Appendice, Capitolo 5 - Rimangono le impronte (parte 1)

266 15 120
                                    


Napoli, 1 Gennaio 2004

Claudio fu svegliato dal rumore, divenuto familiare nel giro di pochi giorni, della chiave che girava nella serratura. Non che stesse realmente dormendo, in effetti, il suo era più un riposare profondo -aveva il sonno leggero quando dormiva da solo- quindi a poco servirono la discreta distanza tra l'ingresso e la camera e i tentativi della persona dall'altra parte della porta di essere silenziosa.

Partenope, raggomitolata accanto a lui, invece, dormiva beatamente, e lui fu ben felice di constatarlo, soprattutto dopo tutta la fatica che aveva fatto per tranquillizzarla la notte precedente -una manciata di ore prima, immaginava-.

Stando attento a non svegliarla si alzò, sorridente, perché sapeva esattamente chi aspettarsi all'ingresso della casa, e mentre si infilava la vestaglia calda si diresse lì. Come aveva immaginato, trovò Domenico davanti alla porta, intento a sfilarsi le scarpe, bagnato da capo a piedi.

Domenico si accorse della presenza dell'altro e alzò lo sguardo verso di lui, accennando un sorriso.

"Hey, ciao...scusami, non volevo svegliarti."

Claudio gli si avvicinò, allarmato.

"Non ti preoccupare, sono andato in bagno poco fa, ero già sveglio."

Si affrettò a mentire, per non dargli preoccupazione.

"Tu, piuttosto, sei bagnato come un pulcino..."

Aggiunse, con voce preoccupata. In effetti, ora che ci faceva caso, fuori si sentiva il frastuono di una tempesta in piena regola.

Domenico sospirò, scrollando le spalle, per poi passarsi una mano sul viso esausto e bagnato, anche nel tentativo di asciugarsi un po', e tirò su col naso.

"Eh, proprio mo' è venuta a fa' 'na scaricata e me la sono presa tutta."

Spiegò, liberando un sonoro sbuffo subito dopo. Quel temporale improvviso era stato l'apice di una nottata terribile, piena di chiamate che l'avevano fatto correre da un capo all'altro della città, senza dargli modo di riposarsi un attimo. Era distrutto, voleva solo buttarsi a letto con il proprio fidanzato e la loro gatta e dormire.

"Non mi stare troppo vicino, che altrimenti ti bagni anche tu. Torna a dormire, ti raggiungo tra poco."

Gli disse ancora, con voce stanca ma dolce, facendogli cenno di allontanarsi.

Claudio, però, scosse il capo. Non poteva lasciarlo solo, stanco, bagnato ed infreddolito com'era; doveva e voleva prendersi cura di lui, dunque gli porse una mano.

"Vieni, andiamo in bagno. Ti aiuto."

Gli disse con ferma dolcezza, sorridendogli, e Domenico non poté fare altro che sorridergli di rimando, prendere la sua mano -caldissima e asciutta, al contrario della propria- e seguirlo.

Appena entrati, Claudio chiuse la porta dietro di sé e lo accompagnò allo sgabellino, senza lasciarlo andare.

"Siediti qui, dai..."

Domenico si lasciò cadere quasi a peso morto, liberando un pesante sospiro, e Claudio lo osservò con le labbra contratte in un'espressione preoccupata, ma non si perse d'animo: senz'altro il proprio ragazzo aveva trascorso un turno massacrante, ma lui avrebbe fatto di tutto per farlo rilassare. Recuperò un paio di asciugamani ed una grossa bacinella che posò accanto a lui, e gli rivolse un sorriso rassicurante.

"Questa la togliamo, eh..."

Portò le mani sulla pesante giacca blu della divisa, completamente zuppa d'acqua, prendendo la zip ma senza ancora tirarla giù.

Un Sole intero di felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora