You know, I wonder if they'll laugh when I am dead
Why am I fighting to live, if I'm just living to fight
Why am I trying to see, when there ain't nothing in sight
Why am I trying to give, when no one gives me a try
Why am I dying to live, if I'm just living to die
Tupac Shakur-Fermati, ragazzo! Mani in altro e girati lentamente!
Il grido del poliziotto gli rimbomba nelle orecchie con il fragore con cui si potrebbe immaginare lo squillo di una delle trombe dell'Apocalisse.
Rallenta, ma non smette di camminare. Indugia sulla strada cementata che costeggia le case ben allineate del quartiere in cui vive Ezra.
Troppi pensieri gli affollano la testa già affaticata.
Ha smesso dì prendere gli psicofarmaci da qualche giorno e pensa, in questo momento, che forse sarebbe stato meglio se non l'avesse fatto.Dean Reed non vuole girarsi. Non vuole andare in prigione ma, infondo, è consapevole del fatto che stia temporeggiando perché non vuole ammettere di aver paura del carcere.
È terrorizzato.
Il cuore gli batte impazzito nel petto e tutto attorno a lui diventa sfocato, sui suoi occhi si è depositato quel sottile velo che gli impedisce di vedere e ragionare con chiarezza e a cui lui è tanto abituato.
C'è troppo caos dentro la aua testa, sente che gli potrebbe esplodere da un momento all'altro. Sente di star perdendo il controllo del proprio corpo.
I piedi continuano a camminare per conto loro, forse per inerzia, forse per prepararsi a correre via di nuovo.Un'infinità di voci gli parlano una sopra l'altra, le sente rimbombare tra le orecchie. Percepisce il battito del proprio cuore all'altezza delle tempie.
Tu-tum tu-tum tu-tum.
Pensa che si fermerà, da un momento all'altro, troppo stanco per tutto il lavoro che sta facendo adesso.Alcune voci gli fanno infinite domande e altre rispondono senza neanche aspettare che la domanda sia conclusa.
E quando Martha lo viene a sapere? Lei non può stare con un assassino.
Non può stare con un mostro come lui.
Se ne andrà, lo lascerà solo a marcire in una cella per il resto della sua vita.Poi, tutte le voci si placano immediatamente. Un silenzio anomalo gli invade la mente.
Una, improvvisa e molto piu forte di tutte quelle precedenti, strilla come fosse fuori di sé.Dean si blocca in mezzo alla strada.
Una goccia di sudore dalla fronte gli scende fin sopra la palpebra destra. Il tempo si ferma, la sente scivolare lungo le ciglia e cadere sulla guancia, vicino alle labbra. La lecca tirando appena fuori la lingua e sente il suo sapore salato che gli è familiare, troppo simile alle lacrime.La voce non smette di urlare.
Farebbe meglio ad ammazzarsi in questo momento, prendere la pistola e spararsi in testa.
Sì, è l'unica soluzione.
Nella sua testa ora iniste il pensiero che l'unico modo per non dover fare i conti con l'essere abbandonato da Martha sia la morte. Una vita senza di lei, a prescindere, non avrebbe senso.Le mani gli tremano, così come le gambe.
Ha paura, un'angoscia che non aveva mai provato prima. Lo stomaco gli si rivolta completamente e si china verso l'asfalto, piegato in due dal dolore.
-Non muoverti!— sente la voce lontana, offuscata, di uno dei due poliziotti che lo stavano seguendo.
Cade a terra senza riuscire a coprirsi il volto con le mani.
Immediatamente sente il sapore disgustosamente familiare del sangue, poi il buio.La luce artificiale della piccola cella fredda lo abbaglia non appena apre gli occhi. Geme per il dolore, alcuni grumi di sangue rappreso gli tirano la pelle appena sopra il labbro. Non si guarda neanche intorno, gli basta sentire il freddo del pavimento per capire che non si trova a casa.
Si sarebbe ammazzato, ne è consapevole, se non fosse svenuto in quel momento. La spia rossa della telecamera di sorveglianza gli conferma il fatto che lo pensino anche i poliziotti.Si alza in piedi e poco dopo la voce brusca di un uomo gli intima di uscire dalla cella.
-Dean Reed, conosci i tuoi diritti, sei accusato di furto e di omicidio colposo di primo grado. Sei stato perquisito e ti sono stati sottratti averi e oggetti potenzialmente pericolosi, come l'arma da fuoco, mentre eri privo di sensi. Sei stato visitato da un medico, più tardi potrai visionare il referto insieme al tuo avvocato.
Dean guarda fisso davanti a sé senza percepire neanche una parola. Il poliziotto parla con voce monotona, come se avesse imparato un copione a memoria.
-Seguimi, ti verranno prese le impronte digitali e verrai fotografato e successivamente schedato.
Il corpo di Dean si muove da solo, senza che lui sia in grado di comandarlo in qualche modo. Segue il poliziotto lungo il corridoio illuminato della centrale di polizia. Non sa che ore siano né quanto tempo sia stato svenuto.
La testa gli fa male in un modo quasi insopportabile.
Gli bruciano gli occhi, pizzicano e sente di stare per piangere. Vuole che la voce smetta di ripetergli che sarebbe stato meglio morire piuttosto che trovarsi lì. Meglio morire che vivere. Un sentimento che ha provato troppo spesso ma che adesso, senza una spiegazione razionale, non gli sembra più sensato.È troppo tardi ormai.
Respira, si muove, il sangue gli scorre nelle vene e gli sembra addirittura di sentirne il debole rumore.
È più vivo che mai.Si trova da solo in una stanza vuota, seduto ad una sedia con davanti solo un tavolo. Aspetta che succeda qualcosa, le manette tintinnano ad ogni suo movimento. Gliele hanno messe perché pensano che sia pericoloso a causa della sua imprevedibilità. Qualcuno deve aver trovato la scatola di Clozapina* ancora aperta nel suo zaino.
Improvvisamente qualcuno apre la porta della stanza dalle pareti ammuffite in cui si trova. Alza lo sguardo, vede un uomo in giacca e cravatta, con una valigetta sottomano che gli sorride mostrando i denti. I capelli radi e bianchi gli incoronano una testa piccola e grinzosa, poco sotto due sopracciglia cespugliose coprono quasi la metà dei suoi occhi azzurri e freddi come il ghiaccio. L'odore pungente della schiuma da barba mista a profumo costoso raggiunge il ragazzo nonostante l'uomo sia ancora lontano.
-E tu chi sei?- chiede il ragazzo, immediatamente.
-Sono il signor Hall, Dean caro, piacere.— l'uomo gli porge un pezzettino di carta rigida. Dean lo prende con due dita e legge le scritte in inchiostro argentato.Michael R. Hall
+1 408 324 78**-Sei un avvocato.— sibila tra i denti dopo un attimo di riflessione.
-Sì, ragazzo, il tuo.
Dean scuote la testa.
-C'è un errore, io non ho richiesto un avvocato.
L'uomo si siede davanti a lui, con un sospiro.
-Qualcuno ha pagato me e due o tre poliziotti affinché io possa essere qui ora, ragazzino.— posa la cartellina sul tavolo. La cinghia produce un fastidioso rumore metallico a contatto con la superficie.
-Chi ha pagato?
Michael Hall sorride, quasi come se fosse un bambino a cui è stato detto un segreto importante.
-Non ha importanza chi, ha importanza il perché.
-Perché, quindi, lei spreca il suo tempo con me?-Sono qui per salvarti il culo, ragazzino.
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*la Clozapina è utilizzata per trattare forme gravi di schizofrenia o per ridurre il rischio di suicidio in persone con schizofrenia o con disturbi simili. Può essere usato come sedativo per gestire pazienti con particolari disturbi d'ansia, tendenze autodistruttive e aggressività.

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𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄
Teen Fiction𝑳𝑨 𝑽𝑨𝑵𝑰𝑻𝑨' 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑬𝑺𝑰𝑺𝑻𝑬𝑵𝒁𝑨 | 𝑪𝑶𝑴𝑷𝑳𝑬𝑻𝑨 Anno 2003, Baltimore, Stati Uniti. Dove le vite di Dean Reed, Desirée Anderson ed Ezra Meyer si incrociano, uniti dal destino. Abbandonati dalla società, lasciati a loro stessi e a vi...