Epilogo - Eternamente ora (parte 2)

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Un numero imprecisato di tocchi leggeri picchiettarono, in rapida successione, sulla porta della camera. Claudio e Domenico, impegnati a darsi una sistemata alle rispettive barbe, si fermarono e si scambiarono uno sguardo ed un sorriso d'intesa perché riconobbero la mano, anzi la manina, che continuava a bussare senza sosta.

Domenico afferrò al volo un asciugamano e se la passò in viso, per poi posarlo.

"Vado io, tanto qui ho finito."

Annunciò con voce leggera, sporgendosi a dare un bacio sulla guancia del compagno, ancora umida.

Claudio fece una risatina e annuì, poi con un cenno del capo indicò l'ingresso della camera.

"Vai, vai, prima che la nostra passerotta decida di sfondare la porta!"

Esclamò divertito, ed in entrambi il pensiero sfociò in una risata bassa, morbida, piena d'affetto e tenerezza. Erano perfettamente consapevoli, però, che quella piccoletta ne sarebbe stata perfettamente capace!

Domenico si avviò fuori, chiudendo la porta del bagno alle proprie spalle, e raggiunse a passo svelto quella d'ingresso mentre si stringeva meglio l'accappatoio in vita per evitare che si aprisse, in previsione di ciò che stava per accadere: non appena aprì la porta, infatti, si ritrovò travolto da un'ondata d'affetto, stretto tra due braccine piccole, ma forti, che sembravano decise a non lasciarlo più.

"Buongiorno zio!"

Esclamò Lucia, con una vocetta vispa e squillante.

Domenico si sciolse in un sorriso luminoso e si chinò subito a sollevare la propria nipotina, anche se ormai era cresciuta, aveva quasi sette anni, e stava diventando difficile prenderla in braccio. Non importava, però, perché tenerla stretta in un abbraccio valeva tutti i mal di schiena del mondo! Le posò un bacio tra i riccioletti scuri, nei quali spiccava una fascetta di raso gialla che si intonava perfettamente al vestitino che indossava, e poi le rivolse il sorriso che era tutto per lei.

"Buongiorno a te, passerottina mia! Come stai? Tutto bene?"

Lucia annuì, entusiasta, e sorrise scoprendo i dentini che le mancavano.

"Sì, benissimo! Sono tanto felice! E tu?"

Chiese inclinando leggermente il capo, facendo una carezza sulla guancia barbuta -che però non pungeva, anzi era morbida!- dello zio al quale voleva un mondo di bene. In realtà sapeva già la risposta a quella domanda, perché ormai da parecchio tempo lo zio sorrideva sempre, quindi era sempre felice!

Domenico liberò un piccolo sospiro e curvò le labbra in un sorriso morbido.

"Io non potrei essere più felice di così, tesoro mio."

Rispose, con infinita dolcezza. Spostò lo sguardo, poi, verso Sara, elegantissima nel suo tailleur verde, che aveva accompagnato la figlia -ma non era andata lì solo per quello- e le sorrise, ugualmente affettuoso.

"Buongiorno anche a te, Sara!"

Esclamò, sporgendosi a darle un bacio sulla guancia.

"Buongiorno, fratellone!"

Ribatté Sara, allegra, per poi contraccambiare il bacio.

Domenico, dunque, si spostò per farla passare e chiuse la porta dietro di lei.

"Com'era la camera? Vi siete trovati bene, avete avuto qualche problema?"

Domandò, senza nascondere un pizzico d'apprensione, mentre si spostavano nel salottino, e Sara scosse il capo, ridacchiando.

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