Furono fortunati, nessuno si accorse della presenza di Claudio nella stanzetta e, di conseguenza, nessuno andò a rimproverare Domenico. Quando quest'ultimo entrò nella stanza alla fine del turno, facendo attenzione a non essere visto, trovò l'altro che dormiva placidamente nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato.
"È quasi un peccato svegliarlo..."
Mormorò tra sé e sé notando il suo viso rilassato e sereno, così diverso da come lo aveva visto nelle ore precedenti. Si avvicinò lentamente, senza far rumore, perché anche se doveva svegliarlo non voleva farlo in maniera troppo brusca.
"Claudio? Hey?"
Disse piano, con la stessa delicatezza che usava con sua sorella quando la svegliava per andare a scuola.
Claudio strizzò gli occhi per un istante, poi li aprì. Impiegò qualche secondo a ricordare dove fosse, ma ciò che più lo stupì fu che, finalmente, fosse riuscito a dormire in modo soddisfacente. Aveva anche fatto un sogno molto piacevole, una passeggiata in un bosco che sembrava uscito da un dipinto, ma di cui poteva cogliere i suoni -il cinguettio degli uccelli, il ronzio delle api, il fruscio delle foglie-, i profumi -dei fiori e dei frutti più vari- e le sensazioni fisiche -il venticello che gli accarezzava i capelli, l'erba morbida e fresca di rugiada sotto i piedi, il calore del Sole sulla pelle nuda e liscia, senza nemmeno un graffio-. Gli aveva fatto bene all'anima, quel sogno, e dormire, anche se per poco, gli aveva fatto bene al corpo.
"Ciao, Domenico... c'è qualche problema?"
Domandò, con la voce impastata dal sonno e gli occhi di nuovo mezzi chiusi, stretti in due piccole fessure. Domenico scosse piano il capo, accennando un sorriso.
"No, no, è solo che il mio turno è finito e dobbiamo uscire. Tu come ti senti? Ce la fai ad alzarti?"
Chiese, già pronto ad aiutarlo.
Claudio si passò una mano sul viso, sbadigliando, e liberò un lungo sospiro che sperava potesse aiutarlo a scrollarsi di dosso il torpore. Si mise a sedere, evitando movimenti bruschi.
"Sto un po' meglio, grazie..."
Allungò una mano verso l'altro, che subito l'afferrò dandogli l'appoggio che cercava per rimettersi in piedi.
"Eh, te l'ho detto che ti saresti sentito meglio, vomitando. È sempre così..."
Commentò Domenico, lieto di saperlo. Claudio gli rivolse uno sguardo incuriosito, accompagnato da un sorriso furbetto, anche se stanco.
"Parli per esperienza personale?"
Domenico ridacchiò, e ricambiò il suo sguardo con divertimento, piacevolmente sorpreso di essere stato preso in contropiede. Si rese conto che quegli occhi blu sapevano essere pungenti, se lo volevano.
"Mi dichiaro colpevole, anche se è acqua passata. Sono un poliziotto, adesso, devo dare il buon esempio."
Rispose, con una punta di orgoglio nella voce. Claudio notò che gli occhi verdi brillavano fieri, segno che ci credeva davvero in quelle parole. Per quel poco che lo conosceva, poi, era sicuro che non fossero vuote.
"L'acqua c'entra poco mi sembra, credo sia più appropriato dire che è birra passata, o vino, magari?"
Commentò scherzoso, e Domenico reagì con una risatina divertita, a cui seguì quella più contenuta di Claudio, poco più di uno sbuffo.
"Lo è decisamente, sì."
Concordò il poliziotto, con la risata che sfumava sulle labbra, per poi fare segno all'altro di non fare rumore. Aprì leggermente la porta, in modo da controllare che non ci fosse nessuno nei dintorni, e trovando la via libera uscirono entrambi dalla stanza.

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Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."