22. Stargazing

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It's not enough to save me
It's a race against the clock
But we don't wanna watch
Keep running 'til we're lost
The Neighborhood

Ezra Meyer siede sul suo letto, nella sua stanza silenziosa e buia. Mancano pochi minuti prima del suo appuntamento con Desirée, Reed e Lukyan, ma non riesce ad alzarsi. Il suo corpo sembra pesante.
Pesa di angoscia e di rimorsi.
Tiene una pistola in mano, ultimo regalo di suo padre, una Colt, calibro ventidue, che stringe con tutta la forza che ha.
Quel bastardo sapeva benissimo che l'avrebbe usata prima o poi.
La sta guardando da un po' di tempo, fisso sul metallo lucido. Alza la mano, posando la canna fredda sulla propria tempia. Toglie la sicura e preme il grilletto.

Click, fa la pistola.

Una scarica di adrenalina gli percorre tutto il corpo e sul suo volto si fa largo un sorriso.

Tira un profondo sospiro, rimanendo senza fiato subito dopo. Il cuore gli batte all'impazzata.
Guarda il telefono, ha due chiamate perse da Martha e un messaggio. Lo posa sopra le coperte e si lascia cadere di schiena sul materasso. Può ancora sentire il contatto della mano calda di Desirée con la sua.
Sente sulla pelle una strana sensazione, come se provasse freddo adesso che non ci sono le dita sottili di lei a stringergli il palmo.
-Oh.- sospira.
Strano sentimento questo, che gli riempie il vuoto e allo stesso tempo crea un'altra voragine nel petto.

Si alza, poggiando i piedi nudi sul tappeto. Prende dalla scrivania il borsello e butta dentro la pistola. Controlla di avere tutto, più e più volte. Il passamontagna, la bustina di coca, la dozzina di proiettili che è riuscito a trovare in un cassetto.
Si infila le scarpe e la giacca di pelle nera, poi si ferma davanti allo specchio. L'immagine che si presenta a lui è la stessa di sempre, ma Ezra si sente diverso.
Si sfiora le guance con la punta delle dita, per avere la certezza di essere quel ragazzo che lo guarda dallo specchio. E anche se tutti gli hanno sempre fatto capire quanto fosse bello, in questo momento lui si sente un mostro.
Tira un pugno allo specchio, che si crepa nel mezzo. Si guarda le nocche sanguinanti e sorride ancora, soddisfatto di aver colpito il riflesso che non gli somigliava per niente.

Salta giù dalla finestra, per evitare di incontrare sua madre. Non prende neanche la macchina, corre verso casa di Desirée.
Mentre le case scorrono veloci ai suoi lati e man mano si fanno più fatiscenti, i pensieri si sovrappongono l'uno sull'altro e non gli lasciano il tempo di concentrarsi. Accelera il ritmo della corsa, vuole raggiungere il punto in cui il corpo gli fa così male da fargli provare piacere.
Finalmente, la sua mente si svuota e sente solamente il vento freddo che pizzica e gli fa lacrimare gli occhi.

Ezra sorride quando si rende conto che tutti i rumori nella sua testa sono scomparsi.

Si ferma solo nel cortile di Desirée, ansimante. Raccoglie una pietrolina da terra e la lancia verso il vetro della finestra.
Lo fa ancora, finché Desirée non apre la finestra e si sporge fuori.

-Ezra? Cosa fai qui?- è un sussurro quasi urlato.
-Non ho la macchina.
-Aspettami, ah— la ragazza torna dentro e spunta poco dopo con delle chiavi in mano. Gliele lancia, protesa in avanti sul piccolo davanzale. Ezra guarda in alto, può vedere la luce che proviene dalla camera alle spalle di lei illuminarla come se fosse una creatura angelica. I ricci le ricadono sul viso, ma non oscurano completamente il sorriso che le si è dipinto sul volto.

Improvvisamente Ezra sente un colpo metallico sulla fronte, in mezzo agli occhi e la risata trattenuta di Desirée.
Si china a prendere le chiavi massaggiandosi il punto colpito.
-Cosa stavi guardando, scemo?
-Te.- Ezra risponde senza alzare lo sguardo.
Quando solleva la testa, Desirée non è più alla finestra.

La aspetta nella macchina, stringendo il volante con entrambe le mani e canticchiando tra sé e sé una canzone sentita alla radio molto tempo prima.
La vede arrivare, completamente vestita di nero. La felpa oversize ha un buco, sulla manica, come anche la maggior parte dei suoi vestiti. Sembra minuscola, anche i pantaloni sono troppo grandi per lei e le cadono fin sotto la suola delle scarpe.
Gli fa tenerezza.

Ezra le apre la portiera e lei si siede accanto a lui.
-Sei pronta?
-Certo che sono pronta. Tu hai portato... uhm...
-La tua dose di cocaina?
Può vedere Desirée arrossire mentre annuisce.
-Sì— mette in moto la macchina -Sì, l'ho portata.

Durante il viaggio stanno entrambi in silenzio.

Oh Lord, there must be something you can say
You can tell from the lines on her face

You can see that she's been there
Probably been moved on from every place
'Cause she didn't fit in there
Oh, think twice, 'cause it's another day for you and me in paradise

Ezra ascolta la canzone che sta passando alla radio. La conosce, a sua madre Phil Collins piace da morire.
Si volta un attimo verso la ragazza alla sua destra e la vede cantare a bassa voce le parole.
-Ti vergogni?
-Di cosa?
-Della tua voce. Ti ho già sentita cantare, sei brava.
-Non mi sembra il caso di cantare adesso come se non stessimo per fare cosa stiamo per fare.

Ezra ferma la macchina a un semaforo, nonostante sia verde.

-Perché vuoi a tutti i costi venire con noi quando palesemente non dovresti farlo?
Sente lo sguardo di Desirée farsi duro, i suoi occhi tondi si assottigliano.
-Perché non dovrei? Perché sono una ragazza?
-Sì, perché non avrai le palle di andare fino in fondo quando sarà il momento.
-Oh, scusa tanto, ma non mi conosci per un cazzo.
-Giusto, sai. Cosa fai a me non interessa.
-Bene.
-Bene.

Rimette in moto e alza al massimo il volume della radio. Sente la rabbia montargli dentro, ma la musica assordante cancella nuovamente ogni suo pensiero.

Si ferma nel piccolo parco che hanno stabilito come punto di ritrovo, dato che è il più vicino alla villetta. Ezra scende sbattendo la portiera della macchina. Dean e il russo sono seduti su una delle panchine, sul marciapiede accanto a loro c'è quello che rimane di una bottiglia di vodka. Dean sta fumando con una faccia concentrata, le labbra strette e i soli pollice e indice a tenere su la sigaretta.
Ezra si avvicina a loro e si siede accanto a Lukyan, che si volta con un sorriso.

-Vse ulazheno*
-Eccolo che ricomincia con la sua lingua del cazzo.- sbotta Dean senza alzare gli occhi dal pavimento. Ha la sua pistola automatica in una mano e la tiene come se potesse scappargli da un momento all'altro.
-Grazie Luk.- risponde Ezra ignorando l'affermazione dell'altro ragazzo.
-Cosa facciamo se c'è qualcuno in casa?- chiede Desirée da dietro le spalle di Ezra.
Dean le punta la pistola contro e chiude un occhio.
-Bang.

Ezra tira fuori dallo zaino la bustina di polvere bianca e la posa sulla panchina.
-Come promesso, 30 milligrammi a testa.
Dean si alza in piedi e butta a terra il mozzicone.
-Prima io.
Tira fuori dal suo zaino una piccola agenda e ci dispone sopra quattro strisce, svuotando completamente la busta trasparente.
Ezra si volta a guardare Desirée, che chiude gli occhi il momento in cui Dean prende in mano uno scontrino arrotolato.
Gli fa tenerezza.

Ezra è l'ultimo a tirare su la striscia. Butta indietro la testa e lascia andare un piccolo sospiro di sollievo.


Finalmente sente di poter fare qualsiasi cosa.
Vede Desirée saltellare sul posto. Le prende la mano e le mette in testa il passamontagna, vede i suoi occhi muoversi in giro, le pupille dilatate.
-Come ti senti.
-Non sono mai stata meglio, E.
Dean li prende entrambi per le braccia.
-Andiamo, piccioncini, cazzo.

Quando scavalcano il cancello della villa, immersi nel buio della notte, Ezra capisce che non c'è modo di tornare indietro.

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*Все улажено: "tutto è sistemato"

💗Eccomi finalmente, sono tornata dopo mesi di inattività. Spero che il capitolo vi piaccia, ho impiegato veramente tantissimo a scriverlo. Spero di riuscire ad aggiornare più frequentemente d'ora in poi, ma non prometto nulla. E grazie a tutti per le letture!

-B.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora