"Mi vuoi dire cos'è successo?"
Manuel era rientrato in casa di Claudio con l'aria di chi aveva tutta l'intenzione di far scoppiare una guerra. Deciso come una tempesta si era diretto subito in cucina e Claudio pensò che l'avesse fatto per prendersi qualcosa da bere, qualcosa di forte, quindi fu molto sorpreso quando invece lo vide fermo davanti alla sua vetrinetta delle tisane. Le scrutava tutte con occhi di fuoco, agitato, ma era chiaro che la sua agitazione risiedesse altrove.
"Ci penso io, dai, tu siediti e raccontami tutto."
Il ragazzo si spostò, lasciando che fosse l'avvocato a scegliere qualcosa che potesse aiutarlo almeno un po' a distendere i nervi, ma non si mise a sedere. Prese invece a misurare a grandi passi la stanza, facendo avanti e indietro come un leone in gabbia.
"Io a quello lo ammazzo con le mie mani, te lo giuro. Poi posso pure andare in galera, non me ne importa niente!"
Esclamò, e anche la sua voce sembrava il ringhio di un leone ferito e arrabbiato. Claudio sospirò pazientemente.
"Ti ricordo che in carcere non ci sarebbe Simone e sono sicuro che nessuno di voi due voglia separarsi dall'altro. Sbarra pagherà, ma lo farà con la giustizia, non con la vendetta."
Manuel fece una risatina amara. Se ci fosse stata giustizia al mondo, ci sarebbe stato lui in quello sgabuzzino buio e afoso al posto di Simone. Claudio però aveva ragione su una cosa, e cioè che non voleva assolutamente stare ancora lontano dal suo ragazzo.
"Dici così perché non hai visto Simone! Lo volevo strozza', a quello stronzo de Sbarra..."
Ringhiò ancora, dando un calcio alla gamba del tavolo che fece tremare le tazze che vi erano poggiate sopra.
Claudio non si scompose, era giusto che Manuel si sfogasse ora che poteva, e riempì quelle stesse tazze con la bevanda calda. Solo allora Manuel si sedette, o meglio, si accasciò sulla sedia.
"Quindi tu l'hai visto? Sbarra te l'ha fatto incontrare?"
Manuel scosse il capo e bevve un sorso di tisana. La riconobbe, era la preferita di Simone e sentì gli occhi inumidirsi, di certo non per il sapore deciso dello zenzero.
"No, non lui, ma la donna sua sì. Sbarra era uscito un attimo e lei mi ha portato da Simone. Non so perché l'abbia fatto, ma sinceramente non m'importa. Lo tengono chiuso in uno stanzino più piccolo de 'sta cucina, Cla', ammanettato come un criminale e..."
L'immagine di Simone ferito e sporco, lasciato da solo al buio con le sue allucinazioni -allucinazioni, cazzo- gli tornò vivida davanti agli occhi e gli fece morire la voce in gola. Provò a chiuderli per scacciarla, ma fu inutile. Era giusto così, però, perché era soltanto colpa sua se Simone si trovava in quel casino e lui non aveva alcun diritto di provare ad ignorarlo. Non voleva ignorarlo.
"So' sicuro che non mangi da giorni e a stento ogni tanto je portano l'acqua. Non lo fanno manco anda' in bagno, ti rendi conto? Neanche i cani si trattano così!"
Le sue mani stringevano forte la tazza, così forte che avrebbero quasi potuto frantumarla, tanta era la rabbia che aveva in corpo, unita al dolore e alla consapevolezza di essere totalmente impotente.
"Quando so' entrato dentro, all'inizio ha pensato che non fossi vero, mi ha fatto capire che non era la prima volta che mi vedeva. Solo che io là non c'ho mai messo piede prima de stasera."
Fissò Claudio negli occhi, per fargli capire quanto grave fosse la situazione. L'avvocato di solito era bravo a tenere a bada le sue emozioni, ma nei suoi occhi di ghiaccio Manuel poté cogliere tutta la sua preoccupazione nei confronti di Simone ed era effettivamente così, Claudio era estremamente preoccupato. Era molto affezionato a Simone e anche lui desiderava aiutarlo. Anche lui, se avesse potuto, avrebbe preso il suo posto senza esitare.
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Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."