Le ore sembravano non voler passare mai, nonostante Claudio cercasse di riempirle in ogni modo possibile: dopo essersi alzato dal letto ed essersi lavato, indossò qualcosa di comodo per stare in casa -precisamente una tuta di Domenico, come nei migliori cliché-, poi diede una sistemata alla stanza, lavò ciò che avevano usato per fare colazione e si mise a riempire qualche altro scatolone di libri e dischi, eppure gli sembrò di aver trascorso almeno il doppio del tempo che era effettivamente passato quando si accorse che era sopraggiunta l'ora di pranzo.
Si preparò un piatto di pasta veloce, non aveva nemmeno troppa fame, e poi decise di mettere su un film confidando nel fatto che lo avrebbe catturato a tal punto da far volare le successive due ore, ma se qualcuno gli avesse chiesto di riassumere la trama di quel film, lui non avrebbe saputo che dire perché non lo stava minimamente seguendo: la verità era che riusciva a pensare soltanto alla serata che aveva davanti, non importava quanto si sforzasse di spostare la mente su altro, e finiva sempre con gli occhi a controllare le lancette del proprio orologio da polso, che gli sembravano sempre immobili.
Alla fine, forse per esasperazione, il tempo si decise a scorrere più velocemente e la giornata arrivò alle tanto attese cinque e mezzo del pomeriggio, orario che Claudio aveva scelto per iniziare a prepararsi, in modo da poter fare tutto con calma. Si infilò sotto la doccia, lavandosi accuratamente, ed una volta uscito e asciugatosi, indossò ciò che aveva già scelto per quell'appuntamento speciale: un completo blu scuro composto da giacca, pantalone e cravatta -quel colore, secondo Domenico, gli risaltava gli occhi- accompagnato da una camicia bianca che gli stava a pennello.
Si guardò allo specchio e rimase soddisfatto del risultato ottenuto -appariva elegante ma non eccessivamente formale, proprio come aveva pensato-, quindi indossò un lungo cappotto -un po' per ripararsi dal freddo autunnale e un po' per necessità, dal momento che gli serviva una tasca grande abbastanza per contenere una scatola molto importante e questo cappotto ne aveva una che faceva al caso proprio- ed uscì, salì in auto e si diresse al commissariato con la celerità concessa dall'abituale traffico romano -era tranquillo, perché aveva giocato d'anticipo e aveva tutto il tempo necessario a disposizione-, eppure sorrise per l'intero il tragitto perché gli sembrava di volare nonostante l'auto avanzasse lentamente.
Non appena mise piede nell'atrio piuttosto spazioso dell'edificio, incrociò un'agente che stava uscendo e che lo salutò con un sorriso cordiale e luminoso.
"Claudio, che bello vederti! Sei qui per lavoro o per piacere? Dal sorriso, mi sembra più la seconda, eh?"
Chiese, allegra, la ragazza dai grandi occhi castani e dai lunghi capelli neri raccolti in una coda.
Claudio ridacchiò e annuì. In quel commissariato lo conoscevano tutti, dapprima solo per la sua professione, poi anche per la sua relazione con Domenico -non l'avevano annunciata in pompa magna, chiaramente, ma non facevano nemmeno nulla per nasconderla quando si incontravano lì-, ma Alex era tra quelle persone per le quali provava più simpatia: se Arthur era un membro del proprio fanclub, lei sarebbe potuta entrare a pieno titolo in quello di Domenico.
"Ciao Alex, anche a me fa piacere rivederti. Hai indovinato, sono qui per Domenico..."
Rispose, e la voce gli tremò leggermente quando pronunciò il suo nome.
Alex gli fece un cenno con il capo, indicando il corridoio.
"È nel suo ufficio e meno male che sei arrivato tu a tirarlo fuori. È stata una giornata di quelle che proprio..."
Sospirò profondamente, agitando su e giù una mano per sottolineare quanto fosse stato stancante quel giorno.
Claudio le sorrise, comprensivo.

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Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."