Capitolo 18 - Sotto cieli un po' più veri, sai, potremmo riposare

801 55 321
                                    

"Quindi questo bel tatuaggio è opera tua, Manuel?"

Domandò incuriosito Riccardo, che si era avvicinato per dare un'occhiata al tatuaggio di cui avevano parlato. Manuel annuì meccanicamente senza nemmeno alzare lo sguardo, concentrato su ciò che faceva.

"Sì, però te vacce piano co' gli occhi, ché me consumi il tatuaggio e pure Simone!"

Esclamò, un po' scherzoso e un po' serio, facendo ridere Simone e ridacchiare Riccardo. Quest'ultimo si allontanò di qualche passo, con le mani sollevate in un plateale gesto di resa.

"Non sia mai!"

Si rivolse, allora, a Simone.

"E dimmi, come mai proprio la formula della relatività? Sei un fan di Einstein anche tu come me?"

Simone accennò un sorrisetto e si grattò una guancia, imbarazzato. Certo, a lui il pensiero di Einstein piaceva molto, ma non era esattamente quello il motivo principale per cui si era fatto tatuare.

"Beh...sì, anche. Però il soggetto non era poi così importante."

Riccardo si accigliò, confuso, e anche Manuel gli rivolse un'occhiata perplessa. A lui era sembrato che invece Simone ci tenesse molto a farsi proprio quel tatuaggio, quella sera.

Simone sospirò, rendendosi conto di essersi un po' dato la zappa sui piedi, ma non era poi chissà che tragedia, dal momento che non si vergognava a fare quella confessione.

"Ciò che volevo davvero era passare un po' di tempo con Manuel, conoscerlo meglio..."

Spiegò a bassa voce, con il volto addolcito da un morbido sorriso, mentre guardava Manuel negli occhi.

"Simo..."

Sussurrò lui con tenerezza, interrompendo ciò che stava facendo. Era lusingato, da una parte, ma dall'altra si chiese come avesse fatto a pensare che un perfettone come Simone Balestra potesse davvero volersi far fare un tatuaggio da lui, con cui litigava continuamente, tra l'altro in un garage sporco che gli avrebbe fatto rischiare una brutta infezione, senza capire che forse c'era dell'altro dietro quella strana richiesta.

"Beh, scusami, ma allora non era meglio invitarlo a bere un caffè?"

Chiese Riccardo, con un mezzo sorriso divertito a incurvargli le labbra. Non l'aveva fatto di proposito e se ne rendeva conto solo adesso, ma aveva ripetuto la stessa obiezione che anni prima Alba, una sua cara amica, gli aveva fatto quando le aveva raccontato del modo che si era inventato lui per trascorrere del tempo con Lorenzo, all'epoca studente di Medicina come lui e futuro dottor Lazzarini.

Simone fece una risatina e scrollò le spalle.

"Non lo so, non c'ho pensato, mi sembrava la cosa più sensata da fare, sul momento. Anche perché la situazione era un po' strana..."

"Ah, è sempre così!"

Commentò Riccardo, ridacchiando.

"Strana come? Se vi va di raccontarmelo, ovviamente..."

Aggiunse e fu Manuel a prendere la parola, ricominciando a lavare Simone.

"Ci stavamo veramente sul cazzo."

Spiegò senza mezzi termini e Simone annuì per confermare. Riccardo mise su un'espressione meravigliata, non se lo aspettava, ma pensandoci bene non era poi così assurdo.

"Davvero? Non si direbbe, vedendovi ora..."

I due ragazzi ridacchiarono scambiandosi uno sguardo d'intesa, poi Manuel parlò di nuovo.

Un Sole intero di felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora