CAPITOLO 9

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Tutto sta precedendo come prestabilito. L'autodromo è in via di costruzione, l'auto è quasi pronta e lavorare con Amirah diventa sempre più facile e piacevole. Da quella sera che passammo insieme a cercare un luogo adatto per il nostro nuovo progetto, sono passate due settimane, due settimane di intenso lavoro in cui nessuna di noi due ha avuto la possibilità di risposare neanche un minuto. Con Joshua è sempre la stessa storia, ogni volta che ci incontriamo per caso sussurra frasi insensate che mi fanno innervosire sempre di più. Sfortunatamente l'investigatore privato che ho ingaggiato, non è ancora riuscito a trovare niente di concreto che possa utilizzare contro di lui. Sembra proprio che Joshua si interessi a bere ogni sera, dopo il lavoro, nello stesso bar e tornare a casa con una donna diversa per passare il tempo.
Il rapporto con Diana si è rafforzato ancora di più. Lavorare insieme a lei alla costruzione del nostro veicolo è stata una delle scelte migliori che io abbia mai potuto fare. La professionalità a lavoro non manca, ma sapere di avere accanto una persona di cui mi possa fidare in tutto e per tutto toglie un grande peso che grava sulle mie spalle. La sua tecnologia è servita molto a migliorare le condizioni dell'auto e ad incrementare gli sponsor che non vedono l'ora di poter finalmente vedere l'opera conclusa ed incassare un buon guadagno. Riavere indietro la mia migliore amica dopo anni in cui non parlavamo, mi ha permesso di essere più aperta ed esternare i miei sentimenti, sapendo che rimarranno al sicuro chiusi in un forziere.
<Miray Olivia, smettila di pensare e concentrati sul gioco> le lunghe dita di Diana mi scuotono il braccio destro richiamando la mia attenzione. Roteo gli occhi ridendo alla sua insistenza "Diana, sai che non mi piace molto giocare a questo gioco, non puoi trovare qualcun altro?" Fa una faccia sdegnata allungando le braccia in modo teatrale. <A chi dovrei chiedere scusa? A Hana? Lei non è qui, ed in ogni caso se dovessimo metterci a giocare, non penso che andrebbe a buon fine. Il tutto diventerebbe un gioco sessuale tra noi due> il tono malizioso con cui lo dice mi fa sospirare esasperata. "Diana..." La richiamo bonariamente. Si guarda le unghie con finta innocenza, scrollando le spalle <Cosa? Non dirmi che non finirebbe nello stesso modo se tu fossi con Amirah. Si sente la tensione sessuale tra voi due ogni volta che vi guardate, non negarlo" mi alzo da terra, dove eravamo comodamente sedute a giocare ad uno prima che iniziasse a parlare di sesso, spostandomi in cucina con Diana che mi segue a ruota. "Lo sai che non mi piace parlare di queste cose Diana. Il contatto fisico è da anni che non lo bramo...non è una qualcosa di cui necessito per sentirmi bene" riempio un piatto di pasta, mettendolo nel microonde per riscaldarlo. Imposto i minuti, girandomi verso la polinesiana che mi osserva apprensiva. <Dovresti lasciarti andare Amirah, lei non è Noah, quel bastardo ormai è morto> sorrido amaramente, scuotendo la testa. Inclina la testa come un cucciolo perso, guardandomi in cerca di spiegazioni. "Lui è morto, si, ma i ricordi sono difficili da eliminare, non muoiono molto facilmente. Riesco ancora a sentire le sue mandi addosso ogni volta che vado a dormire. Le sue pesanti parole riecheggiano nelle mie orecchie come un eco che non si ferma mai. Ho solo piccoli attimi in cui posso rilassarmi e riposare ma niente di più. Provo ribrezzo per il contatto fisico per il semplice fatto che il suo viso il suo tocco e la sua voce mi perseguitano ogni volta che mi avvicino a qualcuno, non lasciandomi in pace"
Il bip del microonde interrompe la nostra conversazione, lasciandomi il tempo di riordinare i pensieri che si affollano. Catturo con la forchetta la pasta calda, portandola alle labbra, gustandomi il buon sapore, masticando lentamente prima di ingoiare il boccone. Offro a Diana, che è seduta accanto a me sul tavolo, un po' di pasta che rifiuta con sguardo turbato. Appoggio la forchetta sul piatto procurando un tintinnio appena la posata si scontra con la porcellana, incrociando le mandi davanti al viso, appoggiandoci la fronte. "Smettila Diana..." Mi strofino il viso combattuta "Non è colpa tua. Quello che è successo è successo, non puoi fartene una colpa" una risata sarcastica da parte della ragazza accanto a me, si propaga per la cucina <No, ma sarei potuta restarti accanto. Sarei potuta essere più attenta e notare che non eri veramente felice. Sarei potuta essere più attenta e rendermi conto che quel figlio di puttana di Noah ti metteva le mani addosso!!> Le sfioro una guancia con la mano, cercando di calmarla "Anche se tu fossi stata più attenta, avresti notato solamente che c'era qualcosa che non andava e nient'altro, e sai perché? Perché io non volevo farti sapere niente. Sono stata io quella che non ha cercato aiuto quando doveva. Sono stata io a nascondere quello che succedeva con Noah, per paura di non essere creduta. E se qui qualcuno deve prendersi la colpa, allora sono io e soltanto io" i suoi occhi velati da uno strato di lacrime mi fanno stringere il cuore in una morsa. "Sono una donna forte ormai Diana. Ho vissuto cose che molte persone non hanno vissuto. Mantengo segreti che se verrebbero a galla rovinerebbero la vita di persone innocenti, ma soprattutto, sono una donna che non conosce l'amore. Quindi se mai dovessi sentirti in colpa per qualcosa perché pensi di non avermi potuto aiutare, smettila. Se io per prima non voglio aiutare me stessa, è inutile che qualcun altro altro ci provi. Sono abituata a vivere così, ormai non mi fa ne caldo ne freddo." Le asciugo le lacrime che scendono silenziosamente sulle sue guance abbronzate, lasciandole un bacio sulla fronte. Prendo il piatto vuoto, insieme alla posata, mettendolo sul lavandino. "Chiama Hana e dille di venire qui, così passiamo una serata più tranquilla con la possibilità di conoscerla un po' meglio. Devo sapere chi ha accanto la mia migliore amica" le sorrido rassicurante, facendole cenno con la mano di chiamarla. Intanto che Diana chiama salgo in camera mia per sistemare il letto in disordine da stamattina. <Cos'è questa musica Hana?> È l'ultima cosa che sento prima di salire le scale e raggiungere la stanza. Il telefono che si illumina attira la mia attenzione, facendomi avvicinare per vedere chi mi abbia cercato. L'icona sullo schermo indica tre chiamata persa da parte dell'investigatore privato in soli cinque minuti. Lo richiamo incuriosita dal perché di tanta insistenza. Risponde dopo un paio di squilli, parlando a voce alta. Dall'altra parte sento la sua voce accompagnata da della musica ad alto volume. "Signora, scusi se l'ho chiamata ma ho delle informazioni da darle" chiudo la porta di camera, cercando di no farmi sentire da Diana, che è giù al telefono che parla con Hana. "Mi dica pure" lo sento farfugliare qualcosa, prima che la musica cessi e si senta solo il suo respiro. <Mi scusi, mi sono dovuto spostare, la musica era troppo alta e non riuscivo a sentirla.> Appoggio una mano sul fianco destra spazientita "Mi dica cosa ha scoperto" <Oh sì sì certo. Seguendo il signor Joshua, come le ho già detto, ho solamente scoperto che ogni sera va ad un bar, ed esce qualche ora dopo con una donna diversa ogni volta. Volendo assicurarmi che non ci fosse altro sotto l'ho seguito per un paio di giorni, entrano del bar nelle stesse ore che ci andava lui, e ho notato qualcosa di sospetto...> Aggrotto le sopracciglia seguendo con attenzione le sue parole "Che cosa hai scoperto?" <Si incontra con una donna in una zona appartata del bar, discutendo con lei per la maggior parte del tempo che si trova lì dentro. Oggi nel seguirlo, ha fatto un cambio di programmi. Di solito va in quel bar dopo il lavoro verso le 17.00 ma questa volta ha anticipato di tre ore. Anche questo volta l'ho seguito, e sta parlando con la stessa dei giorni precedenti. Entrambi sembrano arrabbiati.> Giro per la stanza nervosa "Riesci a vedere chi sia la donna?" La musica ritorna per qualche minuto, facendomi allontanare il telefono dall'orecchio, per poi scomparire <No, è troppo buio e si trova di spalle. Riesco solo a vedere i suoi capelli ricci. Al momento sta parlando al telefono> Mi mordo il labbro inferiore annuendo tra me e me. "Ok, oggi lascia perdere Joshua e segui la donna con cui sta parlando. Cerca di capire chi sia" <D'accordo> spengo la telefonata passandomi una mano tra i capelli spostandoli da una parte all'altra ansiosamente. Apro la porta, uscendo dalla camera, scendendo le scale fino a raggiungere il salotto. Scendo l'ultimo gradino, quando il telefono squilla. Rispondo subito leggendo il nome dell'investigatore, sperando in buone notizie. "Allora?" Tossisce a disagio prima di aprir bocca <Se n'è andata...> Chiudo gli occhi in preda alla rabbia, prendendo un respiro profondo. "Perfetto. Continua ad inseguire Joshua, sicuramente si incontrerà ancora con quella donna, e quando lo farà, devi a tutti i costi capire chi è" <Va bene signora. Farò il possibile> infilo io telefono nella tasca dei pantaloni che ho addosso raggiungendo Diana seduta sul divano. <Hana arriverà tra poco. Stava parlando con un cliente in un bar. Ci metterà poco> annuisco rilassando i muscoli tesi contro lo schienale. "Va bene. Intanto raccontami un po' di lei" i suoi occhi si illuminano subito, iniziando a parlare con tono di voce diverso. Sorrido al suo entusiasmo ascoltando attentamente ogni sua parola. "Sembra una persona fantastica" sussurro a bassa voce, non volendo rovinare l'atmosfera che si è creata attorno a noi. Un sorriso smagliante si dipinge suo suo volto <Lo è, ed è per questo che la amo, farebbe di tutto per le persone che tiene a cuore> Mi alzo dal divano appena qualcuno suona alla porta lasciando Diana seduta con un "Sono molto contenta per te D"
Apro la porta trovandomi davanti Hana che mi guarda con sguardo indecifrabile prima di sorridermi. La invito ad entrare indicandole dove Diana si trova. Chiudo la porta alle sue spalle chiedendole se vuole qualcosa da bere. Mi reco in cucina versando un bicchiere di vino bianco per Hana e due di vino rosso per me e la donna che mi conosceva con il nome di Olivia. Entro in salotto trovando le due ragazze che si baciano con foga e passione. Tossisco cercando di rendere nota la mia presenza. Appoggio in religioso silenzio i bicchieri sul tavolo di fronte a loro due che mi guardando con imbarazzo. "E io che volevo farvi giocare ad uno. Però da quello che Diana mi ha detto non penso sia una buona idea" il viso di Diana si colora di rosso, facendomi intenerire, mentre Hana ride appoggiando una mano sul ginocchio della sua ragazza. <Spero che ti abbia risparmiato i dettagli> bevo un sorso del vino prendendo in giro Diana "Se non l'avessi fermata a quest'ora saprei cose che nessuno vorrebbe mai sapere" <Smettetela!! Non è divertente. Mi state mettendo in imbarazzo ed è una cosa che accade raramente.>
Passiamo il resto del pomeriggio parlando tra di noi. Io che cerco di capire che tipo di persona sia Hana, e lei che mi lancia sguardi che passano dall'essere rigidi e meschini ad amichevoli e calorosi.                                                                                     

***
Il fatidico giorno è arrivato. Il team che era responsabile della costruzione dell'auto è riuscito a finire il tutto con tempi record. Una settima prima del previsto, l'auto è pronta ad essere testata. Sono riuscita a rintracciare una persona che mi ha dato in prestito il suo autodromo per provare l'auto ed ora ci troviamo proprio lì.
Abbiamo raggiunto da qualche ora l'autodromo e stiamo aspettando che gli ultimi controlli siano conclusi per poi salire sull'auto per dei giri di prova. Sugli spalti si trovano Melissa, Diana, Hana, Amirah e Joshua. Il motivo per cui quest'ultimo sia qui non mi è ancora chiaro, ma essendo che è un socio dell'azienda, non posso far altro che stare zitta e subire la sua presenza. Le mani iniziano a sudare con la comunicazione da parte del responsabile del team, che pronuncia le fatidiche parole; l'auto è pronta.
Scendo in pista con addosso la tuta ed in mano il casco avvicinando alla vettura. La osservo con ammirazione, soddisfatta del lavoro, sfiorando con le dita le porte e il cofano. Ascolto le indicazioni che mi da il team, annuendo distrattamente. Appena si allontanano e rimango sola in pista con gli occhi di tutti addosso, rivolgo la parola a Amirah "Signorina Aceveds, vuole salire insieme a me?" Osservo i suoi occhi guardarmi impassibili ma con un accenno di terrore <No...a lei l'onore signora Tanner. Non amo la velocità> annuisco comprensiva baciando la carrozzeria di un nero opaco prima di indossare il casco e accomodarmi sul lato del guidatore. Accendo l'auto sentendo il motore riscaldarsi. Sorrido emozionata, ingranando la marcia facendo un giro intero della pista non superando i 70km/h. Completati alcuni giri di riscaldamento, aumento gradualmente la velocità, arrivando a toccare i 140km/h. Mi godo l'attimo di libertà che provo guidando ad alta velocità, stringendo il timone con le mani ricoperte dai guanti bianchi, sentendo di avere il controllo su ciò che sta accadendo, controllo che però perdo subito dopo. Una curva stretta, che non posso prendere ad una velocità talmente elevata, si presenta a qualche kilometro di distanza. Sposto il piede dall'acceleratore, posizionandolo sul pedale accanto per frenare ma invano; la macchina non è intenzionata a fermarsi. Perdo il controllo dell'auto, passando davanti agli spalti dove tutti sono intenti a seguirmi, sbandando a destra e a sinistra, cercando di diminuire la velocità. La curva si avvicina sempre di più, e in un disperato tentativo di fermare il veicolo, tiro il freno a mano. Le gomme si fermano scivolando sull'asfalto nero come la pece, facendo ruotare l'auto su se stessa due, tre volte prima di scontrarmi contro la parete esterna. La portiera a lato del passeggero si frantuma, piegandosi verso l'interno. A causa della forza dello scontro vengo spinta in avanti andando a sbattere contro il timone, per poi sbattere contro il finestrino che si frantuma a contatto con il casco. La vista si offusca, non riuscendo così a riconoscerle ciò che ho attorno. Le uniche cose che riesco a captare attraverso gli altri quattro sensi sono le grida preoccupate delle persone sugli spalti, il sapore metallico del sangue, i vetri conficcati sulla pelle e l'odore pesante di benzina che arriva alle mie narici, prima che parte dell'auto inizi ad andare a fuoco. Cerco di reagire con le poche forze che mi sono rimaste, ma lo scontro è stato talmente brusco che non riesco a muovere gli arti doloranti. La portiera viene aperta con forza da una figura che riconosco grazie al profumo, e tirata fuori malamente. Rilascio un grugnito di dolore, mentre vengo trascinata di peso lontana dal veicolo ormai a pezzi. La persona che mi ha appena salvata da una morte certa, si ferma stanca facendomi sdraiare sull'asfalto caldo, coprendomi con il suo corpo appena l'auto va completamente a fuoco.
Mi rimuove subito dopo, con delicatezza, il casco assicurandosi che non abbia un taglio sulla testa, accarezzandomi la guancia.
<Che cosa stai facendo Amirah?!>
"Amirah..."
Sussurro sfinita, con la bocca sanguinante, pronunciando il suo nome con un sapore di perdita e tradimento.

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