sarebbe superflua, inutile, scontata e forse anche poco rispettosa. 

Buona lettura, 

Al prossimo cap, 

Un bacione grandissimissimo

*****

Evelyn Ross

Will rimase in ospedale, in osservazione, per qualche altro giorno, mentre io facevo continuamente la spola tra ospedale, casa e il Palazzo di Vetro.

Il giorno delle sue dimissioni, la mia famiglia e la sua organizzarono una piccola ed intima festa alla villa, al suo arrivo ne era rimasto così scioccato da non sapere nemmeno come comportarsi.

Nostro figlio Jay non s'era mai staccato da lui, nemmeno un minuto, era così contento di riavere il suo papà!

Dal canto loro, i giornali non s'erano risparmiati alla notizia del suo rientro a casa, la conferenza stampa presenziata da Akim qualche giorno prima poi, era andata bene e stava dando i frutti sperati, quindi...in pratica, adesso non c'era una sola testata giornalistica che non parlasse di William e del prossimo e futuro erede della Rivera Enterprise.

Jay Rivera.

"Gerry mi farà uscire matto!" tuonò Will una mattina, irrompendo in cucina e facendomi sobbalzare come una molla, mentre stavo preparando la colazione per lui ed il mio ometto.

"Come?" chiesi, strabuzzando gli occhi.

Per un attimo pensai che stesse parlando con me, invece aveva gli auricolari, e mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo.

"No, assolutamente no." continuò nervoso, mentre apriva il suo iMac portatile sulla penisola della cucina.

Portatile che avevo recuperato dal suo ufficio, assieme ad altri fascicoli e documenti, soltanto tre giorni fa.

Era in piena convalescenza, i medici si erano raccomandati...assoluto risposo, nessuno sforzo, e invece sin dal giorno dopo le sue dimissioni era già stato un miracolo confinarlo nel suo attico di lusso!

Non potevo farci nulla, mi ero dovuta rassegnare...se gli toglievi il lavoro, gli toglievi la vita! L'unica cosa che gli raccomandavo era di non stancarsi troppo, ma...parole al vento!

"Non può farlo, certo, certo. Oggi sarò in videoconferenza con il CDA, ne parlerò. Ovvio!" sembrava una minaccia concreta, la sua espressione facciale era dura, severa e categorica, nonostante fosse ancora un po' pallido e malaticcio!

Roteai gli occhi, mugugnando contrariata: "Tanto vale che ci vai di persona!"

Lui sembrò ascoltarmi, perché sollevò lo sguardo di scatto su di me e mi rivolse una smorfia dolce, carica di scuse.

Ti affido ogni cosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora