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-NOAH POV -
Prendo la mano di Andromeda e, senza curarmi dei suoi pensieri o delle sue emozioni la trascino con me incamminandomi nel corridoio.

Non so neanche se negli ultimi minuti abbia detto qualcosa. E nel caso non posso non vergognarmi nell'ammettere che non ho sentito proprio nulla.
Tutto ciò a cui riesco a pensare e alla stanza alla mia destra.

Mentre la supero andando in quella in fondo al corridoio cerco di non far soffermare il mio sguardo su quella superficie di legno. Ed è molto difficile.
Ok, forse una piccola occhiata l'ho lanciata ma per mia fortuna era chiusa. O sarei carolasti qui.

Con la mano libera afferro la maniglia della camera padronale che ormai è mia, e invito Era ad entrare per prima, rimanendo di lato sulla soglia.

«Noah?! Ti ho fatto una domanda»
Riporto lo sguardo al suo confuso.
«Cosa?»
«Ti ho chiesto cosa ti prende»

Sospiro posandole una mano alla base della schiena e la sospingo ad entrare seguendola. Le poso le mani sui fianchi e rimango dietro di lei metre ci facciamo largo nell'ambiente.

«Ho bisogno di una doccia. La fai con me»
E no, non era una domanda. Ma lei lo sa benissimo e questo mi basta.
Dal suo sguardo non la vedo molto convinta ma il fatto che non stia ribattendo mi lascia capire che ha capito che ne ho bisogno.

Lascio i suoi fianchi interrompendo quel contatto e mi allontano di un passo agganciando il collo della mia maglia con le dita per toglierla.
Lei rimane lì ferma, al centro della stanza quasi completamente avvolta nell'oscurità.
Indietreggi rimanendo fermo con lo sguardo sulla sua figura fino a raggiungere il comodino con sopra la piccola lampada a muro. 

In un batter d'occhio la luce soffusa riempie l'ambiente illuminando lo sguardo confuso di Andromeda che cerca di guardarsi intorno.

Questa camera mi è sempre piaciuta molto.
Dai pavimenti in pietra scura alla parete in vetro che da sulla città come quella dell'ambiente principale, fino alle restanti pareti in verde scuro che ci sono.
A rendere tutto molto particolare, togliendo i mobili in legno scuro, è il fatto che il bagno sia quasi del tutto incorporato alla stanza.
Davanti al letto c'è una grande cassa in legno da cui esce la tv, e che funge anche da cassettiera. Subito dopo, a debita distanza, si può già trovate la parete in vetro della doccia.

Completamente trasparente, è l'unico punto della stanza che ha un colore diverso. Non so perché scelse questo mio padre, ma si può vedere una parete in cemento con incastonate varie pietre di colore abbastanza neutro. Al centro un solo smeraldo, per riprendere i colori del resto della stanza. Subito dopo di quella c'è un muro aperto che collega il resto della stanza al bagno, rendendo privato.

Andromeda continua a guardarsi intorno cercando di capire qualcosa ma al momento non riesco a darle il tempo di ambientarsi con la situazione, per quanto possa sembrare egoistico come gesto da parte mia.

Togliendo la cintura mi avvicino a lei, avvolgendola man mano attorno alla mia mano, e passo lo sguardo sul suo corpo.
Quando sono ad un passo da lei posa le mani sul mio petto fermandomi.
«Si vede che ce qualcosa che ti turba, ed io vorrei davvero aiutati ma»
«Vuoi aiutarmi?»
Lei annuisce di rimando, mordendosi un lato del labbro inferiore.

Lascio cadere la cintura a terra avvicinandomi completamente a lei.
Alzo una mano e le accarezzo delicatamente un fianco sollevandole i vestiti.
Anche se non volevo spogliarla direttamente ma cercare anche di metterla quanto più a suo agio, lei non sembra essere del mio stesso parere.
Facendo un passo indietro e inizia a togliere tutto ciò che ha addosso, rimanendo man mano completamente esposta davanti a me.

Ad ogni centimetro di pelle che le rimane scoperta passo gli occhi su di lei, ti morderei ogni lembo ed ogni centimetro.

Lascia cadere l'intimo a terra e finalmente alza gli occhi nei miei.
Esterrefatto.
Non è altra parola.
Ogni volta vederla così mi rende esterrefatto.

DIFFICULT: help me dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora