Bury all your secrets in my skin
Come away with innocence and leave me with my sins
The air around me still feels like a cage
And love is just a camouflage for what resembles rage again
SlipknotDean Reed guarda il soffitto bianco della propria camera, steso sulla schiena. Non riesce a girare la testa e a guardare la ragazza accanto a lui sul letto.
La sente ancora ansimare e normalmente lo prenderebbe come un complimento, l'ennesima affermazione delle proprie abilità, ma tutto, ora, gli provoca disgusto.La musica che sta passando alla radio, alzata a tutto volume al piano di sotto, gli impedisce di concentrarsi.
Desirée posa la guancia sulla sua spalla, Dean percepisce il suo sguardo su di lui, ma fa finta di nulla, come sempre. Lei disegna piccoli cerchi con le dita sul suo petto.
È riuscito a immaginare la pelle, la voce e il viso di Martha, che nulla hanno a che vedere con Desirée.
Gli manca così tanto che neanche si sente in colpa.
Allunga un braccio e prende la bottiglia di birra sul comodino, bevendone un lungo sorso.
Rimane fermo a fissare il vuoto davanti a sé, quando una sgradevole sensazione si impadronisce di lui. Ha bisogno di alzarsi, di allontanarsi da quella camera e dall'aria viziata al suo interno, che sa di sudore e di scelte tremendamente sbagliate.Se la toglie bruscamente di dosso, alzandosi e raccogliendo i vestiti sparsi sul pavimento.
-Vado a farmi una doccia.
Si volta, per farle segno di andarsene con un cenno della testa. La ragazza sta in silenzio e solleva una gamba da sotto le lenzuola, per fargliela vedere, mordendosi il labbro inferiore. Ci sono due lividi ancora rossastri sulla coscia, che spiccano sulla pelle scura.
-Mi hai fatto male.
Dean alza le spalle.
-Non volevo.
Il problema, invece, è che lo voleva.-Vattene, prima che arrivino i miei.
Si infila in fretta i pantaloni ed esce dalla camera, sapendo benissimo che al suo ritorno lei sarà ancora lì, con quella espressione da cane bastonato che tanto le si addice.
La musica rimbomba in tutta la casa, Dean si tappa le orecchie e si chiude in bagno, sedendosi sul bordo della piccola vasca di ceramica. Tira in fretta fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne accende una.
Si passa una mano sulla faccia, stropicciandosi gli occhi.
Che casino.Si alza e va verso il mobile accanto al lavandino. Tira fuori il barattolo di pastiglie e se ne rovescia una sul palmo. I soliti cinque milligrammi.
Ingoia con gli occhi chiusi e fa un tiro di fumo subito dopo. Cal aveva ragione, non gli piace stare male e quelle medicine hanno un effetto simile a quello dell'eroina, se non fosse che l'eroina colma per pochi minuti il senso di vuoto che lo divora da dentro. Gli tremano le mani e nella testa si ripete la conversazione avuta al telefono con Martha, all'infinito. Il modo in cui la sua voce gli aveva trafitto il cuore come un coltello lo fa ancora stare male.
Tira un calcio con rabbia al piccolo cestino bianco, che vola dall'altra parte del bagno, contro la porta chiusa a chiave.
Spegne la sigaretta nel portasapone della doccia e si spoglia di nuovo, aprendo l'acqua. Spera che lavi via tutto lo schifo che si sente addosso, le carezze e i baci di Desirée.Apre la porta con solo l'asciugamano legato in vita e si trova davanti il russo. Per poco non cade all'indietro.
-Che cazzo-?
-Come faccio a nascondermi in camera se c'è la ragazza?
-Mettiti sotto il letto.
Lukyan Vasilev scuote lentamente la testa, in segno di disappunto.
-Tratti male le donne.
-Questo è perché— gli fa segno di abbassarsi e sussurra -questo è perché le donne sono tutte stronze. Non fidarti mai, Luk.
Il ragazzo annuisce e Dean continua:
-Non farti fregare, anche se sembrano gentili non lo sono mai. Non vedono l'ora di farti male e di buttarti via come uno straccio. Hai capito?
Luk annuisce una seconda volta.
-Non importa quello che fai per loro, troveranno il modo di farti passare per quello sbagliato.- Dean lo supera con una pacca sulla spalla e chiude la porta della camera dietro di sé.Desirée è ancora stesa sopra le lenzuola, la forma del suo corpo nudo è delineata perfettamente dalla luce che filtra dalla finestra. Dean si veste senza rivolgerle la parola. Si volta per aprire la porta a Luk, quando la sente parlare.
-Te ne sei pentito?
Non risponde, facendo entrare il russo, che si copre gli occhi con la mano. Desirée si alza, prende i vestiti ed esce. Poco dopo la porta d'ingresso al piano di sotto sbatte con violenza.
-Sukin syn.*- sbotta il russo.
-Nessuno capisce che cazzo dici, Luk.
Dean si siede sul letto e prende la pipa, insieme alla bustina di cristalli che Luk aveva portato con sé. Il ragazzo lo guarda.
-Crack, adesso?
-E quando?
Si siede accanto a lui e prende l'accendino.
-Okay, poco.
-Sei diventato mio padre, per caso?
-Ezra vuole che ti tenga d'occhio.
-Ezra deve tenere d'occhio il suo cazzo, finché lascio che sia attaccato lì dov'è.
-Tebe luchshe zatknutʹsya**
Dean si volta a guardarlo.
-Cazzo, Luk, non si capisce niente quando parli.- sbotta, mettendo in bocca la pipetta.Ora sente un'energia che non gli appartiene vibrargli in tutto il corpo. Potrebbe sollevare un camion con un dito. Improvvisamente la porta all'ingresso sbatte di nuovo e Dean scatta in piedi, ricadendo sul pavimento subito dopo.
-Luk, nasconditi!
Il ragazzo esegue immediatamente, sistemando le lenzuola a bordo del letto e raggomitolandosi sotto di esso. Dean butta la pipa nella scatola di metallo e la nasconde nel piano più alto del proprio mobile, poi apre silenziosamente la porta della camera.
-Ma'? Pa'?- urla in direzione delle scale.
Nessuno risponde, va in bagno e si sciacqua la faccia. Ha le pupille dilatate, occhiaie violacee e le labbra pallide. Rivoli di sudore che gli scendevano lungo le tempie sono stati sostituiti dall'acqua fredda. Si dà due schiaffi sulle guance.
-Si va in scena.- sussurra al suo riflesso allo specchio.Scende al piano di sotto, un sacchetto dal supermercato è poggiato sul tavolo di legno, accanto ai suoi attrezzi da lavoro.
-Sei a casa, addirittura?
La voce dell'uomo davanti a lui è dura, quasi severa.
Dean annuisce, andando a guardare dentro il sacchetto. Cibo precotto, come sempre.
Ha una voglia irrefrenabile di parlare, deve tenere la bocca occupata in qualche modo.
-Dove siete stati?- inzia, senza staccare gli occhi dal cibo -Io ho visto dei miei amici, sai, quelli di cui ti avevo parlato, quelli di scuola, siamo-- James Reed lo interrompe, con un colpo di tosse, poi parla:
-Tua madre non vuole ancora vederti. Non in questo stato. Ti scaldi la cena e vai a mangiare in camera.
-Quale stato?
-Puzzi di fumo, Dean, hai gli occhi rossi.
-E allora? Sicuramente ha visto di peggio, io-- il padre lo interrompe una seconda volta.
-Dean, stavamo pensando che non ti vogliamo in questa casa.
James si ferma per fare un sospiro e si sistema i capelli neri, che erano ricaduti sulla fronte.
-Ne discuteremo quando Dora se la sentirà di parlare con te. Pensavo che i due mesi passati a fare i lavori socialmente utili fossero serviti a qualcosa.Dean apre la bocca, ma non esce neanche un suono.
Torna in camera con una teglia di lasagne molli e insapori scaldate al microonde.
-Via libera, Luk. I miei non mi vogliono con loro.
Il ragazzo spunta da sotto il letto e prende la teglia, posandola sul letto. Mangiano in silenzio, senza guardarsi.
Dean sente gli occhi pizzicargli dolorosamente. Avrebbe voglia di piangere.-Quando non rischierai più di essere ammazzato, mi ospiti da te?
Luk alza gli occhi dalla teglia.
-Vivo in una roulotte.
Dean annuisce, scollando le spalle.
-Tutto è meglio di questa cazzo di prigione.
Luk fa un sorriso.
-Certo.Dean ricambia il sorriso e spera che Lukyan dica il vero, riguardo alla villa da svaligiare. Altrimenti è fottuto per davvero.
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*Сукин сын: dal russo, vuol dire "figlio di puttana".
**тебе лучше заткнуться: "faresti meglio a stare zitto".💗Spero non sia troppo pesante da leggere. @StFrancisFolly questo capitolo è per te <3 Ditemi che ne pensate :D
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𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄
Fiksi Remaja𝑳𝑨 𝑽𝑨𝑵𝑰𝑻𝑨' 𝑫𝑬𝑳𝑳'𝑬𝑺𝑰𝑺𝑻𝑬𝑵𝒁𝑨 | 𝑪𝑶𝑴𝑷𝑳𝑬𝑻𝑨 Anno 2003, Baltimore, Stati Uniti. Dove le vite di Dean Reed, Desirée Anderson ed Ezra Meyer si incrociano, uniti dal destino. Abbandonati dalla società, lasciati a loro stessi e a vi...