Manuel aveva raggiunto l'ingresso dell'ospedale senza problemi, erano tutti troppo indaffarati per accorgersi di lui, e stava attraversando il parcheggio, dirigendosi verso la metro -avrebbe potuto chiedere a Claudio di venire a prenderlo, ma non voleva disturbarlo a quell'ora- quando si sentì chiamare.
Si voltò e vide sua madre accanto ad un'auto che riconobbe essere quella di Dante e infatti poco dopo anche lui e Virginia uscirono da lì. Sorrise ad Anita e le andò incontro, abbracciandola forte non appena l'ebbe raggiunta. Non la vedeva da giorni e gli era mancata tanto.
Lei, dopo un attimo di sorpresa, ricambiò l'abbraccio e gli portò una mano tra i capelli.
"Ciao, tesoro. Che ci fai già qui?"
"Ciao, ma'."
Le diede un bacio sulla guancia e, senza separarsi dall'abbraccio, agitò una mano in segno di saluto anche verso Dante e Virginia, con un sorriso un po' più mesto di quello che aveva rivolto a sua madre. Si sentiva ancora in colpa per come li aveva fatti soffrire ed era certo che quel peso non sarebbe mai andato del tutto via, ma era deciso a impegnarsi per lavorare sul presente e sul futuro, come aveva promesso a Simone.
Virginia gli rivolse un caldo sorriso e un saluto elegante con la mano, Dante invece si limitò a fargli un cenno con il capo.
"Io veramente me ne stavo andando. So' stato qua tutta la notte con Simone, mo' però c'ho una cosa da fa'..."
Anita gli rivolse uno sguardo preoccupato, non vedeva il figlio da giorni e anche se l'avvocato Vinci li aveva tenuti informati costantemente, lei aveva avuto il sospetto che non avesse detto proprio tutto. Manuel le sorrise rassicurante, ma prima che potesse riprendere il suo discorso intervenne Dante, che nel frattempo si era avvicinato.
"Ti hanno fatto restare con Simone? Come sta?"
Manuel alzò gli occhi verso il suo professore, ma subito li spostò in direzione di un punto indefinito alla sua destra, perché ancora non riusciva a sostenerne lo sguardo.
"Ho dovuto insistere un po', ma mi hanno fatto restare, sì. Simone sta...sta bene, tutto sommato. L'ho visto sereno, insomma, ha pure dormito. Credo che sia più tranquillo, adesso, che si senta al sicuro. E sarà molto felice di vedervi, quindi magari non fatelo aspetta' troppo..."
Disse rivolto anche a nonna Virginia, abbozzando un sorrisetto. Non voleva che Simone rimanesse troppo solo e poi sapeva quanto gli mancava la sua famiglia, era ora che si incontrassero di nuovo.
"E tu invece dov'è che stavi andando?"
Domandò Dante, con tono severo. Anche lui aveva lo stesso sguardo preoccupato di Anita, ma era più freddo. Beh, era comprensibile, Manuel aveva fatto fin troppe cazzate.
"Sto andando a denuncia' tutte le schifezze de Sbarra, così finalmente lo acchiappano. Voglio fare la cosa giusta, adesso."
Il professore annuì e, senza dirgli altro, porse le chiavi della propria auto ad Anita.
"Fa' una cosa, accompagnalo tu, tanto noi restiamo qui per un po'."
"Da' un bacio a Simone anche da parte mia, ci vediamo più tardi!"
Replicò lei, facendo cenno al figlio di seguirla in auto. Mentre uscivano dal parcheggio dell'ospedale, Manuel provò a telefonare all'ispettore Liguori, ma non ricevendo risposta tentò con l'avvocato Vinci, ottenendo anche da quel numero soltanto squilli a vuoto. Fece una risatina tra sé e sé, perché aveva intuito cosa potesse essere successo.
"Ma', scusa, dobbiamo fa' una deviazione. Passiamo a casa de Claudio, cioè dell'avvocato Vinci, così recupero pure la mia moto e tu puoi tornare in ospedale."
STAI LEGGENDO
Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."