𝐄𝐏𝐈𝐋𝐎𝐆𝐎

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la tragedia dell'esistenza;
epilogo

Verrà un nuovo temporale e finirà l'estate
La quiete dei colori autunnali a riflettersi sulle strade e sugli umori
come il dolce malessere dopo un addio.

(Franco Battiato, "La quiete dopo un addio'')

Il rumore dei tacchi a spillo rimbomba in tutto il corridoio, la donna si guarda attorno assottigliando gli occhi, come una gatta

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Il rumore dei tacchi a spillo rimbomba in tutto il corridoio, la donna si guarda attorno assottigliando gli occhi, come una gatta. Le sue guance non sono più piene e morbide come un tempo, hanno fatto spazio a zigomi pronunciati che le conferiscono un'aria matura, quasi severa.
I suoi occhi non brillano più, i capelli una volta ribelli sono accuratamente lisciati e acconciati.
Desirée Anderson ha ormai trentanove anni.
Tiene stretta a sé la piccola borsa nera, con la mano libera si liscia la lunga gonna con l'orlo di pizzo.
Le sue labbra sono tinte di un rosso che quasi stona sul suo viso scuro, dai lineamenti una volta delicati.

È il diciassette maggio del duemilaventitrè.

La guardia penitenziaria le apre la pesante porta di ferro, che dà ad una delle stanze adibite ai colloqui con i prigionieri a vita.
La donna si ferma sulla porta, indugia. Deglutisce prima di prendere un grosso respiro.
Le gambe le tremano, mentre si avvicina al tavolo.

La guardia li lascia soli, attendendo appena fuori dalla porta.

L'uomo seduto non la riconosce, la guarda con gli occhi verdi infossati e circondati da pesanti occhiaie violacee.
I suoi capelli non sono più biondi, sono tornati castani. Non ha barba, tagliata velocemente con un vecchio rasoio.
Le guance sono infossate, quasi come se non mangiasse, ma il suo corpo è più muscoloso adesso.
Desirée fa fatica a rivedere in quell'adulto dalle braccia e collo tatuato il suo vecchio amico. Ha le manette attorno ai polsi. Un omicida è quello che è adesso il suo vecchio amore.
Si siede davanti a lui, scrutando ogni suo particolare.
Quelle labbra che aveva baciato spesso vent'anni prima adesso sono secche, spaccate a metà da una vecchia cicatrice.

-Dean, cosa ti è successo?

Dean Reed inizia a piangere, appena riconosce la voce. Lacrime copiose gli scendono lungo le guance, passano accanto al tatuaggio di un coltello appena sotto l'occhio.
Ha quarant'anni, ne dovrà scontare altrettanti in prigione.

-Desirée. Non ti ho riconosciuta.
-Lo so, sono cambiata tanto. Anche tu.

Dean sorride, mostrando un incisivo mancante. Si asciuga gli occhi.

-Mi dispiace di averti allontanata dalla mia vita, dopo quella mattina.
-Tranquillo, Dean— la donna gli accarezza il dorso della mano con le dita sottili —non sono qui per sgridarti.
-Perché sei qui?
-Perché ho appena saputo di star per avere il secondo figlio.
-Che bello, Desi.
La voce di Dean è cambiata. Si è fatta più roca.
La sua presenza le incute paura, esattamente come quando erano ragazzini.
Dalle maniche della divisa si intravedono nuove cicatrici sui polsi.

Desirée sta per parlare, ma lui la anticipa.
-Chi è il padre?
-Bruce Harvell.
L'uomo non ha più nessuna espressione in volto, le rughe sulla fronte
Desirée gli fa un sorriso stanco, prima di continuare.
-Mi ha chiesto di fidanzarci appena ho finito la scuola. Ho smesso di giocare le schedine del Powerball, Dean. Mi ha aiutata tanto. Mi ha portata via da casa. Mi... Mi ha sposato l'anno dopo. Quando tu ti sei fatto arrestare.
-Sembra romantico. Ma tu non sembri felice.
-Sì, io— le labbra le tremano —voglio che il bambino si chiami Ezra.
-Ezra?
-Sì, esattamente come lui.

Dean annuisce lentamente.
Si guardano, l'aria carica di parole ghiacciate nelle loro gole. Non c'è niente da dire.
In silenzio, piangono entrambi.
No, non è felice.

-Mi ha fatto piacere vederti.
-Anche a me.

Desirée si alza in piedi. Si sporge a dargli un bacio sulla guancia.
Esce dalla stanza con il cuore pesante.
Sa che è l'ultima volta che lo vede.
Ne è certa.

Non lo andrà più a trovare. Ha chiuso con quei ricordi.
Il suo cuore è seppellito con il vero amore della sua vita, aspetta di tornare da lui, prima o poi.

Un'ultima lacrima cade sul corridoio di cemento.

Addio Dean, tesoro.
Ci rivedremo tutti e tre all'Inferno.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora