Quando Manuel riaprì gli occhi, un paio d'ore più tardi, trovò Simone ancora placidamente addormentato accanto a lui. Spense subito la sveglia che, come faceva di notte in ospedale, aveva impostato solo con la vibrazione, e si preoccupò di controllare che Simone non ne fosse stato disturbato.
Sorrise dolcemente vedendolo così sereno, con il viso accarezzato dal Sole e si prese qualche minuto per osservare i movimenti lenti del suo petto, che scandivano il ritmo del suo respiro e che gli ricordavano che Simone era lì, che non lo aveva perso.
Sarebbe rimasto a guardarlo per sempre, ma doveva proprio andare: aveva già tirato fuori tutto ciò che serviva alla loro serata speciale, ma non aveva ancora allestito nulla e doveva mettersi all'opera. Cercò di liberarsi dall'abbraccio di Simone nel modo più delicato possibile, ma Simone non sembrava intenzionato a lasciarlo andare e lo strinse di più a sé.
"Resta qui."
Mormorò con voce impastata, più addormentato che sveglio. Manuel sorrise, trovandolo di una tenerezza indescrivibile, e gli posò un bacio sulla punta del naso.
"Devo andare a preparare la sorpresa, Cerbiattino. Scusami, non ti volevo svegliare..."
Sussurrò, dandogli poi un altro bacio, stavolta in mezzo agli occhi.
"Tu riposati ancora un po', poi ti vengo a chiamare io, ok?"
Simone annuì pigramente, ancora ad occhi chiusi, ma non lo liberò dall'abbraccio.
"Bacio?"
Mugolò e Manuel, che non sapeva dirgli di no in situazioni normali, figurarsi quando sembrava un cerbiattino addormentato, ovviamente acconsentì.
"Bacio."
Rispose e si chinò a baciarlo nuovamente, a fior di labbra. Gliene diede tre, di baci, sperando fossero abbastanza per scusarsi del suo dover lasciare il letto e per farlo felice. Simone, soddisfatto, lo lasciò andare e Manuel si alzò, uscendo silenziosamente dalla camera.
Quando rientrò, nel tardo pomeriggio, trovò Simone esattamente come lo aveva lasciato, tranne per il cuscino che adesso stringeva al petto. Era quasi un peccato svegliarlo, ma Manuel sapeva che se lo avesse lasciato dormire, facendo saltare la serata, Simone ci sarebbe rimasto malissimo, quindi si decise a svegliarlo, optando per il modo più dolce che gli veniva in mente.
Attraversò la cameretta in punta di piedi per non rovinare il momento, recuperò la chitarra e si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo, accanto a Simone. Cominciò ad accarezzare le corde, le sue dita si mossero automaticamente per riprodurre la canzone più adatta a descrivere ciò che erano lui e Simone, e la voce -bassa e dolce, ma decisa- seguì subito.
"In un mondo che
Prigioniero è
Respiriamo liberi io e te
E la verità
Si offre nuda a noi
E limpida è l'immagine
Ormai"Manuel aveva nascosto la verità per troppo tempo sotto troppe bugie, creandosi da solo una prigione di paure in cui credeva di essere al sicuro, di essere libero, e nel farlo, senza rendersene conto, aveva costretto anche Simone in una gabbia, una gabbia di sofferenza. Erano entrambi liberi, adesso, e la verità del loro amore era lì, in mezzo a loro.
Simone aprì lentamente gli occhi, facendosi trasportare da quel canto che sembrava parte del suo sogno e sorrise immediatamente alla dolce vista di Manuel che cantava per lui, più bella del sogno più bello che avrebbe mai potuto fare.
"Ciao, Cerbiattino."
Sussurrò Manuel, vedendolo sveglio.
"Ciao, Paperotto."
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Un Sole intero di felicità
RomanceSequel di "Tu non innamorarti di un uomo che non sono io" Dal testo: "Non vedo l'ora che arrivi stasera, 'o sai?" [...] "Ma se siamo svegli da tipo cinque minuti..." [...] "Sì, ma oggi è una giornata speciale e stasera lo sarà ancora di più."