La festa attorno a noi continua senza alcuna interruzione. Tengo Diana stretta tra le mie braccia, sentendo il tepore del suo corpo fondersi con il mio. Melissa nel frattempo si è avvicinata a noi due, guardandoci con sguardo dolce e compassionevole. <Scusate l'interruzione signore, sarebbe meglio che andaste in un altra stanza, così avrete tempo di parlare, in privato> accarezzo il braccio di Diana, stringendo la sua mano, portandola con me in un altro lato della casa. Entriamo in un salotto più piccolo rispetto al precedente, accomodandoci sui divani bianchi in pelle. Tengo le sue mani nelle mie, non sentendomi pronta a lasciarla andare ancora. "Diana..." le sue labbra si estendono in un sorriso ammaliante e nostalgico <Olivia...oppure dovrei dire Miray?> osservo i suoi occhi guardarmi con simpatia e delusione "Da quanto lo sai?" Le chiedo in un sussurro sommesso. Mi stringe le mani cercando di infondermi quella sicurezza di cui ho bisogno. <Da quando sei diventata capo dell'azienda di tuo marito> deglutisco ansiosa. Anche se sono passati anni da quando quella ragazza timida e impaurita non e più emersa, di fronte a persone di cui mi fido ed amo, quelle insicurezze riaffiorano. "Q-quindi sai tutto..." mi accarezza una guancia con dolcezza annuendo. Sospiro sentendo un peso enorme sulle spalle <Mi dispiace che sia morto> sgrano gli occhi, guardandola con sguardo furioso "Se lo è meritato" mi studia con occhi increduli. <Come...non capisco Olivia, di cosa stai parlando?> mi sposto i capelli da un lato all'altro, prendendo un respiro profondo e raccontandole tutto.
Come mi aspettavo, i suoi occhi, precedentemente dolci e calmi, ora sono contornati da un colore più scuro. Il suo sguardo si posa sul pavimento chiaro, respirando con calma, controllando la rabbia. "Hey, è tutto passato" scuote la testa, non accettando le mie parole <No...no, io ero li, accanto a te, e non mi sono accorta di nulla.> si copre il volto con le mani, non avendo il coraggio di guardarmi. "Diana guardami ti prego. Non è colpa tua" le sposto le mani dal viso, guardando calde lacrime scendere dai suoi occhi. <Mi dispiace> l'abbraccio un'altra volta, accarezzandole i capelli. "Va bene, ora sono qui con te e lui è da qualche parte a marcire. Non mi potrà più fare del male, sono al sicuro" si asciuga le guance bagnate, sbavando il trucco attorno agli occhi. "Andiamo a sistemarti il trucco e poi torniamo di la" la accompagno in bagno, aiutandola a sistemarsi con calma il trucco. Quello di cui non ci siamo accorte mentre parlavamo di Noah, era la presenza di una persona che stava ascoltando tutto ciò di cui stavamo discutendo. E magari, prima di quanto mi sarei immaginata, a poco a poco, tutto sarebbe venuto a galla.
***
"Non lo faccia più" i suoi due smeraldi mi scrutano con sguardo canzonatorio. <Non dirmi che non ti è piaciuto> sussurra a fior di labbra. Rimango interdetta alle sue parole e al suo improvviso cambiamento di carattere <Non è da tutti fare una cosa del genere, vero signora Tanner?> Tutta la sua contentezza si può notare attraverso i suoi occhi che mi scrutano attentamente "Complimenti signorina, questa volta ha vinto lei"
Flashback
Ritorniamo alla festa, una accanto all'altra, con testa alta. Gli occhi di Diana sonno leggermente rossi a causa del pianto, ma per questo non vuol dire che non sia bellissima. Le appoggio una mano sulla schiena, spingendola in avanti. Ci fermiamo davanti ad un tavolo posto a lato del salotto, avendo così la completa visuale delle persone che si muovono indaffarate. Recapito due bicchieri di champagne da un cameriere che cammina avanti e indietro, consegnando uno di essi a Diana, che lo afferra con un sorriso. Incrocio le braccia, portando il bicchiere alle labbra, e bevendo un sorso. L'alcool che ingoio, mi brucia la gola, scendendo lentamente fino allo stomaco. Osservando la folla di persone, intravedo la figura slanciata e indimenticabile della signoria Aceveds, che si muove con sinuosità in mezzo alle centinaia di persone, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa, oppure qualcuno. La seguo con lo sguardo, non riuscendo a toglierle gli occhi di dosso. Una gomitata alle costole mi risveglia dal mio sogno ad occhi aperti <Chi stai guardando così intensamente Olivia?> tossisco, distogliendo lo sguardo dalla mia socia e abbassandolo a terra "Nessuno di importante Diana" borbotto cercando di sembrare la più disinvolta possibile. <Se lo dici tu> mi schernisce giocosamente. "Cosa ne pensi se diventassimo socie?" Cambio improvvisamente argomento, non volendo parlare della mia vita sentimentale nel bel mezzo di una festa. La mia offerta potrebbe apparire affrettata agli occhi di altri, ma Diana, quella Diana che, quando ero più giovane mi stava sempre accanto nei miei momenti più difficili, è una delle poche persona di cui ormai mi fida, a parte Melissa. <Olivia...non penso sia il caso> alzo lo sguardo sicura della mia decisione, non avendo intenzione di cambiare idea proprio in questo momento. "Lo so Diana, ma ora che ti ho ritrovata, non voglio perderti." Si gira completamente verso di me, con sguardo indeciso <Non sai neanche se la mia azienda possa giovare alla tua e non sai nemmeno di che cosa mi occupo> "Puoi dirmelo ora. Di che cosa ti occupi?" Sospira ormai arresa, appoggiando il bicchiere vuoto sul tavolo accanto a noi <Ho un impresa specializzata nell'ambito della tecnologia e aggeggi elettronici, e da quello che ho sentito in giro dalle persone, l'organizzatrice di questa festa, che presumo sia tu dal modo che tutti abbassano lo sguardo al tuo passaggio, e dal fatto che Noah è il tuo ex-marito, la tua impresa si occupa di automobili, quindi non saprei quanto io possa esserti di aiuto> mi aggrappo alle sue mani, cercando di convincerla "Invece mi sarai molto utile. Ho intenzione di aprire una scuderia tutta mia, dove produrrò automobili. Non ho intenzione di limitarmi a vendere parti d'auto come faceva Noah, ho intenzione di espandere il mio impero, e per far questo ho bisogno di Diana Jefferson accanto a me, che mi supporti come socia ma anche come amica" chiude gli occhi deglutendo due, tre volte prima di annuire. <Io...ok, ti manderò tutto ciò che devi sapere sulla mia azienda e poi eventualmente firmeremo un accordo> Sorrido raggiante, felice della sua decisione. - Diana!! - grida una voce entusiasta dietro di me, interrompendo bruscamente la nostra conversazione. Una mano curata, si appoggia sul braccio della polinesiana, abbracciandola di slancio. <Buona sera amore mio> la voce di Diana, in presenza della donna che si trova tra le sue braccia, si addolcisce subito. La ragazza di colore, con addosso un vestito bianco in contrasto con la sua fantastica pelle scura, si gira verso di me. Non faccio in tempo a parlare che vengo interrotta un'altra volta nel giro di qualche secondo «Avresti potuto aspettarmi prima di scappare in quel modo Hana» volgo lo sguardo verso la persona che ha appena parlato, riconoscendola subito "Signorina Aceveds, è un piacere sapere che è potuta venire alla festa" i suoi occhi, accorgendosi della mia presenza, si spostano frenetici da una parte all'altra del mio viso, non guardandomi mai dritto negli occhi «S-signora Tanner. Il piacere è tutto mio. Non mi ero accorta che si trovava proprio qui, sarei venuta a salutarla subito sennò. Infatti era proprio lei che cercavo in mezzo a queste persone»
Sorrido beffarda, trovando divertimento nel provocarla "Jefferson, dovresti forse presentarmi qualcuno?" Chiedo, distogliendo l'attenzione dalla figura imbarazzata della signorina, alla polinesiana di fronte a me, che come un cucciolo tra le braccia del suo padrone, si accoccola alla ragazza accanto a lei. Si riprende spostando lo sguardo da Hana, presentandola con occhi innamorati <Olivia, ti presento Hana Williams, la mia ragazza> allungo il braccio verso la bellissima donna accanto a Diana, stringendo la sua morbida mano "Ci siano già conosciute prima, ma in circostanze poco adeguate. Spero stia bene signora Williams" ricambia il mio sorriso, stringendosi sempre di più alla sua ragazza <Benissimo signora Tanner. Non ho avuto modo di ringraziarla adeguatamente per il suo intervento con quei poliziotti, ma è stata fantastica> anche la sua voce, come tutta la sua essenza è vellutata. Dopo la breve presentazione, passano dei minuti in rigoroso silenzio, fino a quando Diana non si allontana con Hana, chiedendoci il permesso. Appena le due donne scappano letteralmente dalla sala, per fare chissà che cosa, fermo uno dei camerieri, prendendo un'altra volta due calici riempiti d'alcool, porgendo questa volta uno di essi alla signorina Aceveds <Oh no grazie, ma ho già bevuto troppo per stasera> protesta, rifiutando il bicchiere. La guardo di sott'occhio, con la mano ancora posta verso di lei, aspettando che la afferri. Alla fine si arrende con uno sbuffo, borbottando sotto voce. Guardo l'orologio appeso alla parete, che segna quasi mezzanotte. "Si prepari signorina Aceveds, tra poco inizia il vero divertimento" la donna accanto a me, aggrotta le sopracciglia confusa, poggiando il calice, che per mio stupore è vuoto, sul tavolo, cercando di decifrare le mie parole. Il vociferare piano piano diminuisce, fino a quando solo la voce di Melissa, rimbomba per la sala. <Salve a tutti, grazie di essere venuti alla festa della signora Tanner. Come ormai saprete, ad ogni festa, scegliamo un gioco a cui, logicamente, non siete obbligati a partecipare. Questa volta, questo "gioco" sarà molto diverso rispetto a quelli a cui avrete sicuramente partecipato gli anni precedenti" un mormorio si innalza per tutta la sala, e delle teste incuriosite dalle parole della mia segretaria, si girando verso la mia direzione, cercando di capire qualcosa dal mio sguardo soddisfatto. <Di che cosa si tratta signora Tanner?> sussurra la signorina Aceveds accanto a me, con tono insicuro. "Lo scoprirà molto presto" Appena Melissa inizia a spiegare le semplici regole del gioco, tutti vengono rapiti dall'apparente banalità ma anche dal complesso meccanismo che si cela dietro a questo gioco di fiducia, sacrificio e astuzia. <Dietro la villa, troverete un labirinto. Quello che voi dovrete fare, sarà seguire questo labirinto, composto da cinque percorsi. Un percorso sarà indicato per alcuni tratti da rose rosse, l'altro da rose bianche, un altro da rose azzurre, un altro ancora da rose nere e l'ultimo invece sarà costellato di, beh questo spetterà a voi scoprirlo> il sorriso complice che Melissa mi rivolge, mi fa sorridere contenta e fiera della mia scelta. <Adesso vi chiedo di uscire dalla villa, e postarvi di fronte al labirinto e al percorso che vorrete percorrere> cingo con un braccio il bacino della mia socia, spingendola verso di me "Scelga con attenzione signorina Aceveds" sussurro accanto al suo orecchio, per poi uscire sul retro. Osservo ogni impresario posizionarsi davanti ai diversi percorsi, e scegliere il colore delle rose che preferiscono, ma nessuno di loro si posiziona davanti al tragitto apparentemente vuoto e cupo. Osservo con delusione, la signorina Aceveds posizionarsi dove si trova la rosa nera. Volgo lo sguardo verso Melissa, facendole segno di continuare con la spiegazione <Alla fine del percorso troverete delle ricompense, ma fate attenzione, non sarà affatto facile. Qualcosa oppure qualcuno vi ostacolerà. Il primo a finire il proprio percorso si aggiudicherà la ricompensa. Che il gioco abbia inizio, potete proseguire> le cinquanta persone che hanno deciso di partecipare, si incamminano per il labirinto, sicuri della loro scelta. Osservo i loro movimenti raffinati ma anche indecisi. Colgo lo sguardo sfuggente della signorina Aceveds, prima che venga completamente risucchiata dai alti cespugli. "A quanto pare nessuno stasera si sente molto coraggioso a scegliere l'ultimo percorso. Vorrà dire che la ricompensa rimarrà intoccata" appoggio la mano destra sulla spalla sinistra di Melissa, ringraziandola per quello che ha fatto, con una leggera stretta. <Non credo signora. Ho il presentimento che qualcuno cambierà idea e sceglierà quest'ultimo tragitto> scrollò le spalle diffidente, e mi incammino per il percorso spoglio da rose. "Tanto vale che lo percorra io" sussurro tra me e me. Il sentiero è illuminato dalla sola luce che emana la luna piena risplendente alta nel cielo. Il panorama sopra di me è cosparso da stelle di diverse dimensioni, e da fuochi d'artificio che vengono lanciati dall'altra parte della città. Piano piano, si intravedono diversi fiori sparsi per terra e sui cespugli. Gli raccolgo uno ad uno, formando un bouquet di fiori delle diverse specie. Gli annuso, beandomi dell'odore che emanano. Mi ricordano quel particolare profumo che sentii per la prima volta a casa di Noah. Un odore dolce e rassicurante che mi fece sentire a mia agio per un lungo periodo, fino a quando anch'esso non scomparse insieme alla mia libertà. Fu come se tutto si fosse volatilizzato nel giro di pochi secondi. Un rumore alle mie spalle mi fa irrigidire. Incrocio le mani dietro alla schiena con il bouquet ancora in mano, camminando con disinvoltura. I passi leggeri di qualcuno continuano a seguirmi incessantemente, seguendo ogni mio minimo movimento. Aumento il passo, anche la persona alle mie spalle lo aumenta. Mi fermo, rallento, indietreggio, tutto viene ripetuto nei stessi medesimi modi. Lascio cadere il bouquet sull'erba soffice e bagnata, continuando a camminare. Cerco di fare il meno rumore possibile per capire che cosa sta facendo, ma per qualche secondo non sento niente fino a quando dei passi affrettati non si avvicinano. Alzo lo sguardo verso la luna, recitando una poesia.
"Dolce e chiara è la notte e senza vento, e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti"
Mi fermo subito appena sento la persona alle mie spalle continuare al posto mio
<Posa la luna, e di lontan rivela
serena una montagna>
"Devo dire che mi ha stupita signorina" <Su che cosa esattamente. La poesia oppure il fatto che l'ho seguita? E la prego, mi chiami Amirah quando non siamo a lavoro> volgo lo sguardo oltre la mia spalla, osservando Amirah sotto la luce della luna. La sua pelle bianca si mimetizza con la luce bianca e pura, rendendola un angelo caduto dal cielo. "Entrambe Amirah, entrambe. E chiamami pure Miray, come hai appena detto non è necessario essere formali fuori dal lavoro" mi consegna il bouquet con un sorriso provocatorio <L'ho trovato per terra, penso appartenga a te> lo afferrò, sfiorando di conseguenza la sua mano. Con agilità lo incastro tra i rami dei cespugli. "Come conoscevi quella poesia?" Le chiedo incuriosita <È una delle mie passioni, e poi "La sera del dí di festa" è un classico, tutti dovrebbero conoscerlo> annuisco trovandomi d'accordo con le sue parole. "Sono contenta di sapere che c'è ancora qualcuno che si interessa di queste cose e non pensa solo a ubriacarsi e farsi del male" <Solo perché sono più giovane di tutti i tuoi soci non vuol dire che io sia come tutti gli adolescenti stupidi che ci sono al mondo> scuoto la testa in segno di negazione "Non intendevo dire questo. Hai interpretato male le mie parole" gira il capo verso di me, guardandomi attentamente. "E poi, non è da tutti i giorni vedere una donna che parla alla luna. Avresti potuto prendermi per pazza" sussurro non volendo spezzare l'atmosfera che si è creata
<Beh, "Folle è l'uomo che parla alla luna. Stolto chi non ne presta ascolto"> un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra "William Shakespeare" affermo con voce divertita. Camminiamo per il restante tragitto in silenzio, fino a raggiungere la fine del percorso, per poi fermarci. Alziamo entrambe lo sguardo verso la luna circondata da stelle lucenti che la coprono, ammirando la sua bellezza.
<Le stelle intorno alla bella luna...>
Abbassò lo sguardo, puntando gli occhi su quelli verdi di Amirah che mi stanno già osservando, sussurrando insieme a lei la breve poesia
<Velano il volto lucente,
quando piena, al suo colmo,
argentea,
splende su tutta la terra>
Durante la poesia, la mano di Amirah si è appoggiata sulla mia guancia, accarezzandomi lentamente lo zigomo. Istintivamente gli occhi mi si sono chiusi, sottomessi dal suo dolce tocco.
"Saffo..."
Mi allontano bruscamente accorgendomi della situazione compromettente in cui ci troviamo. "Non mi tocchi signorina. Non lo faccia più" La sua fronte aggrottata, e i suoi occhi preoccupati, per un momento mi fanno sentire in colpa
I suoi due smeraldi mi scrutano con sguardo canzonatorio. Si avvicina pericolosamente, sfiorando il mio corpo con il suo <Non dirmi che non ti è piaciuto> sussurra a fior di labbra. Rimango interdetta alle sue parole, e al suo improvviso cambiamento di carattere <Non è da tutti fare una cosa del genere, vero signora Tanner?> Tutta la sua contentezza si può notare attraverso i suoi occhi che mi scrutano attentamente "Complimenti signorina, questa volta ha vinto lei"
Fine Flashback
Mi sposto, prendendo il foglio poggiato su un tavolo in vetro davanti a me. "Tenga, questa è la sua ricompensa. Non posso dire di non essere contenta che sia lei ad aver questo privilegio" osservo i suoi occhi muoversi velocemente sul foglio, leggendo le parole scritte su di esso. Alza lentamente lo sguardo, in cerca di qualche traccia di presa in giro nei miei occhi. <Lei vuole che sia io ad aiutarla con la sua scuderia. Vuole che io partecipi al suo nuovo progetto, e in cambio quando tutto sarà finito, e lei lancerà nel mercato la sua auto, il mio nome sarà accanto al suo>
"Esattamente signorina. Farebbe meglio ad accettare"
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Who wins? (girlxgirl)
RomanceMiray Tanner, CEO di una delle più grandi aziende automobilistiche del mondo. Conosciuta da tutti per la sua capacità di mantenere in piedi la sua impresa, una volta di suo marito.Tutta la sua vita gira attorno a menzogne, ad un marito morto di cui...