7. Lonely Boy

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Well, I'm so above you
And it's plain to see
But I came to love you anyway
So you pulled my heart out
And I don't mind bleedin'
The Black Keys


La mattina si sveglia sempre col mal di testa, da quando ne ha memoria. Non vuole alzarsi, infatti, chiude gli occhi per ricreare la sensazione confortevole del buio. È inutile, ormai il sole gli impedisce di rimettersi a dormire.

La casa è silenziosa, si veste velocemente e apre il primo cassetto della scrivania, mai usata se non per nascondere i soldi e le bustine. Il ragazzo fruga sotto alcuni fogli buttati a casaccio, fino a tirare fuori un piccolo flacone blu contenente alcune pastiglie, di un colore acceso.
Aloperidolo*.
Si rovescia sul palmo della mano una compressa da cinque milligrammi e la ingoia. Guarda brevemente la scatola, prima di ingoiarne una seconda.

Si volta per contemplarsi al piccolo specchio tondo appeso davanti al suo letto. Osserva le occhiaie che spiccano violacee sulla pelle pallida, ma non riesce a guardarsi per più di qualche secondo. Sa di essere brutto, non gli interessa più di tanto.
Scende le scale in fretta, non vuole incontrare nessuno, men che meno sua madre e le frasi sconnesse che ripete ogni volta che lo vede.
Si versa il fondo di caffè che è rimasto dalla mattina precedente e lo beve in un sorso. Il mal di testa è finalmente andato via.
Tambureggia con le dita sul tavolo di legno, non ha voglia di andare al lavoro, non ha voglia di tornare a scuola e non ha voglia di vedere Ezra e Desirée per un po' di tempo.
È tutta colpa di quel coglione se non si è scopato la cassiera. Colpa sua, perché lei non vedeva l'ora.
Si stringe nelle spalle, nonostante non stia parlando con nessuno. In fondo le donne sono tutte uguali.

Afferra il berretto nero e la borsa prima di uscire, sono le otto e suo padre ancora dorme. Disgustoso. È lui che deve lavorare per portare qualche soldo a casa.
Quanti sacrifici per due perfetti estranei.
Però aver lasciato la scuola per lavorare era stata la scelta migliore che potesse fare. Non ha mai amato i libri, non sopportava la gente che vedeva nei corridoi.
Ragazzi completamente diversi da lui. Belli, che piacciono a tutti, senza nessun evidente problema.

Ma a Dean Reed non interessa che cosa pensino di lui gli altri. Non ha mai avuto amici. Non ne ha mai avuto bisogno.

Quello che ha con Desirée non è "amicizia".
Raccoglie dal vialetto la moto e parte a tutta velocità sulla strada vuota.
Quello che ha con Desirée è un contratto. Lui le ha promesso che le avrebbe trovato un lavoro se lei lo avesse aiutato a prendere più soldi possibili nel frattempo. Non si è tirata indietro, non gli ha neanche più chiesto nulla da quando lui ha smesso di cercarlo per lei. Quella ragazzina ha un sacco di problemi.
A partire dal fatto che è una negra con i genitori americani.

Le pastiglie fanno effetto, sente la mente più leggera.
Non sa neanche perché le prenda dal momento che la coca fa lo stesso lavoro, nausea e insonnia compresi.

Si ferma davanti all'officina e appoggia la moto contro il muro. Prima o poi aggiusterà il cavalletto. Non ama la periferia, ma almeno non passa tanta gente, a nessuno importa chi sia o cosa faccia.
Apre la porta e solleva la saracinesca, lasciando che il piccolo e squallido locale venga illuminato dalla luce mattutina. Ronnie è di nuovo in ritardo. È pieno di vecchi rottami e pneumatici buttate contro le pareti per fare spazio al ponte sollevatore al centro della stanza. L'odore dell'olio e della benzina è sempre piacevole per Dean.
Si cambia velocemente prima di mettersi a lavorare sulla Harley nuova di zecca che sta riparando da qualche giorno.
Aggiustare le moto è una delle poche cose che lo distrae seriamente. Impiega tutto se stesso per cercare di portare a termine il miglior lavoro possibile e non ha tempo per pensare a nient'altro. Lo psichiatra gli ha ripetuto più volte che i lavori manuali sono l'unica sana valvola di sfogo.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora