"Disturbo?"
Sussurrò il dottor Bonvegna entrando nella stanza. Simone si voltò verso di lui e gli fece segno, portandosi l'indice sulle labbra, di fare piano: Manuel si era addormentato da poco e non voleva che si svegliasse.
"Scusa, scusa, ti rubo giusto cinque minuti."
Disse a voce ancora più bassa il medico, avvicinandosi al letto. Gli spuntò un sorriso intenerito sulle labbra quando vide Manuel così stretto a Simone, gli diede l'impressione che volesse proteggerlo con il suo corpo e anzi, avendo conosciuto un po' il soggetto, era sicuro che non fosse soltanto una sua impressione. Spostò poi lo sguardo sul proprio paziente, rivolgendogli lo stesso sorriso.
"Va meglio, adesso?"
Simone annuì lentamente, arricciando un angolo delle labbra in una smorfietta d'imbarazzo. Non si era comportato bene con quei due infermieri, non ne andava fiero.
"Sì, adesso sì. Mi dispiace per prima, sono mortificato...puoi portare le mie scuse a quei due ragazzi? Ho esagerato."
Riccardo scosse appena il capo, comprensivo.
"Non ti preoccupare, non devi sentirti in colpa. Se ti fa stare meglio, chiederò scusa da parte tua a Pietro e Francesco, ma sono sicuro che anche loro abbiano capito la situazione."
Fece una breve pausa. Simone era un ragazzo gentile, buono, ma anche comprensibilmente spaventato, chiunque avrebbe capito che la sua reazione era stata dettata dalla paura e non dalla cattiveria.
"È successo qualcosa in questi giorni, vero? Qualcosa che ti ha portato a rispondere così. Non devi raccontarmelo, se non vuoi, è solo per dirti che non hai niente di cui scusarti, va bene?"
Simone annuì di nuovo, lo sguardo fisso in quello di Riccardo. I suoi occhi verdi erano caldi, rassicuranti, senza alcun accenno di impazienza e di questo gli fu molto grato.
"Va bene, grazie. Grazie davvero."
Sospirò, voltandosi verso Manuel per qualche istante. Nella sua espressione distesa e serena trovò il coraggio necessario a fare un piccolo passo avanti. Si aggrappò un po' di più al suo braccio, che per lui in quel momento era un sostegno.
"È successa una cosa, sì, una cosa che mi sento ancora addosso, ma voglio superarla. Sarebbe possibile...insomma...lavarmi?"
Sentì le guance avvampare per l'imbarazzo, e forse non era il migliore degli inizi, ma non poteva e non voleva restare ancora così, sporco sia letteralmente che metaforicamente.
"Sono molto contento che tu me lo chieda, anche perché ero venuto a farti una proposta: ti sentiresti meglio se fossimo io e Manuel, a lavarti? Cioè, ti laverebbe Manuel, io gli darei soltanto qualche indicazione, nient'altro."
Spiegò Riccardo con un sorriso, indicando poi il ragazzo addormentato con un cenno del capo.
"L'idea è sua, comunque, me l'ha chiesto a pranzo."
Simone abbozzò una risatina che portava con sé ancora uno strascico di imbarazzo, ma soprattutto tantissima gratitudine. Non fece fatica a credere che l'idea fosse di Manuel, di quel genio del suo ragazzo, che continuava a prendersi cura di lui come un angelo custode.
"Per me sarebbe perfetto, però adesso non voglio svegliarlo e...e devo anche dirgli delle cose, prima..."
Riccardo interruppe quel discorso con un cenno della mano, in modo da evitare che Simone chiedesse scusa per l'ennesima volta senza motivo.
"Domani mattina va bene?"
Simone sospirò, rincuorato.
"È perfetto, grazie."

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Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."