Ciò che Claudio non aveva tenuto in conto, però, era la facilità con la quale si lasciava andare quando era vicino all'altro, forse perché era trascorso troppo tempo dall'ultima volta che lo era stato e la mente l'aveva dimenticato, ma il corpo evidentemente no: come se si fosse attivata una sorta di memoria muscolare, infatti, nel giro di poco cominciò a sentirsi pervadere da un morbido torpore che pian piano lo attraversò tutto facendosi sempre più intenso e rendendogli sempre più difficile mantenere gli occhi aperti. Si sentiva pesante, ma leggero al tempo stesso, e sapeva che se solo avesse ceduto e si fosse addormentato avrebbe dormito un sonno ristoratore come non gli accadeva da tempo, ma non poteva permetterselo in quella situazione. Cercò di combattere ancora e ancora l'istinto di assecondare quel torpore, ma quando capì che non ci sarebbe riuscito realizzò che c'era un'unica cosa da fare: allontanarsi dalla sua fonte.
Separò, a malincuore, la propria mano da quella di Domenico, si alzò dal letto senza far rumore, indossò la vestaglia per stare un po' più caldo -faceva freddo, lontano da lui- ed in quel momento realizzò che sicuramente Rosa e Sara si sarebbero preoccupate da morire quando, il mattino dopo, non avrebbero trovato Domenico in casa, dunque era il caso che le avvisasse.
Cercò il cellulare di Domenico nella tasca dei suoi pantaloni, ma non trovandolo -del resto c'era da aspettarselo date le condizioni in cui era uscito di casa, ma valeva la pena fare un tentativo- uscì a passo felpato dalla stanza ed andò a recuperare il proprio, che aveva lasciato in salotto. Erano trascorsi anni e non aveva più il numero di Sara, ma per una volta Facebook si rivelò utile e così, dopo una breve ricerca, le inviò un messaggio in chat:
-Domenico è venuto a casa mia, sta bene. Domattina lo riporto da voi.-
Si limitò a scrivere, senza troppi fronzoli che sarebbero risultati inappropriati.
Fatto questo, decise di prendere i documenti di una causa che aveva in corso e tornò nuovamente in camera, portando con sé il cellulare nel caso in cui Sara gli avesse risposto. Si accomodò su una sedia che teneva poco distante dal letto e cominciò a leggere il fascicolo alla luce della Luna: il suo studio aveva preso in carico il processo di unione tra due aziende e dunque aveva l'incarico di stilare un contratto sulla base dei termini dell'accordo già preso, nulla di particolarmente complicato in verità, ma comunque ben pagato e costituiva dunque uno di quei casi che decideva di assumere per poter lavorare pro bono ad altri, molto più importanti dal proprio punto di vista. Era anche, al momento, un modo perfetto per tenersi sveglio, esattamente come voleva.
Per un po' andò tutto bene, gli unici rumori che si sentivano nella stanza erano il sottile fruscio delle pagine che Claudio sfogliava, segnando qualche appunto a penna su un taccuino di tanto in tanto, e il sonoro russare di Domenico, al quale spesso e volentieri Claudio rivolgeva uno sguardo attento per assicurarsi che stesse bene. Dopo circa un'ora, però, Domenico cominciò ad agitarsi, mugugnando, e Claudio non esitò a lasciare tutti i fogli e gli appunti sulla sedia e a precipitarsi accanto a lui, preoccupato.
Non fece nemmeno in tempo a provare a svegliarlo che Domenico sbarrò gli occhi nel buio della stanza, liberando un mugolio turbato, e subito li rivolse verso l'altro lato del letto, dove in teoria avrebbe dovuto esserci Claudio, ma che trovò invece vuoto, ed un senso di panico si impadronì di lui.
Claudio, accortosi che lo stava cercando, portò una mano sul suo petto per attirare la sua attenzione.
"Hey, sono qui. Che hai?"
Chiese, mostrandosi il più calmo possibile.
Domenico seguì la sua voce ed il suo tocco e si voltò verso di lui, deglutendo prima di parlare. Per il momento non si chiese perché non l'avesse trovato nel letto, aveva un'altra preoccupazione a cui badare, più urgente, che aveva le sembianze di un orribile senso di nausea alla bocca dello stomaco.
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Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."