24. Hell's Comin' with Me

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And it is well, with my soul
You line your pockets full of money that you steal from the poor
And on your way down to hell, you hear me ring that bell
I'd pay the devil twice as much to keep your soul
Poor Mans Poison

Un forte rumore da fuori la sveglia all'improvviso. Come di un sasso lanciato con forza contro il muro della casa, vicino al vetro della finestra.
Martha Withlow si alza in fretta, i capelli scombinati le ricadono sulle spalle coperte solamente da una veste da camera lunga fino alle ginocchia. Si stropiccia gli occhi prima di aprire le ante e sporgersi verso il cortile semibuio, illuminato solamente dalla luce fioca di un lampione.
-Martha!
La riconosce immediatamente, quella voce rauca e disperata. Non si aspettava di vederlo, ma in cuor suo sapeva che qualcos di orribile stava succedendo al ragazzo.
-Cosa ci fai qui a quest'ora? Vattene!— dice, forzando la voce per farsi sentire da Dean pur evitando di urlare.
-Martha, ti prego, fammi salire in camera tua.
-Dean... Io— la ragazza si volta velocemente verso la porta della sua camera. È chiusa a chiave, i suoi genitori dormono al piano di sopra.
Gli fa segno di salire, indicandogli la scala appoggiata sul lato del muro, come se fosse lì solo per lui. Dean fa un sorriso, che Martha vede nonostante la scarsa illuminazione. Quel sorriso, di cui si era perdutamente innamorata.
-Grazie.- mugugna il ragazzo, scavalcando il piccolo davanzale.
Martha lo tira dentro la camera dallo zaino che tiene sulle spalle. Lo guarda finalmente in viso e nota che le guance sono più incavate, le occhiaie più spesse. Tende una mano per accarezzarlo, pur non sapendo il perché, strofinando il pollice sullo zigomo per togliergli la macchia di sangue che spicca sul bianco emaciato della pelle.
Il cuore le si ferma in gola.

-Cosa hai fatto...?— riesce a sussurrare, dopo minuti di silenzio. L'aria fredda della notte entra dalla finestra ancora spalancata e le muove dolcemente i lunghi capelli castani. Gli occhi di Dean sono acquosi, Martha sa riconoscere lo sguardo di chi ha pianto. Sa riconoscere lo sguardo spaventato del ragazzo che ha difronte, come un animale a cui hanno appena sparato.
Un'idea, spaventosa, le balena in testa in quel momento.
-Dean... non dirmi che...
Il ragazzo la guarda con gli occhi vuoti, le pupille dilatate tanto da nascondere quasi le dolci iridi verdi che Martha ricorda come un posto sicuro.

-Non dirmi che hai finalmente fatto— ricomincia ma si ferma subito, sente il proprio respiro farsi affannoso.
-Ho fatto del male, piccola.
-Quanto?
-Tanto, molto più di quanto tu sia in grado di immaginare.

La vista le si annebbia, gli occhi si riempiono di lacrime che le scendono sulle guance rosee come una cascata, dolorose come spine.
Sente le dita spesse e ruvide di Dean cercare goffamente di sciugargliele, mentre sussurra "scusami" più di una volta.
-Non mi importa— singhiozza — se sei così.
-Non parlare, calmati, Martha.
-No!- gli toglie bruscamente le mani e si allontana, indietreggiando verso il letto. I piedi nudi a contatto con il pavimento gelido la fanno rabbrividire, si stringe le braccia al petto e si abbandona a un pianto disperato.
In testa le ronzano migliaia di pensieri.
Ha picchiato qualcuno?
Ha ucciso qualcuno?
Chi ha ucciso? Ezra?
Una sensazione di terrore, misto a sensi di colpa, le cresce dentro e le scalda il cuore, che inizia a battere come impazzito.

-Hai ucciso Ezra, non è vero? Eri geloso, non è vero?- lo guarda negli occhi, asciugandosi brevemente le lacrime.
-Martha, di cosa stai parlando?
-È suo il sangue che avevi sulla guancia, non è vero?
Lo vede socchiudere le labbra, senza pronunciare la parola che potrebbe mettere fine alla sua sofferenza.
Martha smette di ragionare, il fuoco che ha nel petto e che le stringe lo stomaco si riversa al di fuori come un'esplosione.
-È colpa mia, volevo— singhiozza — volevo solo farti ingelosire, volevo che tu tornassi da me, che mi dessi la possibilità di aiutarti!
Dean le si avvicina, lei inizia a colpirlo sul petto con pugni deboli, già stremata per il pianto e la stanchezza. Sente una stretta salda ai polsi, poi il calore delle labbra del ragazzo premute contro le sue.

Le sue lacrime si mischiano a quelle di Dean, ma entrambi tengono gli occhi chiusi, Martha ha paura di aprirli e scopire che è tutto quanto un sogno, per quanto simile a un incubo.
È un bacio lento, a lungo desiderato.
Quando Dean si stacca, Martha ha smesso di piangere e lo guarda con il respiro sbalzato.
-Non ho ucciso nessuno, piccola.
-Non ti credo, Dean. Non ti credo.
La guarda e le fa un sorriso. Le sembra che ogni problema svanisca all'istante, che la tristezza, la confusione, l'odio verso di se stessa spariscano in un battito di ciglia.
Si fa prendere la mano e si fa portare sul letto.
Dean le bacia le labbra e il collo, la sua pelle freme ogni volta che la sfiora.
Il Paradiso è in terra.

Il Paradiso è tra le braccia di quel ragazzo dagli occhi spenti, dalle braccia magre e che profuma di sigarette.
Paradiso è quando la tocca come solo lui sa fare, come nessun altro riesce. La fa tremare e mordere il cuscino con forza mentre i loro corpi si uniscono dopo tanto tempo, come se fosse qualcosa di necessario e non più rimandabile.
Martha piange nuovamente, per la felicità. Sente che le loro anime si fondono e si mescolano e pensa di fatto bene a concedersi a lui, ad aver nuovamente aperto il suo cuore. Cede il corpo, sapendo di star toccando il profondo del suo essere. Chiude gli occhi e gli sussurra all'orecchio quanto lo ama, tra i gemiti soffocati.
Anche se ha fatto qualcosa di terribile, non le interessa. La sfiora con una tale delicatezza che non riesce a immaginare come possa essere violento con altri. Come quelle mani possano addirittura mettere fine alla vita di qualcuno, come quel bellissimo volto possa deformarsi in espressioni di rabbia cieca e di disgusto verso il mondo.
Niente più ha importanza.

Martha si addormenta su un fianco, mentre sente il ragazzo accarezzarle i capelli. Non era così felice da tanto tempo. È di nuovo suo, il suo Dean.
Per la prima volta dopo mesi, non fa più incubi.

La luce che inonda la camera dalla finestra ancora aperta la sveglia colpendola in viso. Si stiracchia e raccoglie da terra la camicia da notte, rabbrividendo per il freddo. Allunga una mano dietro di sé, a cercare il corpo caldo del ragazzo, ma trova solo un ruvido biglietto di carta posato sulle coperte.
Si volta, per leggerlo.

Martha, ho scritto questo per te, perché spero che accetti le mie scuse. Non ti ho trattata come meritavi, sei troppo bella per me, non ti merito. Ti amo, ti amo, ti amo con tutto me stesso, per questo farò cosa sto per fare. Non ti chiedo di capirmi, ti chiedo solo di accettare in dono il mio cuore, che batte solo, unicamente e costantemente per te. Io, Ezra e Desireé ci siamo cacciati in un brutto guaio, io l'ho fatto perché voglio darti la vita che ti meriti, con me.
Passerò da te ogni sera, d'ora in avanti, finché non avrò sistemato quello che devo sistemare, poi ce ne andremo per sempre da questa cazzo di città.  Se non mi vedi, è perché qualcosa è andato storto. Parla con Ezra.
Tuo, Dean.

Si stringe quella breve lettera al petto, come per renderla parte di sé.
Ma sente una strana sensazione stringerle lo stomaco.
Qualcosa non va.

💗ECCOMI FINALMENTE TORNATA CON UN ALTRO CAPITOLO INASPETTATO. Spero vi piaccia, che non sia deludente dopo tutta l'attesa e spero di riuscire a continuare il libro in santa pace adesso che l'università mi dà un attimo di tregua.
A presto,
-B.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora