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- NOAH POV -


Non lo so.
Le ho detto non lo so.
Ma in realtà so perfettamente che sono nella merda.

Non dovevo affezionarmi, non dovevo legarmi ed ora... ho sbagliato a bere, l'alcol ha completamente annullato quel briciolo di forza che riusciva a fermarmi.
A tenermi lontano da lei quanto basta.

«Noah... a me va bene, non devi fermarti solo perché pensi che non sono lucida. Capisco cosa sta accadendo, lo voglio»

Ed è proprio questo il problema Andromeda, questa situazione tra di noi è sbagliata.

«Non possiamo»
«Certo che possiamo, l'abbiamo appena fatto e in più non puoi lasciarti condizionare da delle minacce. So a cosa vado incontro, ma sinceramente in questo momento non mi interessa»

Non mi è mai successo.
Non è mai successo che qualcuno mi dicesse qualcosa del genere, che mi affezionassi così tanto a qualcuno in così poco tempo e senza conoscerla bene.

Non pensavo potesse condizionare così tanto la mia vita, eppure mi trovo a fare la maggior parte delle cose solo in base a lei.

Lei allunga una mano sulla mia guancia, accarezzandomi dolcemente. «Noah...»
«Per piacere...» sussurro poggiando la fronte sulla sua. 

Non posso, non posso eppure vorrei così tanto. Sto facendo appello a tutte le mie forze per resisterle. 

«Che palle che sei» sbotta alzandosi ed io la guardo corrucciato. Ora è incazzata, come potevo immaginare. 

«Andromeda come fai a non capire?» le chiedo alzandomi. Vedo il suo sguardo confuso, mentre mi viene di nuovo incontro. 

«Sai cosa significa per me questo? Sai da quanto tempo non sono tranquilla con un ragazzo? Sto facendo tutti questi passi con te Noah. Dimmi che non lo vuoi anche tu.» alza una mano par raggiungermi la nuca e, con una lieve pressione fa scontrare di nuovo le nostre fronti. «Dimmelo perché per quanto io pensi sia sbagliato non riesco a fermarmi»

Non so se mi sta dicendo tutte queste cose a causa dell'alcool, ma dentro di me si smuove qualcosa. 
«Dimmi qualcosa di te allora. Conosciamoci, come dici tu» le accarezzo una spalla usando l'indice e il medio e non posso non notare la reazione del suo corpo. Lei è ancora senza maglia, in reggiseno, con questa gonna che le arriva all'inguine e le calze che strapperei ben volentieri se non fosse lei.

«Cosa vuoi sapere?» mi chiede, ma so che non sarebbe contenta facendolo in questo modo. So che non le piace quando le viene chiesto qualcosa. «Quello che vuoi, ciò che ti senti di dirmi... farò lo stesso, te lo prometto»

I suoi occhi si fanno più profondi, e a me sembra di sprofondarci dentro, quando lei all'improvviso interrompe il nostro contatto andandosi a sedere sul letto. 

Ha cambiato idea? Non vuole più? Ho sbagliato qualcosa?

«Vieni qui» mi incita guardandomi. Dio, sono diventato troppo paranoico.  
La raggiungo sedendomi accanto a lei che prende la mia mano tra le sue. Quel contatto è così delicato, come se lei, con le sue manine minute potesse farmi male.

Ed in pratica non potrebbe ma... se solo volesse sarebbe in grado di annientarmi. 

«Ti ho nominato Alec. Beh lui è stato il mio primo ed unico ragazzo. Le cose non sono finite bene, te l'avevo già detto.
Non ho mai voluto fare nulla insieme a lui, a volte ha provato a spingersi più in là, chiedendomi esplicitamente di fare qualche preliminare ma alla fine non siamo mai arrivati a quel punto. C'era qualcosa che mi impediva di spingermi fino a quel punto con lui.
A lungo andare questa situazione iniziò a non andargli più bene, e la situazione è degenerata quando lui una sera, ad una festa, ha fatto uso di sostanze senza che io lo sapessi.
Lui ed il suo amico, Mike, hanno provato a violentarmi...»

DIFFICULT: help me dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora