4. Hungry Heart

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La luna risplende di luce opaca, scomparedo a intervalli dal cielo, coperta dalle nuvole, mentre all'interno della piccola stazione di servizio tutto è silenzioso.
A Dean Reed sembra di essere seduto su quel divanetto da un'eternità, mentre aspetta che Desirée ed Ezra lo raggiungano. Martella con le dita sul legno del tavolo, insofferente al dolore al petto che prova da quando ha parlato con Cal. Li ascolta discutere fuori, escludendolo dalla conversazione, come se non fosse solamente grazie a lui se si sono conosciuti. La sente ridere e il suo stomaco si torce in disgusto.
Si alza, finalmente, deciso ad imporre la propria presenza.
-Ingrati.- sussurra, mentre si impegna per restare in piedi. Ha le gambe indolenzite e la testa che gli gira. Odia, odia con tutto il suo cuore il proprio corpo magro, che l'astinenza e la mancata assunzione di cibi o liquidi rendono fragile come una bella statuetta di vetro.
Barcolla fino alla porta, forse è la tensione che lo rende così debole. Ha bisogno di sentire cosa Ezra abbia da proporre, ha bisogno di distrarsi. È ormai tempo che la sua vita gira intorno a queste notti passate a fare qualsiasi cosa gli passi per la testa, soprattutto se queste cose sono i piccoli furti che gli permettono di sopravvivere fino all'incontro successivo.

Arrivato alla porta si trova davanti il ragazzo moro. Dean lo guarda dal basso, con gli occhi come fessure. Eccola, l'attrazione della serata. E così quello pensa di essere importante per lui, per Des? È bello, sì, probabilmente il ragazzo più bello di Baltimora, ma qualcosa stride nella sua raffinata immagine da ragazzo perfetto. Dean sa perfettamente cosa sia quel qualcosa.

-D, da quanto tempo.
Ezra lo abbraccia, senza aspettarsi di venire ricambiato. Timidamente Dean gli circonda il busto con le braccia. Non è più abituato al contatto fisico e in una sola sera ha già ricevuto due abbracci.
Desirée si avvicina da dietro e fa un sorriso. È l'unico sorriso che Dean non trovi rivoltante, ma addirittura consolatorio, per qualche strana ragione. La ragazza gli bacia la guancia, prima di superarli entrambi ed entrare nel locale.
-Ah, D, non posso neanche lasciarvi soli per qualche minuto.
-Cosa intendi?
-Il bacio- Ezra lo lascia andare solo per dargli una debole gomitata nel fianco -ne voglio uno anche io.
Dean abbassa la testa immediatamente, barcollando sul marciapiede.
-E chi cazzo la vuole quella, tutta tua.- Sussurra, ma le guance gli si sono colorate di rosso. Sente la risata di Ezra e fa di tutto per non incrociare i suoi occhi, o la sua faccia in generale.
È spostando lo sguardo che nota la felpa che il ragazzo ha indosso. È sua. Si morde fortissimo l'interno guancia. Come è possibile?
Era quella che aveva dato a lei. La stronza non deve averci pensato due volte prima di darla al primo che le è capitato.
Non ragiona più.
Lo prende dal colletto e lo costringe ad abbassarsi alla sua altezza. Ora può chiaramente vedere i suoi bei occhi chiari e potrebbe contare ad una ad una le lentiggini sparse sulle sue guance.
-Senti, uh, dove hai preso questa felpa?
Ezra non oppone resistenza, ride e basta. Dean sa riconoscere la risata di un ubriaco.
-È mia. Non sono cazzi tuoi a prescindere.
-Sono cazzi miei, se sei un ladro e questa è mia, l'avevo data a Martha.
Il ragazzo ora lo spintona all'indietro. Dean per poco non cade a terra.
-Siamo tutti e due ladri, genio.
-Tu più di tutti.- Dean prende un bel respiro, per poi urlare.
-Ridammi la mia roba!
L'unica cosa che sente poco dopo è un dolore al naso e del sangue caldo che gli scorre sulle labbra.

-Cosa state facendo? Siete pazzi?
Vede Desirée urlare e correre fuori, mettendosi in mezzo tra lui ed Ezra, con le braccia spalancate. Dean la guarda. Improvvisamente, come una doccia d'acqua fredda, la discussione gli sembra stupida e si sente in imbarazzo. Si asciuga il sangue col dorso della mano e scuote la testa.
-Okay, forse mi sbaglio. Non litigherò con un ubriaco.
La ragazza abbassa le braccia e gli sorride nuovamente.
-Calmatevi, non abbiamo tempo per questo.- Ha il tono duro. A Dean ricorda sua madre, quando da piccolo lo sgridava ogni volta che litigava con suo fratello.
Ezra si avvicina a lui con un passo e gli porge la mano.
-Partiamo sempre col piede sbagliato.
Dean la afferra. È calda e ferma.
-È colpa mia.
-Sei paranoico, te l'ho detto.
È vero e Dean lo sa bene, ma non può farci nulla. Probabilmente sta impazzendo.
-Non volevo insultarti.
-Non volevo tirarti un pugno.

Desirée li interrompe prendendoli entrambi sottobraccio e li porta dentro.
-Siete due bambini, mi rovinate la serata. Chi ha il cazzo più lungo lo deciderete dopo che avremo finito.
Sembra arrabbiata e Dean non può che sentirsi in colpa di conseguenza. Non si vedono da settimane e una rissa non era il modo con cui avrebbe voluto salutarli. Si vergogna fino alle lacrime della propria impulsività e del costante stato di nervosismo in cui si trova da mesi. Sa di essere insopportabile, ma spera di esserlo solo per se stesso e non per loro, i suoi unici amici.

Sono seduti attorno al tavolo e Dean ha riempito tre bicchieri di birra, offerta da Cal, anche se lui non è lì con loro. Aspettano solo che Ezra parli.
-Okay- si schiarisce la voce con un colpo di tosse -un supermercato.
Desirée prende un sorso di birra.
-Un supermercato? Hai avuto un mese per pensare e questo è il risultato?
-È il primo passo, sto ancora cercando una villetta che non sia controllata come la cazzo di Casa Bianca.
Dean si alza.
-Forse sei troppo occupato a fare altro.
Ezra gli fa il verso e Desirée sorride, prima di parlare anche lei.
-Facciamolo adesso. È pieno qui intorno.
Dean non vuole mostrarlo, ma la sola idea lo sta riempiendo di adrenalina. Gli trema la gamba e sente di non riusicre più a stare seduto a far niente. Prende lo zaino da sotto il divanetto e velocemente sbatte sul tavolo, in mezzo a loro, una pistola. Automatica, nove millimetri.

-Cazzo, Dean!- Desirée salta sul posto, le mani sul petto.
Ezra la prende in mano senza battere ciglio e la guarda.
-Giri sempre con una pistola nello zaino?
-Solo quando vengo qui.
-E perché?
-Perché non si sa mai. Ora si rivela particolarmente utile.
-Sei un pericolo pubblico, amico.
Dean fa un sorriso.
Lo sa.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora