Capitolo 5 - Se mi aspetterai ti aspetterò

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"Pronto?"

Finalmente era arrivato il momento di andare da Sbarra, dopo una giornata che sembrava non volerne sapere di finire, e anche se Manuel era terrorizzato all'idea di mandare tutto all'aria, finalmente avrebbe potuto fare qualcosa per aiutare Simone. Quindi sì, era pronto, e annuì con decisione in risposta a Claudio.

"È Sbarra che nun è pronto a incontrarme."

L'avvocato accennò una risatina alla battutina del ragazzo.

"Ah, questo è poco ma sicuro."

Tornò serio e fissò gli occhi nei suoi, incoraggiante.

"Resta concentrato e andrà tutto bene. Io ti aspetto qui, ma se ti dovesse succedere qualcosa, chiamami subito."

Manuel annuì ancora e lo ringraziò con lo sguardo, poi si infilò al volo una felpa, prese le chiavi della moto e uscì, ripetendosi mentalmente per tutto il tragitto quanto fosse fondamentale mantenere la calma. Claudio gli aveva spiegato che Sbarra avrebbe fatto di tutto per intimidirlo e anche se lui aveva tutto il diritto di spaventarsi, non doveva darlo a vedere. Doveva riuscirci.

Si fermò poco prima dell'ingresso dello sfascio, parcheggiando la moto in un punto che avrebbe potuto raggiungere facilmente nel caso di una fuga improvvisa, e fece l'ultimo breve tratto a piedi. Tutto taceva vista l'ora tarda, ma già dal cancello poteva vedere che c'era la luce accesa in quella specie di baracca che fungeva da ufficio di Sbarra, segno che fosse effettivamente lì ad aspettarlo. Fece un respiro profondo ed entrò, trovandosi quasi immediatamente fermato da Zucca, che sbucò da un lato.

"Chi nun more se rivede! O sai che pensavo non avessi le palle de venì? E invece me devo ricrede, bravo. Stupido, ma bravo."

Zucca doveva decisamente rientrare nella categoria di persone che non amavano, pensò Manuel, cercando di concentrarsi su questo piuttosto che sull'istinto di tirargli un pugno. Non sarebbe servito a niente se non a peggiorare le cose e poi, a ben vedere, qualcuno -che Manuel ringraziò mentalmente- doveva averci già pensato, a giudicare dal suo occhio nero. Sostenne il suo sguardo, cercando di non far capire quanto la paura gli stesse mordendo lo stomaco.

"Beh, mo però sto qua, me fai passare o no?"

"Che, vai de fretta? Prima devo vede' se c'hai qualcosa, forza."

Gli fece cenno di allargare le braccia e le gambe e Manuel obbedì, pur scuotendo il capo.

"Ma che devo tene', è ridicolo..."

Si finse incredulo, in realtà era estremamente sollevato: aveva proposto a Claudio di farsi montare una piccola videocamera o un piccolo microfono addosso per registrare la conversazione con Sbarra e avere delle prove contro di lui, ma l'avvocato aveva bocciato la sua idea dicendogli che guardava troppi film e che un criminale vero non si sarebbe fatto fregare così. Per fortuna gli aveva dato ascolto.

"Ridicolo sarai te, guarda. Comunque questo lo prendo io."

Agitò il cellulare di Manuel davanti ai suoi occhi e poi se lo mise in tasca.

"Annamo."

Senza troppe cerimonie, afferrò Manuel per un braccio e lo portò con sé verso l'ufficio di Sbarra. Il vecchio era lì ad aspettarli e insieme a lui c'era quella donna che gli stava sempre intorno.

"Guarda chi c'è venuto a trova'!"

Esclamò Zucca, con finto tono cordiale. Sbarra allargò le mani, sorpreso.

"T'o dicevo io che non sarebbe mancato! 'Sto ragazzo è intelligente e non si sarebbe fatto scappare una proposta come la mia. Come stai, ragazzi'? Te trovo bene..."

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