26. I Don't Want to Set the World on Fire

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I've lost all ambition
For worldly acclaim
I just want to be the one you love
And with your admission
That you feel the same
The Ink Spots

Ad Ezra Meyer non era mai importato di qualcuno al di fuori di se stesso, mai nella sua vita si era fermato a riflettere se le sue azioni potessero avere conseguenze sulla vita di qualcun altro.
Aveva più volte accusato suoi amici di aver fatto qualcosa che in realtà aveva fatto lui e ne usciva sempre pulito.
Era diventata abitudine.
Sua madre aveva trovato un pacchetto di coca sotto il divano? Di Isaac.
Tornava a casa alle quattro di mattina e non stava in piedi? Sempre Isaac l'aveva ingannato a bere alcool dicendogli che era acqua.
Ma sotto sotto, in fondo, a lui non interessava avere amicizie. Aveva sempre saputo di essere migliore di loro, sapeva che era solo passeggero, che era destinato a qualcosa di molto più grande di quella squallida città del cazzo.
Le allucinazioni e le alterazioni cognitive gli permettevano di non pensare a quanto la sua vita fosse, alla fine, vuota.

Ma ora tutto era cambiato e a malapena se ne era accorto.

-Ti hanno incastrato? Che cazzo dici?
Ezra si volta verso la ragazza, ancora troppo vicino a Dean, per i suoi gusti.
Il biondo fa lentamente su e giù con la testa, socchiudendo gli occhi. Ezra stringe i braccioli della sedia, istintivamente. Si sente in pericolo.

Non aveva mai avuto paura di morire, ma la canna puntata verso di lui è come una voragine che vorrebbe inghiottirlo con tutta la stanza.
Riesce a guardare solo quello, mentre si accorge di star muovendo nervosamente la gamba destra, che fa un fastidioso rumore contro il pavimento di legno. Una sorta di cigolio sinistro.

Dean, la bomba a orologeria.
Dean Reed, lo schizzato.
Così lui, Isaac e Nathan lo chiamavano, quando lo vedevano girare per la scuola. Tutti dicevano che prima o poi sarebbe entrato armato e avrebbe iniziato ad aprire il fuoco sugli studenti.
Ora era in casa sua, con una pistola carica puntata contro di lui.
Solo Martha sembrava aver compreso quel cervello malato.
Oh, beh, una puttana e un mentecatto. Anime gemelle.

-Ezra non ha fatto niente, Dean.- la voce timida di Desirée rompe il silenzio glaciale che aleggiava nella stanza.
-Lo stai difendendo?
-Non mi sta difendendo, cazzo, sta dicendo la verità.
-Non— le orecchie di Dean diventano improvvisamente di un colore rossastro —non mentirmi, figlio di puttana!
La mano gli trema, Ezra può vederlo chiaramente.
Sta avendo uno dei suoi attacchi.
-Dean, non ti sto mentendo.
Cerca di sembrare calmo, ma la voce gli si incrina pronunciando le ultime sillabe. Sposta brevemente lo sguardo su Desirée. Anche lei sta nervosamente mordendo le proprie unghie.

Per la prima volta, Ezra ha paura.
Non c'è via di scampo questa volta. Nessuno da incolpare per qualcosa che non ha fatto.

-Avevo la patente nel portafoglio e ora non c'è più. Qualcuno me l'ha presa, la polizia mi sta cercando, cazzo!— il respiro del ragazzo è affannato, trema completamente e la poltrona sembra scottare sotto di lui. Un animale messo contro il muro.
Pericoloso.

Ezra vorrebbe parlare, ma nessuna parola gli esce dalle labbra. Congelate in fondo alla gola, gli impediscono di respirare.

Improvvisamente, Dean scatta in piedi, la pistola ancora dritta davanti a lui. Tiene il braccio teso, il viso pallido sembra ancora più scheletrico.
Lentamente, sposta la mira verso Desirée.
La ragazza urla, un suono che perfora i timpani di Ezra. Angosciato, si alza in piedi a sua volta.
Il cuore gli batte all'impazzata.
-Cosa stai facendo?
-Ti importa di lei, non è vero?
Desirée indietreggia di qualche passo.
-Sì che mi importa— mette le mani avanti a lui —Lei non c'entra nulla, non spaventarla.
-Oh— un sorriso si dipinge sul viso emaciato di Dean —ma che carino.
Ezra lo guarda, muovendosi lentamente verso la ragazza.
-Vorrei che avessi trattato la mia Martha con uguale gentilezza.
-Cosa stai dicendo, D?
Il biondo punta nuovamente la pistola verso di lui.
-Stai zitto. So che mi hai incastrato tu.

Ezra apre la bocca, esce solo un rantolo.
Sapeva che Dean lo voleva morto. In cuor suo sapeva che lo odiava.
È tutto quello che Dean non è. Aspettava solo quel momento, Reed, Ezra se ne rende conto.
Qualche tempo fa, non avrebbe avuto problemi ad accusare Desirée.
Ma qualcosa è cambiato adesso.
L'espressione spaventata della ragazza, il suo corpo minuto scosso da brividi, le grosse labbra spalancate.
Ezra sente che non potrebbe essere più bella di così.
La più bella donna che lui avesse mai visto.
Come non se ne fosse mai accorto, non lo sapeva. Eppure adesso si sentiva fortunato, ad essere amato da una come lei.

E così, Ezra Meyer, scopriva che gli importava di qualcun altro oltre a se stesso.
Vuole proteggerla, in questo momento. Vuole che smetta di avere paura. Vuole vederla sorridere, con quei denti leggermente storti. Vuole accarezzarle la pelle soffice e dirle che andrà tutto bene.

-Cazzo Ezra. — Dean si passa la mano libera sulla fronte, maldida di sudore.
-Sei sicuro che la polizia ti stia dietro?
-Sono passato da casa, prima, c'era parcheggiata davanti una volante.
Ezra sgrana gli occhi.
-Non ho fatto niente io, D. Te lo giuro. Ti sarà caduta per sbaglio.
Il biondo lo guarda, gli occhi acquosi hanno un'espressione disorientata. La mano che tiene la pistola si abbassa lentamente.
-Non voglio finire in prigione.
-Non ci finirai, te lo assicuro.

Improvvisamente, due colpi sonori alla porta.
Dean sobbalza sul posto, rimette la sicura alla pistola e scatta verso la porta sul retro.

Ezra si avvicina all'ingresso.
-Chi è?
-Polizia. Parlo con Ezra Meyer?
-Sì, sono io.
Ezra apre lentamente la porta. Si trova davanti due uomini, quello che ha parlato lo supera di parecchio in altezza, ha i capelli grigi e un'accenno di barba.
-Sono il detective Paul Foster. Posso entrare per farle qualche domanda?— pronuncia con voce bassa, mostrando il badge che brilla alla luce del sole.
-A che scopo?
L'uomo tira fuori da una tasca una tessera e gliela porge.
-Lo conosce?
È la patente di Dean. Il bastardo non se l'era inventato.
Ezra scuote lentamente la testa.
-Ne sei sicuro, ragazzo?
-Perché me lo state chiedendo?
-Perché ha ucciso un uomo.
-Mai visto in vita mia.
L'uomo fa un sospiro.
-Perché mi stai mentendo?
Ezra si morde nervosamente il labbro fino a farlo sanguinare.
-Non sto mentendo.
-Il tuo nome mi è stato dato dai genitori di Dean, ragazzo. Mi hanno detto che siete amici.

Il rumore forte di una porta che sbatte echeggia nella casa silenziosa.
I due poliziotti si guardano, poi si precipitano verso il retro, lasciando Ezra da solo, confuso

Cazzo, Dean.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora