Appendice, Capitolo 7 - Tu mi guardi e ci scappa da ridere (parte 2)

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Claudio, rimasto solo, non gli diede ascolto, ma solo perché preso da un pensiero più urgente: il temporale che li aveva colpiti all'improvviso lo aveva impensierito non poco, dal momento che un tempo del genere avrebbe rovinato una parte importante della loro serata, per cui si alzò ed infilò i boxer abbandonati a terra, avvicinandosi poi alla finestra. Tirò l'apposita corda per sollevare le persiane, che erano abbassate quasi del tutto e lasciavano spazio solo a piccoli spiragli tra le varie stecche, e guardò fuori trattenendo il fiato, preso da un forte senso di apprensione alla bocca dello stomaco.

Con sua grande gioia vide che, nonostante il cielo fosse ancora grigio, aveva smesso di piovere e le nuvole si stavano diradando. Sospirò, sollevato, e con più tranquillità si mise ad osservare la strada sottostante ed i dintorni: il palazzo dirimpetto sembrava tinto di fresco, con il suo colore arancio chiaro rinfrescato dalla pioggia, il marciapiede e l'asfalto erano interrotti da diverse pozzanghere, dovute senz'altro a buche di varie forme e dimensioni -e probabilmente anche di profondità- completamente piene d'acqua da cui i pedoni, infagottati nei loro cappotti e con gli ombrelli chiusi stretti sotto al braccio, si tenevano ben alla larga, mentre le automobili non riuscivano ad evitarle e così schizzavano colonne d'acqua al loro passaggio, talvolta colpendo incidentalmente proprio uno o più di quei pedoni che non mancava di esternare tutto il suo disappunto con esclamazioni colorite che gli arrivavano all'orecchio nonostante la finestra fosse chiusa, facendolo ridacchiare di gusto. Rumori esterni a parte, la casa era immersa in un morbido silenzio ed essendo anche relativamente piccola, dalla propria postazione riusciva ad udire Domenico che preparava la colazione: "Chist'uocchie nun ponn' sgarrà, già sann' chell' c'hanna fa. Tu labios c'a' luce ro' mare, no puedo dejar de mirar." lo sentiva canticchiare, ed inevitabilmente gli sorrideva il cuore. La tentazione di raggiungerlo di soppiatto per ascoltarlo meglio era forte, ma sapeva che nel momento esatto in cui il compagno si sarebbe accorto della sua presenza avrebbe smesso di cantare perché si vergognava -nonostante non se la cavasse affatto male nel canto, anzi-, ed allora preferì evitare, restando ad aspettarlo dov'era.

Domenico tornò in camera da letto dopo diversi minuti, con il vassoio da colazione -di quelli con i sostegni estraibili che fungevano da gambe, ideali per mangiare a letto- ben saldo tra le mani: aveva preparato due tazze di thè, una piccola ciotola con i biscotti alla frolla da inzupparvi, un piattino con un paio di mele sbucciate ed un altro con qualche fetta biscottata spalmata di marmellata, poi su un tovagliolo aveva posizionato due quadratini di cioccolata, che erano immancabili nel loro rituale mattutino.

Appena entrato vide Claudio in piedi davanti alla finestra, nudo ad eccezione dell'intimo, con la fioca luce del mattino a tracciare il contorno del suo corpo e sorrise istintivamente: gli sembrava un gatto che scrutava curioso il mondo esterno, senza però rinunciare alla comodità della sua casa.

Decise di sfruttare l'occasione e, a passo felpato, posò il vassoio sul letto per poi avvicinarsi al compagno, che subito cinse da dietro, in un abbraccio, posandogli un bacio nell'incavo del collo.

"Così prendi freddo, core mij. Perché non sei rimasto a letto?"

Mormorò, poggiando il capo sulla sua spalla.

Claudio accennò un sorriso e senza esitare -non ebbe nemmeno un sussulto, perché mai e poi mai Domenico avrebbe potuto spaventarlo-, si lasciò accogliere nel suo abbraccio, ma al tempo stesso lo ricambiò sollevando una mano per portarla sul suo viso e raggiungendo le sue, intorno al proprio busto, con l'altra.

"Volevo solo vedere se aveva smesso di piovere...e poi non ho freddo, ci sei tu a scaldarmi."

Mormorò morbidamente, accarezzandogli sia la guancia che il polso.

Domenico fece uno sbuffo divertito -'Quanto ci sai fare con le parole, core mij!', pensò-, depositò un altro piccolo bacio sulla sua pelle e poi si sporse oltre la sua spalla per guardare fuori, con aria curiosa.

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