19. Because Dreaming Costs Money, My Dear

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I can still smell the fire
Even though it's long died out
The smoke still hangs in my hair
And on some quiet evenings it burns my eyes
Mitski

Lukyan Vasilev tiene una penna in mano e guarda assorto il mucchio di fogli accartocciati davanti a lui. Dean Reed sta fumando nervosamente una sigaretta, mentre mormora parole sconnesse e incomprensibili anche a se stesso. Prende la penna dalle mani del russo, che gli tira uno schiaffo sulla mano.

-Tupoy kusok der'mo, chto ty ne ponimayesh'?* Lascia fare a me.
-Fottiti, Luk. Tu e la tua lingua del cazzo.
Dean si alza dal letto, buttando a terra i fogli, prima sparsi sulle coperte. Ne raccoglie immediatamente uno dal pavimento e lo legge in silenzio, la sigaretta quasi finita che pende dall'angolo della bocca. La cenere cade sul pavimento della camera, seguita dal mozzicone.
-Non va bene, fa schifo. Non accetterà mai una lettera del genere.
-Mostra di più il tuo cuore.
-Ci sto provando.
-È una chuvikha**. È sensibile. Dille che è bella.
-Lo sa già, quella stronza.
-Che è bella per te.
-Non starà mai con qualcuno senza neanche una casa. Tra una settimana i miei mi vogliono fuori.
-Farai soldi dopo domani e prendi appartamento.
Dean solleva lo sguardo per fissarlo negli occhi di Lukyan. Non ha dubbi sulla riuscita del colpo. Si fida del russo come se lo conoscesse da una vita.
-Non posso farlo con Ezra.
-Ezra?
Il ragazzo strappa in quattro pezzi il foglio che teneva in mano, le dita tremanti e li tiene stretti nel pugno.
-Io lo ammazzo, te lo giuro, Luk. Finito tutto, è morto.- indica il cassetto della scrivania che contiene la sua pistola, per rendere chiara la sua affermazione.

Il russo lo guarda in silenzio. Dean sente solamente che la rabbia gli annebbia la vista per qualche secondo. Lo odia. Odia anche Desirée, perché lei crede di poter essere anche solo lontanamente quello che è Martha.
Deve smetterla di pensare a lei. Avvicina la mano libera alla propria guancia e si tira uno schiaffo, forte e doloroso. Gli brucia nel punto in cui la puttana nera lo ha ferito con la lama del coltello, la sera prima.

Guarda l'orologio sul comodino. Sono le tre di pomeriggio e Ronnie lo starà aspettando in officina. Ha bisogno di lui e dei suoi consigli. Prende i fogli e li butta in uno dei cassetti della scrivania, insieme a vecchi compiti, multe e alcune pagine di libri strappate in momenti di rabbia.
Saluta velocemente Lukyan, che gli porge il flacone blu delle pastiglie.
-Sei diventato mia madre?- dice prendendolo e mettendoselo nella tasca della felpa.
-Zatknis' i idi***.
Dean esce dalla stanza mostrandogli il medio e sbattendo la porta. Appena fuori tira un sospiro di sollievo. Ronnie lo ammazzerà sicuramente dato che è in ritardo.
Scende le scale cercando di non fare rumore, nonostante non ci sia nessuno a casa. Ha paura di lasciare questo Inferno che si è costruito man mano, per contrastare la freddezza degli sguardi degli adulti. Il calore delle proprie coperte quando non usciva dal letto per giorni interi, l'acqua bollente che si buttava sulle braccia come punizione ogni volta che sentiva di aver fatto qualcosa di orribile da bambino.
Scuote la testa per scacciare via i pensieri. È passato. Quelle stanze non gli appartengono più. Prende dal tavolo la borraccia colma di vodka e ingoia una pillola senz'acqua.

La saracinesca dell'officina è tirata su. Dean appoggia la moto contro il muro e si sporge verso l'interno. Ronnie Hooper è di spalle, intento a lucidare il cofano di un'auto. Si avvicina, appoggiandosi con la spalla al muro accanto all'uomo. Si sente finalmente rilassato.
-Finalmente.
-Ciao Ronnie.
-Non ti pago per fare solo mezza giornata.
-C'è stato un contrattempo.
Ronnie lo liquida con un gesto della mano, mentre con il dorso dell'altra si asciuga la fronte lucida.
Dean sorride, indossa velocemente la tuta da lavoro e prende lo straccio dalle mani dell'uomo dai capelli color paglia.
-Finisco io.

Il lavoro lo stanca, mischiato all'alcool e al fatto che non ha mangiato niente per tutto il giorno. Lo stomaco gli si è chiuso nel momento in cui aveva ricevuto quella chiamata e non c'è verso di farlo tornare come era prima. Neanche immaginarsi di uccidere Ezra in mille modi differenti è di alcuna consolazione. Riesce solo a sentire la voce della ragazza urlare di amarlo più e più volte.
Un brivido gli percorre la schiena e arriva fino a fargli tremare di nuovo le mani.
Tira un calcio alla marmitta della moto che ha davanti e butta a terra il saldatore, che cade con un rumore assordante. Sono le sette di sera. È riuscito a non pensare alla sua vita per quasi quattro ore.
Prende la borraccia dal tavolo di legno e raggiunge Ronnie, seduto sul gradino del marciapiede davanti all'ingresso dell'officina.

-Vuoi?- gli allunga la fiaschetta.
-È acqua?
-Scoprilo da te.
Ronnie ride accarezzandosi la barba incolta con una mano, come se stesse pensando a qualcosa. Qualche istante dopo prende la borraccia e beve un lungo sorso. Dean appoggia il mento sulle ginocchia piegate e si volta a guardare il suo migliore amico.

-Quanto hai intenzione di continuare a lavorare con me?
-Cosa intendi?
-Sei giovane, Dean. Non hai nessuna aspirazione?
-A me piace qui.
-Chi vuoi prendere in giro.
-Nessuno, è vero.
-Non piace neanche a me e il posto è mio. Devi trovarti un lavoro serio.
-Non posso.
-Perché no?
-Nessuno vuole un malato mentale come dipendente. È la prima domanda che ti fanno.
Ronnie non risponde. Guarda la borraccia e ne prende un altro sorso.

-Sai- ricomincia Dean -la mia vita è un casino ultimamente.
-Come quella di tutti.
-Devo continuare a stare qui nel caso in cui le cose vadano male.
-Male?
-Mi cacciano di casa.
Ronnie sta di nuovo in silenzio. Si accarezza la barba fissando un punto indefinito del marciapiede.

-Sei un ragazzo strano, Dean.- pronuncia improvvisamente.
-Cosa?
-Ogni volta che ti vedo mi sembra di parlare con una diversa versione di te.
Questa volta è Dean a non sapere cosa dire.
-Non so se conosco il vero Dean, ammesso che esista.- continua, senza voltarsi a guardarlo in volto -Sei tutto e niente. Sei esagerato, ma sei anche inconsistente. Forse è per questo che la gente non vuole stare con te. Mostri troppo, ma alla fine è come se non avessi lasciato nulla. Devi fare qualcosa, Dean, se vuoi che la gente si accorga di te. Non puoi lasciare che ti scorra tutto addosso. Hai un qualche sogno, no?
Dean annuisce semplicemente.
-Scommetto che non è lavorare qui dentro.
Il ragazzo scuote la testa.
-Allora fai qualcosa a riguardo.- Ronnie gli dà una pacca sulla spalla, bevendo ancora un sorso di vodka.
Dean abbozza un sorriso. Ha mentito. Ha smesso di sognare tempo prima. È un qualcosa per bambini e per ragazzine stupide.

Si alza e si accende un'altra sigaretta. A causa dell'alcool l'aloperidolo ha fatto meno effetto. Si sente confuso e ha i riflessi più lenti. Le parole di Ronnie risuonano sconnesse nella sua testa e a fatica riesce a ricostruire il discorso. Non ha tempo per pensare ai sogni, deve rimanere con i piedi per terra. Butta il mozzicone per terra e lo pesta con rabbia.
Prende la moto dal bordo della strada e sale sopra, andandosene senza salutare Ronnie. Parlare con lui ha solo peggiorato le cose. Non è in grado di capirlo e Dean non è in grado di farsi capire.

Giuda finché non sente gli occhi riempirsi di lacrime e cominciare a bruciargli. Si ferma e scende, sedendosi di nuovo a lato della strada. È nel suo quartiere, non lontano da casa di Desirée. Prende la borraccia e ricomincia a bere grossi sorsi, fino a svuotarla completamente. Le lacrime non vogliono fermarsi.
Posa la testa contro il muretto che circonda il giardino di una delle case, mentre guarda da dietro la patina acquosa le persone che gli passano davanti.

Sa di essere patetico. Il respiro gli si mozza in gola e inizia a singhiozzare.

Tira fuori il telefono e digita a fatica il primo numero che gli viene in mente.
-Dean?
-Cal- sussurra -vienimi a prendere.

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*тупой кусок дерьма, что ты не понимаешь?: letteralmente, "stupido pezzo di merda, cosa non capisci?"
**чувиха: La parola, originariamente, significava "prostituta". Nello slang, può anche essere usata in accezione di "ragazza", "tipa".
***заткнись и иди: "stai zitto e vattene."


💗Ecco a voi un po' di casino, filosofia, minacce di morte e follia diffusa. Ma sta per arrivare una bella svolta emotiva, nonché si avvicina il momento del grande colpo. Ditemi che ne pensate, se sono troppo noiosi o troppo pesanti o altre lamentele/considerazioni/elogi (più che dovuti ;D).
Grazie per le letture e in generale a chiunque mi dia retta su sto sito.

B.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora