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- ANDROMEDA POV -

Ormai è mattina.
Dopo tutto quello che è successo ieri sera, non mi sono neanche resa conto di essermi addormentata.
Quando mi sono svegliata ho notato che Stefanie era nel suo letto mentre dormiva beatamente.
Vedo il sole dalla finestra, anche se non sembra una bella giornata; è nuvoloso, il sole coperto dalle nuvole, ma quei pochi raggi che riescono a penetrarle mi riscaldano la pelle del viso mentre sono affacciata alla finestra della nostra stanza.

Abbiamo già preparato tutte le valigie, e non mi preoccupo di svegliare la mia amica, dato che dobbiamo partire alle tre di questo pomeriggio.
Con il treno ci metteremo due ore ad arrivare a New York, ed io spero che il viaggio passi in fretta, e soprattutto che Noah non mi rivolga la parola.

A pensarci ora, a mente lucida, mi rendo conto che ieri sera, per un attimo, ho avuto paura di mettermi a nudo con lui. Mi ha detto quei dettagli della sua vita, anche se non credo sia andato fino in fondo, ma ci ha provato.
Forse si è messo a nudo ed io non me ne rendo conto.
Forse dirmi che non ha un colore preferito per lui era una cosa importante, ed io non gli ho dato il giusto peso.

Mi rendo conto di essere stata abbastanza dura con lui, ma avevo appena finito di vomitare. Una reazione del genere non mi accadeva da tempo. Ho avuto paura, e non volevo mostrarmi fragile ai suoi occhi.

Le persone mi hanno sempre mostrato che, se lasci trasparire tutte le tue emozioni, le useranno contro di te. Per questo non mi sono mai fidata di nessuno. Per questo, prima di conoscere Alec, non avevo amici, e sempre per questo avevo paura di fidarmi di lui.

Il primo a mostrarmi quanto può essere crudele l'essere umano è stato mio padre, e dopo la sua morte non ho dato modo a nessuno di avvicinarsi a me. Finché non è arrivato Alec.
Cosa mi ha spinto a dargli fiducia? Non ne ho idea.
Nessun ragazzo si era mai mostrato interessato a me e la cosa mi era piaciuta, credevo che almeno lui fosse diverso. Di solito le persone mi evitavano, io ero quella strana che aveva perso i genitori. Non ho mai capito perché, tra tante cose, avessero preso come motivazione per darmi contro, la morte dei miei.

Io però non ne ho mai sofferto molto, anzi, so che può sembrare brutto ma... da un lato mi fa piacere che mio padre sia morto, e forse anche mia madre.

A destarmi da quei pensieri è la sveglia di Stefanie. So perfettamente che non la sentirà, così decido di andare a spegnerla e di togliere le coperte di dosso alla mia amica.
«Su, è ora di alzarsi»
Lei, di tutta risposta, brontola un po', ma stranamente senza storie, si alza sbadigliando e stiracchiando le braccia in aria.

«Andiamo a fare colazione in caffetteria? Ho proprio voglia di cornetto»
Rido alla sua domanda. «Buongiorno anche a te! Comunque va bene, ho finito le brioche e non voglio aprire il pacco che mi porto a New York»

Ci cambiamo, indossando delle semplici tute, e sono sul mio letto mentre aspetto che Stefanie esca dal bagno.
«Ok pronta!» esclama lei saltellando verso la porta.
Non appena la apre però, si ferma con lo sguardo rivolto verso il basso. Mi alzo sulle punte per superare la sua spalla e guardare a mia volta cosa ci sia.

«Oddio, chissà se sono per te o per me! Li metto in acqua e usciamo»
Poggiato a terra, oltre la porta, c'è un mazzo di tulipani bianchi avvolti in della semplice carta color legno. Stefanie si è chiesta per chi fossero, e i tulipani bianchi sono i miei fiori preferiti, ma qui nessuno lo sa, quindi do per scontato che siano per lei e che il fatto che sia il mio fiore preferito sia solo una coincidenza.

DIFFICULT: help me dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora