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- ANDROMEDA POV –

«Saresti disposta ad aspettare tutto questo per me?»

La domanda di Noah mi rimbomba nella testa. Un eco infinito.

Tutto quello che mi ha detto, i castelli in aria, le crepe, i mattoni... non dico di non crederci ma...

In questi due giorni ho avuto modo di riflettere e pensare, e Noah è una persona a cui mi sono affidata perché sentivo di poterlo fare. Perché c'è un qualcosa che inspiegabilmente mi lega a lui. Mi spinge ad andargli sempre in contro. Non riesco a stargli lontano.

Ma cosa so realmente di lui?

Per quanto io sia spinta a stare sempre con lui, a non riuscirgli a stare lontano, c'è qualcosa che mi dice che in realtà non lo conosco affatto.

Avevamo già parlato di questo problema, eppure sento che quando si aprì quel po' con me non mi disse nulla. Io non conosco Noah. Conosco ciò che lui vuole farmi conoscere. E questo mi sta bene?

«Vedi Noah... è diverso. Io per questo sarei disposta ad aspettare, si. Ma qui non parliamo di questo. Qui parliamo di aspettare che tu sia pronto ad aprirti totalmente con me. Non voglio uno sconosciuto al mio fianco, per quanto mi fidi di lui, ed io obiettivamente non conosco nulla di te se non ciò che vuoi farmi vedere»

«Devi darmi il tempo di aprirmi And. Se tu ci sei riuscita subito non vuol dire che anche io debba. Ognuno ha i suoi tempi»

Non credo stia sminuendo tutto ciò che gli ho raccontato quella notte, tutto ciò che sa di me. Eppure ciò che dice fa terribilmente male.

«So perfettamente che ognuno ha i suoi tempi Noah, ma io non so letteralmente nulla di te, e non vedo neanche un briciolo di volontà ad includermi nella tua vita. Quindi per ora stammi lontano.»

Avanzo passandogli affianco, e lo supero diretta alla porta, ma la sua mano che mi afferra dal braccio mi blocca costringendomi a girare il viso nella sua direzione. Corrugo le sopracciglia, invitandolo a parlare.

«Ti ho portata a casa mia. Ti ho portata nel mio posto. Mi trattengo pur di stare con te. Tutto questo non conta un cazzo?! Devo anche starti lontano?!» la sua espressione è dura mentre pronuncia quelle parole.

Dai suoi occhi non traspare alcuna emozione, solo tanta... paura?

Mi libero di nuovo dalla sua presa. «Conta Noah, e anche tanto. Quello che sto dicendo è che non basta questo a farmi cadere ai tuoi piedi. Che i gesti ci devono essere da entrambe le parti e devono essere costanti ed io da parte tua non ne vedo. Tutti i giorni ti mostro parti di me che non conosce nessuno, mentre io vedo sempre lo stesso Noah, che quando deve mi lascia vedere lati che nessuno vede. Ma questo non dev'essere un dovere Noah. Dovrebbe venirti spontaneo.»

«Ma è tutto spontaneo Andromeda!» alza la voce ed io di rimando indietreggio di un passo.
Mi pento di quel gesto non appena vedo la sua espressione. Non l'ho fatto apposta, mi è venuto spontaneo.

Il pentimento si fa largo sul suo viso ed indietreggia di un passo anche lui.

Devo avvicinarmi, devo fargli capire che non era per lui ma per il ricordo di mio padre che mi è venuto spontaneo fare un passo indietro... no. È meglio allontanarci per un po'.

«Credo sia meglio che vada»
«Si.» risponde senza lasciare un secondo di silenzio dopo la mia affermazione.

Abbasso lo sguardo delusa per tutto quello che è successo. Siamo riusciti a rovinare un momento bello. Una serata che poteva essere d'aiuto alla nostra situazione. Ma tutto quello che gli ho detto lo penso, e credo sia stato meglio che sono uscite ora queste cose piuttosto che tra non so quanto tempo.

DIFFICULT: help me dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora