Capitolo 18

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Inder era stato eliminato. Era sabato ed erano ormai passati due giorni da quando Maria aveva interrotto, per fortuna, la mia chiamata con Gemma e Fra per convocarci alle gradinate, dove ci aveva comunicato che Anna Pettinelli aveva deciso di eliminare il suo allievo. Quest'ultimo allora, non mancando di fare polemica, era andato a prepararsi la valigia e se n'era andato, quasi senza salutare.
"Vai a farti vedere la gola da un dottore!" gli aveva urlato dietro arrabbiata Ash, alla quale non era mai andato del tutto a genio.

Quella mattina mi recai alle prove, insieme ad Alex e Tommy, visto che Flaza aveva ancora la maglia sospesa e, dopo ciò che era successo con Inder, non credevo, e non ci credeva nemmeno lei, che sarebbe rimasta dentro ancora a lungo.
Mi esibii con la mia canzone, accompagnandomi con la chitarra, ma non soddisfai pienamente i vocal coach, già delusi anche dall'interpretazione dei miei compagni sulle cover. Effettivamente, tutti davamo più importanza ai nostri inediti che a quest'ultime, e sbagliavamo di grosso, ma, di questo, me ne sarei accorta solo il giorno dopo.
Sta di fatto che tornai in casetta triste e determinata ad esercitarmi ancora, per correggere la miriade di errori che avevo fatto. Beccai Luigi e gli altri allievi di Rudy che si recavano alle prove generali però, da quanto ero immersa nei miei pensieri, non li notai e, quindi, non li salutai.

Ad un tratto, proprio mentre stavo camminando, mi sentii prendere un braccio e tornai alla realtà, ritrovandomi davanti un preoccupato Luigi.
"Emma, cosa è successo?" mi chiese.
Dovetti fare un enorme sforzo per non scoppiargli a piangere davanti e per rispondere un non troppo convinto "niente". Non volevo dimostrarmi debole davanti a lui.
"Non ci credi nemmeno tu" mi disse.
"Luigi, puoi lasciarmi in pace una santa volta? Ti ho detto che non ho niente! Vai pure da Carola o da chi cavolo vuoi, ma lasciami stare!" urlai, non sapendo nemmeno io il perché.
A volte, direi spesso, quando qualcosa non andava cercavo di allontanare le persone che mi volevano bene, piuttosto di aprirmi con loro. E, se non se ne andavano, le cacciavo via io.
Come in quel caso. Sapevo che era sbagliato, ma io ero fatta così.
Mi pentii di avergli urlato contro all'istante, specialmente quando, dopo avermi guardata quasi come se gli facessi pena, con un misto di rabbia e pietà negli occhi, se n'era andato senza dirmi nulla.

Quando arrivai in casetta, corsi in bagno e scoppiai a piangere. Ci stetti chiusa dentro finché non arrivò Ash che mi obbligò ad uscire e ad affrontare la realtà. Dopotutto, se non volevo fare una figuraccia il giorno successivo, avrei dovuto sistemare la mia cover. Il pomeriggio passò abbastanza velocemente fra accordi di do e accordi di sol e, in pochissimo tempo, arrivò l'ora di cena. Quella sera, Sere e Albe, ormai sempre più vicini, avevano preparato un'invitantissima carbonara. Peccato che fossi troppo triste e sotto stress per permettermi di avere fame e decisi di saltare la cena, cogliendo la scusa per continuare ad esercitarmi.
Mi sedetti sul letto e ripresi a cantare:
"Anche per te vorrei morire ed io morir non so
Anche per te darei qualcosa che non ho
E così, e così, e così
Io resto qui"
Udii la porta della stanza e una voce, la sua voce, unirsi alla mia nel cantare:
"A darle i miei pensieri
A darle quel che ieri
Avrei affidato al vento, cercando di raggiungere chi
Al vento avrebbe detto sì"

Guardai Luigi non capendo cosa ci facesse lì dopo ciò che gli avevo urlato contro quella mattina.
Lui mi guardò e nei suoi occhi non scorsi rabbia o risentimento. Scorsi un'alta cosa, che però non saprei descrivere a parole.
"Mi ha detto Ash che hai deciso di non cenare stasera" ruppe il silenzio lui.
Ash, ovviamente, non era contenta se non si intrometteva nella mia vita. Ma, in fondo, molto in fondo, sapevo che lo faceva sempre per il mio bene.
"Ehm sì, è perché devo ancora esercitarmi tantissimo e quindi non ho tempo per mangiare".
Tralasciai il fatto che ero mega preoccupata che lui si fosse arrabbiato con me, anche se non ne avrebbe avuto tutti i torti.
"Emma, sai che devi mangiare" mi rimproverò lui (a volte mi ricordava veramente mia mamma)
"Adesso vieni di là con me e ti preparo qualcosa"
"Luigi, ti ho detto che non ho tempo!" ribattei io.
"E io ti ho detto che ora vieni di là con me a mangiare!" esclamò quasi minaccioso "E non accetto un no!"
"Ma come faccio con la cover?"
"Ti aiuto io dopo. Ora vieni."

Lo seguii in cucina, ormai deserta visto che tutti si erano ritirati nelle rispettive camerate, dove mi preparò una piadina con la Nutella. Non so perché tutti erano fissati con quella pluricalorica delizia.
"Una piadina con la Nutella per cena? Sai che un nutrizionista ti sparerebbe sul momento?!" esclamai, fingendomi disperata.
"Mochela e mangia!" rispose lui.
Iniziai a mangiare quella prelibatezza, ma non riuscii a gustarmela pienamente, visto che avevo ancora un groppo allo stomaco. Decisi di liberarmene e gli chiesi:
"Non sei arrabbiato con me?"
"No" disse semplicemente. Quel ragazzo mi stupiva: io mi sarei certamente arrabbiata con me stessa se fossi stata in lui!
"Ma come?"
"Perché so che non volevi dire ciò che hai detto"
"E come fai a dirlo?"
"Perché ormai ti conosco"
"Okay"
"Okay" ripeté lui.
"Luigi, non iniziare ora!"
"Okay"
"Luigi!" urlai esasperata.
"Scusami, mi piace troppo darti fastidio"
"Ma grazie"
"Prego, Emmina mia"
Scoppiò a ridere. Ma cosa aveva sempre da ridere quel tipo?
Continuammo così a chiacchierare, a bisticcio come due vecchi coniugi più che altro, come se nulla fosse accaduto finché non terminai la piadina.

"La tua proposta di aiutarmi con la cover era vera, Gigino?"
"Se ti sento chiamarmi ancora una volta così, no" ribatté lui, fingendosi arrabbiato.
Adoravo veramente troppo il nostro rapporto, la nostra sintonia. Riusciva a farmi stare bene e a provocarmi allo stesso tempo, a farmi sentire me stessa. Non sapevo cos'era l'amore ma, in un'altra vita, in una vita senza complicazioni e senza Carola, non avrei esitato a dire che fosse quello che c'era fra di noi.
"Dai, vieni. Prendi la chitarra e andiamo ad esercitarci sulle gradinate, visto che tutti gli altri probabilmente dormono"
Feci come mi aveva detto e lo raggiunsi.
"Eccoti, finalmente, pensavo quasi che una Ash sonnambula ti avesse rapito pensando che fossi Mattia" esclamò ridendo, come suo solito.
"Che scemo, Gigino."
"Me ne sto andando" fece per alzarsi.
"No, ti prego, resta"
Si fermò.
"Sai che sembra la scena di un film romantico?" mi disse.
"Non era assolutamente mia intenzione"
"Seh, credici credici, Emmina" esclamò, risedendosi al mio fianco.
"Ma sei sempre così montato? L'egocentrismo in persona!"
Fece per rispondere, ma lo interruppi, sapendo che se l'avessi lasciato parlare avremmo continuato quella discussione all'infinito e io non sarei riuscita ad esercitarmi.
"Okay, dai. Fammi sentire come sei messa" disse e finalmente iniziammo.

Erano circa le undici di sera quando riuscii a suonare perfettamente la canzone. Feci per urlare dall'entusiasmo ma Luigi mi mise una mano sulla bocca:
"Shhh! Sai che se la svegliassi, Ash ti squarterebbe viva!"
"Vero, hai ragione"
"Comunque brava, in una settimana, quasi in una sera direi, hai imparato tutto ciò che io ho imparato in un mese" disse lui.
"Beh, merito del maestro..." gli sorrisi io. Quando avevo sonno diventavo un attimino più affettiva.
"Modestamente..."
"Veramente, grazie... Non saprei proprio come ringraziarti..."
"Che ne dici di un bacio?"
Forse per l'ora o forse perché mi sembrava troppo surreale ciò che aveva detto, pensai di non aver capito bene ed esclami:
"Ehh? Cosa hai detto?"
"Dammi un bacio"
"Te lo puoi benissimo scordare" dissi io, non sapendo che dire. Avevo la strana tendenza ad evitare ogni sorta di romanticismo nella mia vita, a prescindere da quanto lo volessi, e allora mi allontanai d'istinto da lui.
"Okay" esclamò lui compiendo un passo nella mia direzione "Allora vorrà dire che mi prenderò da solo ciò che mi spetta"

E posò le sue labbra sulle mie.

Partirò da zero con te - le avventure di Luigina e MattinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora