Dean Reed si siede al tavolo del piccolo bar sul ciglio dell'autostrada, l'insegna del distributore davanti alla finestra lampeggia in una maniera sgradevole e gli impedisce di vedere con chiarezza il menù. Come se non sapesse già cosa deve ordinare. La cameriera è sempre la stessa ragazza di bell'aspetto, capelli biondi, occhi chiari e vestita di rosso. Dean sospira pesantemente, ogni donna gli ricorda Martha.
-È l'una di notte, la cucina è chiusa. - la voce fastidiosa della cameriera lo riporta al sudicio divanetto sul quale è seduto che è per lui familiare.-Prendo un caffè ristretto, tre pacchetti di zucchero.
Alle ultime quattro parole aggiunge una particolare enfasi, per assicurarsi che la ragazza abbia capito, stupida com'è. Stupida come ogni donna, come lei, Martha. Al solo pensiero di quel nome e di tutto quello che comporta stringe i pugni, pronto a non sa neanche lui cosa. È istintivo, pensare a quella bellissima ragazza lo fa arrabbiare e ultimamente succede molto spesso.
La cameriera lo guarda.
-Scusami, non ti avevo riconosciuto, vado a vedere se Cal è ancora nel retro.
Dean neanche la ascolta più, nessuna donna è degna del suo rispetto, men che meno la cameriera di uno squallido locale dimenticato da Dio su un'autostrada che non ha una fine. La ragazza si allontana con un sospiro di disgusto.
-Rifiuto della società. - mormora tra i denti. Dean la sente ma la perdona. Basta uno sguardo per capire che proviene da una buona famiglia, che quel lavoro serve solo a ripagare qualcuna delle spese ingiustificate che una ragazzetta come lei si può permettere con i soldi del papà. È da quando frequenta quel posto che non l'ha mai vista fare altro se non ridere alle battute dei clienti e trattarlo male. Dean ridacchia da solo. Non si sente molto bene. Forse è quella dannata insegna che lo acceca a intermittenza, forse è lo sguardo della cameriera che lo giudica dall'alto della sua perfezione femminile o forse, semplicemente, è perché è in astinenza da quasi una settimana. Rimane finalmente solo alcuni minuti, mentre la ragazza è andata nel retro. La radio accesa sta passando un pezzo dei Rolling Stones, roba vecchia. Si guarda le mani. Tremano senza che lui possa in alcun modo controllarle.
-State ferme, dannate...- sussurra.
Sono mani così grandi, da uomo ormai, che non può non odiare. Sono così simili a quelle di suo padre, con le dita corte di un bianco cadaverico, unghie mangiucchiate, delle mani tozze in generale, sgradevoli. Quando tremano, poi, gli fanno quasi paura. Sente di non poterle gestire e ne è inevitabilmente spaventato. Prende due profondi respiri, sapendo che è del tutto inutile. Rimane a guardarle mentre assumono una vita propria e non si accorge che dieci minuti sono già passati.-Tieni, Dean.
Ancora una volta viene riportato alla realtà dalla ragazza. Anche solo vedere la sua mano, bella, piccola e curata gli fa venire il vomito. Puttana, perché non stai zitta? La guarda ancora senza rispondere. Vuole che levi quelle mani dalle sue bustine.
-Terra chiama Dean, Terra chiama Dean.- La ragazza ride mentre gli passa una mano davanti agli occhi, su e giù.
-Grazie.
Il ragazzo si alza di scatto e prende quello che gli spetta di diritto.
-Ciao, saluta Cal da parte mia.
-Non penso che gli interessi e io voglio smetterla di contribuire a tutto a questo. Sei malato e dovresti farti curare, è pieno di centri di riabilitazione.
Dean le sorride, gelido e si rimette la giacca. Stupide puttane, vorrebbe stringere le mani al collo di ogni donna e vederle piangere e supplicare. Senza che se ne accorgesse, ha stretto nel pugno l'orlo della giacca fino a farsi male.
-Fatti i cazzi tuoi, mh? Cal lo saluto io e la mancia la sto lasciando per lui, non per te, Sam.
Sbatte alcune banconote sul tavolo, non le ha neanche contate. Non vede l'ora di uscire da quel posto. L'odore forte e nauseante del fritto non lo fa respirare. Anche la musica della radio è diventata insostenibile. Vuole solo uscire e consumare fino all'ultimo grammo del paradiso che gli è appena stato venduto.Finalmente è fuori alla luce del lampione. L'aria è fredda ma il caldo della giornata appena trascorsa si sente ancora. Tira un sospiro di sollievo, ma in quel momento sente un rumore di passi dietro di lui.
-Ciao Cal. - Non ha neanche bisogno di voltarsi. C'è sempre stata chimica tra loro due, fin da quando erano piccoli, prima di prendere strade diverse. Cal Newell ora vende la roba e Dean la compra, il rapporto è strettamente professionale.
-Dean, devi smetterla di venire qui.
La voce familiare gli riempie il cuore, completamente e sente che il sangue ricomincia a circolare. Si volta verso il ragazzo che sta in piedi vicino alla pompa della benzina. Ha sempre odiato il suo aspetto fin da quando ha memoria. Ha odiato Cal e i suoi capelli lunghi e ricci sempre legati in una coda, gli occhi neri e profondi, i suoi tratti dolci, quasi femminili.
-Non finché potrò contribuire a pagarti una o due troie per la notte. Inoltre sei tu che mi vendi la roba, non ti ho mai costretto.
Dean alza le spalle mentre parla. Non è colpa sua dopotutto. Cal ride, una bella risata, di quelle che rendono allegro chiunque.
-Sam dice che ti manca qualche rotella.
-Sam ha ragione.
-Sam dovrebbe imparare a farsi i cazzi suoi e a non parlare se non serve.
-Sei tu ad averla assunta, il locale e la stazione sono tuoi ormai.
-E tu potresti trattare meglio le mie cameriere.
Cal gli posa una mano sulla spalla e stringe leggermente, prima di parlare di nuovo.
-Come sta Des?
Quella domanda, così innocente, fa ribollire Dean di rabbia.
-Come dovrebbe stare?
Si accende una sigaretta, fuma da qualche anno ormai, ha iniziato con la nicotina e poi è passato alla coca. La cosa è stata abbastanza rapida. Distoglie nel mentre lo sguardo dalla faccia del suo amico, che lo guarda interrogativo e lo mette a disagio, spostandolo verso la luna che è in gran parte oscurata dall'insegna davanti a loro.
-Non ho idea di come stia, te l'ho chiesto proprio per questo.
-Sta bene, tra non molto dovrebbe arrivare.
-Vi siete dati di nuovo appuntamento qui?
Dean annuisce aspirando il fumo.
-La miglior stazione di servizio di tutta l'autostrada.
-Siamo chiusi, io tra poco devo tornare a casa.
-Con Sam?
Dean riceve un debole schiaffo sul retro della testa e si volta immediatamente, solo per vedere Cal sorridere come un bambino che ha appena fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
-Non stiamo insieme, comunque, è un rapporto professionale.
-Professionali le scappatelle nei bagni? Non sono nato ieri, Cal.
-Ho vent'anni e una bella ragazza che mi venera come un dio.
Dean rotea gli occhi buttando fuori il fumo. Rimangono in silenzio per alcuni minuti. Si sente la musica uscire ovattata dal dentro del locale tramite la porta socchiusa. Cal fa un passo avanti e gli prende la sigaretta dalle dita.
-Sempre abitudinario.
-Che intendi?- Dean neanche reagisce, gli fa fare cosa vuole.
-Sempre la stessa marca, sempre lo stesso atteggiamento, anche l'abitudine di scenerare compulsivamente anche quando non c'è bisogno. E potrei continuare.
Dean si volta di scatto, sa benissimo di stare arrossendo, le sue guance sono in fiamme. Gli era mancato parlare con lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Non risponde e si limita a stringere fortissimo il pugno. Sono i capelli. Lunghi e ricci, gli ricordano quelli di Martha. Anche se lei non gli permetteva di fumare.-Devi tagliarti quella coda del cazzo, sembri una ragazzina.
-Non ci vediamo da mesi e questo è il tuo primo commento personale.
-Prendere o lasciare.
Butta il mozzicone sul marciapiede e lo spegne con la scarpa. Nel mentre sente le robuste braccia di Cal circondargli il petto e la sua testa appoggiarsi alla sua schiena. È da tempo che lo ha superato in altezza.
-A me piacciono i tuoi capelli rasati, anche il biondo ti dona più del castano. - la sua voce gli riscalda il collo.
-Grazie, me li sono fatti io.
Una macchina che passa veloce sulla strada fa alzare il vento. Dean ha un tremito lungo tutta la schiena.
-Da quanto non dormi?
Il ragazzo che lo sta stringendo con le braccia sembra non aver capito che Dean non ha più nessuna intenzione di parlare.
-Fatti una vita, non ti devo dire nulla.
Si stupisce da solo per la freddezza della risposta, ma al momento tutto è insopportabile. Il silenzio che segue è pesante, ma Cal non gli toglie le braccia da dosso. Dean non dorme da due giorni e tre ore ma non ha sonno, lo aspettano grandi cose.Il rumore straziante delle gomme che slittano sul cemento fa sussultare entrambi i ragazzi. Una macchina vecchia, piena di polvere e fango si ferma davanti a loro.
-Ciao piccioncini. - La voce è familiare. Cal si allontana subito e Dean fa un segno con la mano.
-Desirée, sei in ritardo.

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𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄
Teen Fiction𝑳𝑨 𝑽𝑨𝑵𝑰𝑻𝑨' 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑬𝑺𝑰𝑺𝑻𝑬𝑵𝒁𝑨 | 𝑪𝑶𝑴𝑷𝑳𝑬𝑻𝑨 Anno 2003, Baltimore, Stati Uniti. Dove le vite di Dean Reed, Desirée Anderson ed Ezra Meyer si incrociano, uniti dal destino. Abbandonati dalla società, lasciati a loro stessi e a vi...