CAPITOLO 32

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Il giorno successivo ci viene comunicato che tra tre giorni avverrà il processo. Il motivo di tanta fretta? Perché Joshua è una figura importante per New York, soprattutto Manhattan, perciò non possono permettersi di prorogare troppo a lungo. Danneggerebbe la figura del signor Barton e di conseguenza loro non riceveranno soldi da parte sua.
Amirah per ovvie ragione non si è fatta più viva, tenendo una debita distanza da me e dall'azienda, mandando tutte le scartoffie a Melissa oppure via mail. Mi sono pentita di quello che le ho detto? Si, ma anche no. Ho preferito chiudere io qualsiasi cosa ci fosse tra di noi, invece di lasciarlo fare a Mary; chissà cosa si sarebbe inventata per farla allontanare. Non avrei mai rischiato la possibilità di farle perdere l'azienda per cui ha tanto lavorato, per un inutile capriccio della madre. Da quando ci conosciamo, l'unica cosa che siamo riuscite a fare è stato rinfacciarci a vicenda tutti gli sbagli che abbiamo fatto...perciò sono convinta del fatto che tra di noi non avrebbe mai funzionato. Preferisco essere onesta con me stessa, piuttosto che vivere in un'illusione, per quanto essa possa essere bella e altamente gradita.
Quelle poche ore dopo averle detto quelle parole, ho sperato e sperato che mi venisse a cercare per chiedere spiegazioni, ho sperato si sarebbe avvicinata per poi concludere quella frase che non ha trovato il coraggio di dire... ma le mie erano solo vane speranze, andate in frantumi una volta che tutti gli ospiti se ne sono andati, lasciandosi dietro solo calici e avanzi. Forse, se non avessi paura dei miei stessi sentimenti, avrei concluso io la frase per lei, e mai nella mia vita avrei pensato di doverlo fare.
"Ci prendiamo un'altra vacanza?" chiedo a Diana, che stravaccata sul divano di casa mia annuisce, spostando i capelli che le solleticano il collo scoperto.
"Dove andiamo questa volta?" domanda di rimando, sospirando con gli occhi chiusi, stendendo le braccia, occupando tutto lo spazio. Infastidita dalla sua poca eleganza, sbuffo spostandole la mano che ora mi tocca.
"Non lo so...il più lontano possibile da qui" mormoro, stiracchiandomi, trovando soddisfazione in quell'azione tanto normale. "Avrò mai pace?" cambio argomento in fretta, non riscendo a fare altro che a pensare a quello che è successo.
"Se continui ad auto sabotarti no...non capisco perché abbia detto tutte quelle parole ad Amirah, cosa pensavi di raggiungere?" la fronte corrugata, lo sguardo puntato su di me e le dita paiono fremere dalla voglia di prendermi a schiaffi.
"Ho dovuto farlo" si mette seduta incredula, aprendo le braccia teatralmente.
"Quale può essere il motivo per cui avresti dovuto fare una cosa del genere?!" chiede confusa, non avendo mai avuto problemi del genere con la sua ragazza. Contemplo se dirle la verità oppure no, ma dopo qualche minuto, decido di farlo non avendo ormai più niente da perdere; cosa potrebbe risolvere lei, se sapesse il vero motivo per cui ho allontanato Amirah in quella maniera così brusca? Niente.
"Sua madre mi ha minacciata dicendo che se non avessi terminato questa pseudo relazione, avrebbe fatto in modo di togliere l'azienda alla figlia solo per ripicca" confesso, scrutando il modo in cui la polinesiana si agita sul divano. Si alza in piedi, iniziando a camminare avanti e indietro con non poca agitazione addosso.
"Mi stai dicendo che ho dovuto subire Hana che per tutta la notte ha continuato ad insultarti, per venire a scoprire che non l'avresti mai fatto se non fosse stato per la signora Aceveds?!" urla indignata, guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite. "Le vedi queste occhiaie? Esistono solo perché una persona non è riuscita a starsene al suo posto!" sbraita, sfogando la sua frustrazione. "Ha rovinato la vostra relazione per un suo capriccio...devi dirlo ad Amirah, oppure lo farò io"
"No Diana, va bene così. Meglio finirla prima che una di noi due si-" mi blocco, consapevole che ormai sia già troppo tardi. Come ho fatto a non accorgermene prima?
"Che una di voi due cosa?" alzo lo sguardo precedentemente puntato per terra, guardandola negli occhi, trovandola che mi studia con attenzione. La sua espressione cambia da confusa, a scioccata, ad una di realizzazione per poi finire con il guardarmi con pietà.
"La ami..." sussurra sommessamente, risiedendosi accanto a me pesantemente, anche lei sconfitta e afflitta. "Non glielo ha mai detto" constata, capendo il motivo per cui è stato facile farla allontanare.
"No...non credo lo farò mai" mormoro con un sorriso amaro in volto, giocherellando con le mie dita, cercando di non pensare a come ormai l'ho persa definitivamente. Non c'è modo di chiederle scusa, non come facevo prima...niente più vie di ritorno. Una scelta è stata presa, una di quelle che non possono essere mai più cambiate.
"E lei?" chiede con delicatezza, non volendo indulgere troppo su un argomento così delicato.
"Non lo so" rispondo semplicemente. Può essere che per lei fosse solo sesso occasionale e niente di più, ma comunque non credo che lo saprò mai. "Va bene così, problemi in meno per entrambe. Meno sappiamo dei sentimenti dell'altra, prima riusciremo ad andare avanti" concludo, non appena qualcuno suona alla porta. Con uno sbuffo mi alzo, anticipando Arisa che era già pronta ad aprire. Le rivolgo un sorriso, facendole cenno di tornare a quello che stava facendo, aprendo a chiunque abbia suonato. Il giovane Forbes si presenta ai miei occhi, vestito elegante come al suo solito con un paio di jeans neri ed una camicia bianca sbottonata. Lo faccio entrare senza dire niente, lasciandolo accomodare sul divano in cui si trova seduta Diana.
"Il motivo di questa visita?" chiedo andando dritta al punto, ancora infastidita per come si è comportato ieri sera.
"Volevo scusarmi" afferma nervosamente, deglutendo visibilmente e provando a borbottare altri. "Non era mia intenzione fare una cosa del genere, ma avevamo gli occhi di tutti addosso e non ho saputo come agire...ho sbagliato, mi dispiace" sussurra con vergogna, non riuscendo a mantenere il mio sguardo freddo.
"Sai che non mi piace quando mi si avvicinano senza il mio consenso...solo una persona può farlo, e quella decisamente non sei tu" esclamo a denti stretti, stringendo le mani a pugno.
"Lo so, non volevo in alcun modo rimpiazzare Amirah, sai che amo Melissa" chiarisce subito, spostando gli occhi da una parte all'altra ansiosamente. "Sono tuo amico, e lo sarò sempre. Quello che ho fatto è stato un errore stupido per cui cercherò a lungo di rimediare. Farò in modo di tenere le mie distanze" dice, allungando le mani verso le mie con l'intento di afferrarle, ma si blocca subito, insicuro sul da farsi. Notando la sua esitazione, gliele afferro io, trovandole sudaticce, cercando di ignorare il modo in cui scivolano sulle mie, mentre lo guardo negli occhi.
"Mai più Kayden" ordino, ricevendo come risposta un cenno del capo.
"Tanto ha già rovinato tutto" borbotta Diana che fino ad ora non ha fatto altro che rimanere in silenzio ad ascoltarci. Kayden la guarda con un cipiglio, non capendo a cosa si stia riferendo. "Si sono lasciate"
"Tecnicamente non stavamo ufficialmente insieme" chiarisco subito, mentre l'uomo seduto di fronte a me, mi guarda pentito.
"Non volevo-"
"Non è stata per colpa tua...non completamente almeno" lo interrompo subito, per niente intenta a dover subire una persona in preda ai rimorsi. "Quello che è stato fatto nel passato rimane lì" dico, non lasciando a nessuno dei due il tempo di continuare.
"La ama" sento sussurrare dalla polinesiana, intanto che mi alzo dal divano, allontanandomi.
"Ti ho sentita!" urlo entrando in cucina, asciugandomi le lacrime che sono riuscita a nascondere ai due, ma non ad Arisa, che mi abbraccia non appena varco la soglia. Con il capo nell'incavo del suo collo, mi lascio andare, singhiozzando pesantemente, mentre Jeffrey che era poco dietro alla donna, esce per tenere compagnia agli ospiti ancora in salotto, con l'intento di impedire loro di vedermi in queste condizioni. "Ho dovuto farlo" affermo con voce spezzata, bagnandole la pelle.
"Lo so piccola, ti capisco" sussurra colei che ormai ritengo una figura materna, mentre continua ad abbracciarmi e ad accarezzarmi i capelli con affetto. "Ma non credi sia ora di pensare a te stessa e non più agli altri? Vivi la tua vita, te lo meriti più di chiunque altro" afferma decisa, stringendomi ancora più forte.
"Non posso, non se vivere la mia vita vuol dire distruggere quella di altri, non se significa distruggere quella della donna che amo" la gola mi si chiude, impedendomi di dire altro, come se volesse proteggere le mie orecchie dal sentire quelle parole così orribili quanto vere, che preferisce tenersele dentro fino a quando non si auto distrugge, fino a quando non può più imprigionarle, nello stesso modo in cui io voglio proteggere Amirah; lo stesso tipo di amore ma in forma diversa.
"Supererai anche questo, come hai sempre fatto nella tua vita" tremo fra le sua braccia, le ginocchia mi cedono, trascinando Arisa con me fino al pavimento. Il freddo penetra l'indumento che ho addosso, prendendo possesso della mia pelle calda.
"No, non questa volta...non questa volta" sussurro sfinita, chiudendo gli occhi con la guancia appoggiata sul suo petto. "Non più"
Jeffrey rientra, inginocchiandosi accanto a noi, avvolgendo tutte e due con le sue braccia. Mi giro verso di lui per chiederli dove siano Diana e Kayden, quando mi precede.
"Sono andati via" sussurra lasciandomi un bacio sulla fronte, appoggiando il mento sul mio capo. "Sei forte Miray...più di quanto tu possa pensare"
"E se fossi io a non voler più combattere?" chiedo con un sospiro, volendo solo poter lasciare qualsiasi mio dovere nelle mani di qualcun altro.
"Lo faremo noi per te, sempre" afferma Jeffrey, senza lasciarci andare.
"Potrei ritirare le accuse, lasciare Amirah in pace una volta per sempre e dare l'azienda a Joshua. Tutto sarebbe più facile" dico in un sussurro, guardando entrambi per cercare il loro appoggio.
"Sappiamo tutti e tre che non è questo quello che vuoi davvero" rido alla capacità di Arisa di sapere quello che voglio o no, prima ancora che lo sappia io. "Ho sempre ragione"
"Faresti meglio a darle retta...una volta ho provato a fare il contrario e non è andata a finire bene" cerca di sussurrarmi all'orecchio Jeffrey per non farsi sentire da sua moglie, ma senza successo, venendo subito dopo colpito sulla spalla.
"Grazie" dico, staccandomi dall'abbraccio e alzandomi in piedi. "Farò del mio meglio"

Who wins? (girlxgirl) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora