8. Lust For Life

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They say only the good die young
That just ain't right
'Cause we're having too much fun
Too much fun tonight, yeah
And a lust for life
Lana Del Rey


Hanno marinato di nuovo scuola. Sono seduti da ore sul bordo del piccolo ponte di legno, le gambe che sporgono fuori dalle travi usate come mancorrente. Sotto di loro l'erba è illuminata dal sole, splende di verde come uno smeraldo. Il parco naturale è il loro posto segreto, un rifugio fin da quando erano piccoli. Quel ponte non serve per attraversare nessun fiume, è lì da sempre, nessuno si è mai curato di smantellarlo.

-Ho fatto una cazzata.- La sua voce rompe il silenzio surreale che si era creato.

Il ragazzo castano si mette seduto a gambe incrociate e si volta verso di lui.
-No Ezra, ne hai fatte due.
-Grazie per avermelo ricordato, ne ho fatte due.
-E non ti preoccupa?
Ezra Meyer sposta lo sguardo su di lui. Il sole regala agli occhi di Nathan delle bellissime sfumature verdi, cosa che adora.
Lo ritiene il suo migliore amico, perché è l'unico in grado di controllarlo. Se Isaac è come benzina per il fuoco che gli arde costantemente nel petto, Nathan è il suo secchio d'acqua ghiacciata. Lo riporta ogni volta alla realtà.

-Nah, sai, non mi preoccupano per nulla.
-Invece dovresti avere paura delle conseguenze.
Ezra guarda davanti a sé. Tira fuori il pacchetto e si accende una sigaretta. Sente lo sguardo severo del suo amico, pronto ad aggiungere qualcosa.
E lo fa, subito dopo:
-Come fai a non avere paura?
Esala lentamente il fumo, lascia che lo avvolga come una nebbia, nel tentativo inconscio di nascondersi da quel tono così duro con cui Nathan gli pone le domande. Come se dovesse parlare a un bambino che ha disobbedito.

-Ho avuto paura e tu lo sai bene.
-Allora perché?
-Perché ora ho paura di non poterle fare più. Il tempo passa troppo veloce.
-Non è una scusa.
-È la verità assoluta.
-Sarebbe un bene se il tempo passasse senza te che ti strafai di qualsiasi cosa.

A questo Ezra non risponde.
La sigaretta si consuma lentamente, lo sfrigolio della carta che brucia è l'unico rumore.
Poi, interrompe di nuovo il silenzio.

-Non potresti capire, Nat.
-Perché?
-Perché sei religioso, pure il tuo nome è quello di un cazzo di Profeta.
-La mia religione non ha niente a che vedere con questo.
Ezra lo guarda con un sorriso stampato sulla faccia.
Ha sempre trovato divertente la vena cristiana di Nathan. Non è qualcosa che ti aspetti da uno che a dieci anni picchiava gli altri bambini.

-Ora te lo spiego. Tu credi nel diavolo, in Satana, in quella roba lì, no?
-Certo.
-Credi anche in Dio, quindi.
Nathan annuisce, confuso.
Ezra fa una risata.
-Io so che Dio è qui con noi.
-Ezra, che cazzo stai dicendo?
-Dio scherza con te, ti parla e tu non te ne accorgi neanche.
Il ragazzo moro si alza in piedi, senza distogliere lo sguardo dagli occhi dell'altro.
-Dio non è una persona in carne e ossa, Ezra.
-Certo che lo è.

Ezra prende un profondo sospiro, allarga le braccia.
-Io sono Dio, Nat.

Nathan Harvey non pronuncia neanche una parola.
A malapena sta respirando.
Ezra sorride nel vederlo immobile come un pesce lesso.
-La vita è una noia per me- fa un altro tiro dalla sigaretta -ho bisogno di sentirmi vivo in qualche modo.
Prende il mozzicone e se lo preme sulla pelle nuda dell'avambraccio. Sente dolore, per un attimo pensa di urlare. Ma è proprio questa sofferenza la cosa che cerca così disperatamente.

Nathan si alza.
-Torniamo a casa.
Ezra si infila le mani nelle tasche dei jeans.
-Pensi che io abbia sbagliato?
-A fare cosa?
-A dare retta a Reed.
-No.
Non si aspettava una risposta del genere.
-Perché?
Nathan alza le spalle, senza rispondere. Lo precede tra l'erba nella direzione che riporta alla strada asfaltata sulla quale hanno lasciato la macchina.

𝐀𝐏𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐂𝐀𝐔𝐒𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora