𝑳𝑨 𝑽𝑨𝑵𝑰𝑻𝑨' 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑬𝑺𝑰𝑺𝑻𝑬𝑵𝒁𝑨 | 𝑪𝑶𝑴𝑷𝑳𝑬𝑻𝑨
Anno 2003, Baltimore, Stati Uniti.
Dove le vite di Dean Reed, Desirée Anderson ed Ezra Meyer si incrociano, uniti dal destino.
Abbandonati dalla società, lasciati a loro stessi e a vi...
They're the ones who'll hate you When you think you've got the world all sussed out They're the ones who'll spit at you You will be the one screaming out Radiohead
L'aria è fredda, inusuale per un maggio che era stato caldo fino a quella mattina. Forse anche il tempo sta manifestando lutto in questo strano modo, pensa Lukyan Vasilev.
Una folata di vento gli fa volare via il cappello nero, messo a coprire i capelli tagliati grossolanamente qualche sera prima. Aveva pianto, per la seconda volta nella sua vita, aveva pianto come un bambino. Questa volta non c'era la voce rassicurante di sua madre a dirgli che sarebbe andato tutto bene. C'era solo il silenzio e un vuoto ingombrante nel petto. Non l'aveva salutato un'ultima volta e di ciò non riusciva a perdonarsi. Non gli aveva detto grazie, non gli aveva confessato il suo errore, che l'aveva portato a quella fatidica notte. Esattamente come Yuri, Ezra se ne era andato per sempre. Con lui, era morta l'altra metà del suo cuore.
Sono tutti in silenzio, in piedi davanti alla bara di legno scuro, che aspetta solo di essere fatta scendere lentamente nel terreno del Green Mount Cemetery. È bella, lucida. È sicuro che a Ezra non sarebbe piaciuta. Aveva sempre detto di voler essere sepolto come un faraone, coperto d'oro. La bara è aperta e non c'è nulla che brilli alla luce fioca del sole. Dov'è adesso quel suo desiderio? Un uomo morto non ha più desideri, sogni o speranze.
Lukyan si guarda intorno e vede la distesa di tombe, intervallate da piccoli cespugli verdi che ne coprono la maggior parte nascondendo la tristezza e la solitudine agli occhi di chi posa lo sguardo su quelle pietre senza nome. Chissà se sotto terra gli faranno un po' di compagnia.
I genitori di Ezra hanno organizzato una cerimonia semplice, a mascherare la vergogna per i continui eccessi del figlio. Si trovano entrambi davanti al prete protestante, Gwendolyn Hall sta fingendo di piangere in un fazzoletto di tessuto nero come il suo abito. Si riconosce subito un singhiozzo finto, lui stesso ha dovuto simularlo così tante volte da avere la nausea alla vista di una tale farsa. Il buco che si è formato al centro del suo petto si allarga allo stomaco, lo capovolge e lo comprime. Deve distogliere lo sguardo per qualche secondo. Lukyan assiste alla cerimonia funebre da dietro uno degli alberi che costellano il cimitero. Non è stato invitato ma non gli interessa. È un fantasma in carne ed ossa, lo è sempre stato.
Vede Dean Reed, poco lontano dalla bara. Sembra anche lui un cadavere: gli occhi infossati, le mani che non trovano pace e si sfregano violente tra di loro. Lo vede portarsi le dita alla bocca più volte, strappandosi le unghie pensando di non essere osservato da nessuno. Non sapeva che un essere così potesse provare compassione.
Desirée Anderson, vestita con una gonna nera troppo larga per lei e una camicia non stirata, è scossa da violenti singhiozzi. Le sue spalle tremano, il dorso delle mani è continuamente impegnato ad asciugare le lacrime che continuano a scendere senza intenzione di fermarsi. Lukyan non sente cosa dice il prete, non gli interessa, ma devono essere parole importanti per lei. Sa che era quella a cui Ezra era più legato, una volta gli aveva confessato di amarla da tempo ma di avere paura ad esprimere tale sentimento. Non per paura di un rifiuto o per paura di rovinare la loro amicizia, ma per la paura di mostrarsi debole a un altro essere umano dal quale sapeva non essere compreso appieno.
Nessuno capiva Ezra, neanche lui stesso si capiva. Era un accozzaglia di sensazioni ed esperienze buttate dentro un corpo bello, quasi perfetto. Nessuno lo capiva, per questo aveva smesso di farsi domande lui stesso.
La bara è stata calata, lentamente la piccola folla si allontana, tutti riuniti attorno a Gwendolyn Hall, ancora devotamente immersa nel suo ruolo più difficile: quello della madre affettuosa. Solo più una persona rimane ferma, in piedi davanti alla lapide. Rigida come un palo, immobile.
Lukyan si avvicina a passo lento, fermandosi quasi spalla contro spalla con il ragazzo biondo, senza neanche voltarsi a guardarlo. Entrambi hanno lo sguardo fisso verso il vuoto. Il silenzio è freddo come il ghiaccio, carico di emozioni. Lukyan sente come una voragine inghiottire il terreno sotto i suoi piedi. Forse raggiungere Ezra non è così brutto come pensa.
-Fa male.
Il russo annuisce e basta. Non ci sono parole migliori per descrivere la sensazione. Fa terribilmente male. Insopportabilmente.
Lukyan lancia un ultimo sguardo alla lapide e alla foto di Ezra che sorride. Spera che adesso si trovi in un posto migliore, nonostante non creda in Dio. Torna sui suoi passi, in silenzio. Ha salutato infine il suo amico, la sua anima adesso è in pace. Supera il ragazzo biondo, poi si ferma, senza più voltarsi. Neanche Dean si gira a guardarlo.
-Ho lasciato io la tua patente per terra.— dice semplicemente, prima di scomparire tra le lapidi decadenti del cimitero di Baltimora.
Ora si trova da solo, vicino al porto. È tornato nel parco dove si sono incontrati per la prima volta, anni addietro. Si siede su una panchina. Non c'è nessuno in quel pezzo di terra nascosto dagli alberi a occhi indiscreti. Prende un lungo respiro, si riempie i polmoni di aria. Fa un sorriso, chiude gli occhi. Tira fuori la pistola dalla tasca dei pantaloni neri militari, toglie la sicura e infila la canna in bocca.
Il rumore dello sparo fa fuggire gli uccelli dai rami.
Vivere, ormai, non era che lottare per una causa persa.
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💗Eccoci (quasi) alla fine di questo romanzo! Quasi perché a breve pubblicherò l'epilogo, ma la storia vera e propria si può dire conclusa. Beh, che ne pensate? Consigli, pareri? Inizierò poi anche una revisione dei vecchi capitoli. Grazie a tutti di cuore