Capitolo 34

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A seguito dell'entrata di Fra, accompagnata dalla conseguente felicità di Christian nello scoprire di aver ballato con la sua Cenerentola, i due iniziarono a frequentarsi. Per quanto riguarda me e Gigi, le cose fra di noi iniziarono a complicarsi con il passare delle settimane e l'avvicinarsi del Serale. Fummo ambedue ammessi ad esso come quasi tutti i nostri amici li dentro.

La prima puntata del serale si avvicinava sempre di più e Maria convocò tutti sulle gradinate per comunicare eventuali guanti di sfide e comparate. Ero nella squadra dei Cucca-Todo, insieme a tutti i miei amici : Alex, Ash, Mattia, Chri e Fra. Tutti tranne Luigi che se ne stava tranquillamente seduto al fianco di Carola. Con le varie prove in vista del serale, i due trascorrevano sempre più tempo insieme e si stavano avvicinando man mano. Non ne ero gelosa, però, mi fidavo ciecamente del mio ragazzo.
Ma potevo veramente dire di conoscerlo così bene?
Lui sapeva tutto di me. Tutto. Io, invece, non conoscevo e non capivo ancora certi aspetti del suo carattere. Non riuscivo a capire perché non dicesse mai la propria opinione e lasciasse correre tutto. Alex diceva che era indifferente e questo li aveva fatti allontanare. No, non pensavo fosse indifferente. Volevo solo conoscere quel lato di lui, quel lato che cercava in tutti i modi di nascondere lasciandosi scorrere tutto addosso.

"Posso parlarti?" gli domandai così dopo aver ascoltato le comunicazioni di Maria, non riuscendo più a sopportare quella strana sensazione. Sapevo di non poter stare con una persona che non conoscevo del tutto. Ero fatta così. Allo stesso tempo, però, volevo conoscerlo. Ma lui doveva aprirsi con me. Per forza. Avevo bisogno di sentire che lui si fidasse di me come io mi fidavo di lui.
"Dimmi, Emmina" rispose, dandomi un bacino sul naso e usando quell'appellativo che mi faceva tremare le gambe ogni volta che lo pronunciava.
"Gigi, sono seria!" dissi, cercando di non farmi addolcire davanti ai suoi occhioni da cagnolino.
"Okay okay, scusa... dimmi."
"Io ti amo e lo sai" iniziai, ma venni interrotta da lui che mi posava un bacio sulle labbra. Lo guardai male.
"Scusa, non mi sono ancora abituato a sentirtelo dire..." disse, abbassando lo sguardo "proseguì pure."
"Che scemo! Dicevo..." continuai "io ti amo e mi fido di te. Nel senso che ti ho raccontato tutta la mia vita praticamente, anche cose che non avevo mai raccontato a nessuno. Ora non voglio forzarti né nulla ma vorrei solo che anche per te fosse lo stesso. So poco o niente di chi tu fossi prima e non comprendo a fondo il perché tu non voglia raccontarmi di te. A volte sento veramente di non conoscerti affatto..."
Tirai un sospiro di sollievo. Glielo avevo detto. Dopo essermi ripetuta mentalmente il discorso mille volte e, ovviamente, come mio solito, avevo totalmente cambiato le parole.

Mi guardava fisso, perplesso. Probabilmente era l'ultima cosa che si aspettava di udire da me. Che lo avessi offeso? Non volevo fargliene una colpa, volevo solo capire. Volevo fargli comprendere che poteva confidarsi e sfogarsi con me. Mi ero espressa male?
Restò a guardarmi parecchi istanti, che mi parvero un'eternità, e poi parlò:
"Okay, scusa"
"Scusa?" esclamai io di getto. Mi aspettavo mi dicesse qualcosa e invece l'unica cosa che era stato in grado di dire era 'okay, scusa'. Ottimo.
"Scusa, ho detto" esclamò scazzato, alzandosi dal divano dove ci eravamo precedentemente seduti. Mi alzai a mia volta.
Ero arrabbiata.  Si stava dimostrando indifferente. Ancora una volta. Con me.
"Ma che problemi hai?" urlai con le lacrime agli occhi, mentre si allontanava.
"Non pensavo di dover essere obbligato a dirti pure quando vado in bagno" rispose, riavvicinandosi a me. Era infuriato, lo leggevo nei suoi occhi, ma parlava tranquillamente, come se non provasse nulla o cercasse di trattenersi.
"Non intendevo quello"
"Si invece, intendevi proprio questo"
"Luigi..."
"No, ora parlo io... Ci hai mai pensato che nessuno ti ha obbligata a confidarmi con me? Sbaglio?"
"No, ma..."
"Ecco, lo hai fatto tu di tua spontanea volontà. Non ti ho costretta"
"È vero però..." tentai di dire, ma era già uscito dalla casetta, diretto probabilmente a lezione.

Non me lo sarei lasciata scappare così. Probabilmente mi ero espressa male e non volevo perderlo per questo. Gli corsi dietro.
"Luigi" urlai, quando lo vidi camminare a pochi passi da me "Fermati, per favore! Lasciami spiegare..."
Si fermò ma non si voltò.
"Guardami, per favore..." sussurrai, mentre sopra di noi iniziava a piovere. Bene, ottimo: sembrava di essere in uno di quei film americani nei quali i protagonisti litigano sotto la pioggia e si lasciano.
Luigi si voltò. Indossava gli iconici occhiali da sole. Non capivo proprio perché li indossasse anche quando non c'è ne fosse bisogno. Evidentemente gli piacevano.
"Cosa vuoi?" mi domandò. Anche se indossava gli occhiali sapevo che stava evitando il mio sguardo.
"Volevo solo dirti che, quando te la sentirai e quando sarai pronto, io sono disposta ad ascoltarti ed a sostenerti, per qualsiasi cosa"
Cercai di sorridere. Lui non mi guardava e la pioggia continuava a scorrere incessante e a riempire i troppi silenzi fra di noi.
"Non mi serve" esclamò, sempre ad occhi bassi. Lo aveva detto veramente?
Sentii qualcosa spezzarsi dentro di me.
"E allora non ti servo io" dissi, ormai piangendo. Lui era impassibile.
"Come vuoi" pronunciò e si voltò.
"Sai una cosa? Aveva ragione Alex" gli urlai dietro. Si girò e camminò arrabbiato verso di me.
Si posizionò a pochi centimetri di distanza dal mio corpo tremante dal freddo.
"E sentiamo, cosa dice Alex?" domandò.
"Che sei indifferente" esclamai a denti stretti e guardandolo fisso negli occhi. Una parte di me voleva ferirlo, come aveva fatto lui con me pochi istanti prima.
"Vuoi saperla tu una cosa?" mi chiese.
Rimasi zitta. Non ero pronta a ricevere un'altra pugnalata in pieno petto.
"Avevi ragione" parlò comunque.
"Riguardo a cosa?"

"Tu non mi conosci affatto." E se ne andò.

Partirò da zero con te - le avventure di Luigina e MattinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora