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- NOAH POV -

Dopo aver battibeccato con Stefanie per non averle detto prima dei svart hest, sono tornato a casa a farmi una doccia e prepararmi per la festa di questa sera.
Non appena sono arrivato in confraternita, sono andato dritto da Cassie, ormai lei essendo abituata non ha fatto domande quando l'ho trascinata di sopra.

«Fai piano!» si lamenta lei mentre è piegata sul lavandino del bagno al piano superiore. Non le do ascolto, e i miei fianchi continuano a battere contro le sue natiche. Inclino la testa all'indietro chiudendo gli occhi.

Ho bisogno di un modo per svuotare la mia mente, e vorrei evitare di ubriacarmi. Ho provato a fumare, a disegnare, ma anche solo provare a rappresentare i suoi due occhi mi riportava alla mente le parole dure che mi ha detto questa mattina.

«Noah piano!» piagnucola Cassie quando, con le mani attorno ai suoi fianchi, applico molta più tensione.

Avevo scritto a Stefanie per chiederle se sarebbero venute alla festa, ma, mentre lei mi avrebbe raggiunto con Josh, Andromeda non ne voleva sapere di feste. Così ho chiesto a Vladimir di appostarsi sotto ai dormitori e controllare che nessuno di sospetto si avvicinasse.

Il mio telefono prende a squillare e, estraendolo dalla tasca posteriore, controllo che non sia Vladimir. Vendendo però che a chiamarmi è Stef, abbandono il telefono sul lavandino.
«Continua» si lamenta la bionda notando che avevo rallentato, distratto dalla chiamata.

Riprendo con un ritmo sempre più ansante, e sono soddisfatto a sentirla gemere sempre di più. Il telefono prende a squillare ancora e ancora, ma lo ignoro. Non è proprio il momento Stefanie.

Stringo i capelli di Cassie in un pugno, facendole inarcare la schiena che si scontra con il mio petto.
«Guardami!» esclamo serio quando vedo attraverso lo specchio che ha gli occhi chiusi. Il vestito senza spalline che indossava è ormai ridotto attorno alla sua vita, e con la mano libera prendo a stuzzicarle un capezzolo.

«Noah» continua ad ansimare lei, e dopo qualche altro colpo la sento vibrare attorno a me per poi accasciarsi sul lavandino cercando di riprendere fiato. Sa che non sono ancora soddisfatto e che di conseguenza non mi fermerò.

Esco da lei facendola girare. La sollevo sul lavandino per poi farmi nuovamente strada in lei. Si aggrappa con le mani al mio collo buttando la testa all'indietro urlando il mio nome, ma io le tappo la bocca. Non sopporto quando parlano, urlare è anche peggio.

Cassie lo sa benissimo, ma ogni volta non mi da ascolto.
«Sta' zitta!» esclamo assestando un sonoro schiaffo sulla sua natica destra.
Il telefono ormai sembra come impazzito tanto che suona. Ma al momento non mi interessa. Sto per venire, la mia mente è completamente vuota, non voglio problemi ora.

Cassie prende a baciarmi il collo, provando a muovere i fianchi contro di me. Quel gesto mi fa perdere completamente il controllo. Esco immediatamente da lei proprio mentre sto raggiungendo l'orgasmo, svuotandomi all'interno del preservativo.

Lei continua a respirare in modo irregolare, in cerca di ossigeno. La faccio scendere e subito mi riabbottono i pantaloni.
Prendo il mio telefono ed esco dal bagno, lasciando Cassie sistemarsi.
Raggiungo il piano di sotto, ho bisogno solo di fumare adesso.

Non appena raggiungo l'esterno e accendo una sigaretta, prendo il telefono con l'intento di richiamare Stef. Il fumo che ho appena inspirato però, mi va di traverso non appena mi rendo conto di avere tredici chiamate perse di Vladimir.

DIFFICULT: help me dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora